Margherita Dragotto presenta il suo ultimo “figlio” letterario dal titolo: “Favole moderne e ruscelli di poesie”

Per non dimenticare che leggere è “pane” per la nostra mente.

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Il suo libro è stato presentato giorni fa nella sede dell’UCAI a Palermo. Soddisfatta di tale scelta?

“Il mio libro “Favole moderne e “Ruscelli di poesia”  è stato presentato Mercoledì 29 Gennaio 2020 presso la sede dell’UCAI di Palermo, sita nella cripta di San Giorgio dei Genovesi. Molto soddisfatta della scelta perché la vice presidente la marchesa Fulvia Reyes Petrotta è persona molto amabile e  competente”.

Chi sono stati  i protagonisti, oltre lei, del pomeriggio culturale?

“Sono stati  presenti, oltre me, l’attore e regista palermitano Michele Perricone e il musicista e compositore palermitano Gianfranco Gioia. Dieci sono le favole di ampia lettura, edificanti racconti che volano verso un mondo migliore”.

Temi sono diversi. Ci vuole dare qualche esempio?

“Attraverso le dieci favole ho cercato di dipanare con allegorie temi filosofici ed educativi. Ho cercato di descrivere l’antitesi che racchiude la vita: Bene e Male; Giusto e Sbagliato; Vizi e Virtù; Amore e Discordia. Le tematiche, oltre le sopracitate, hanno, altresì, carattere educativo come: curiosità e conoscenza, gioia e dolore, diversità e accettazione, amore e rispetto, emigrazione ed emarginazione, giustizia e legalità, scoperta e delusione…”

Chi sono i personaggi delle sue favole. Si potrebbero incontrare anche lungo la via della nostra via o sono frutto soltanto della sua fantasia?

“I personaggi delle mie favole, talora, sono bambini, a volte entità astratte (Bene e Male) e spesso nascono da esperienze e saperi frutto del mio lavoro di insegnante, ma anche di persona che cerca il senso della vita e soprattutto ha come obiettivo finale: cosa dovremmo insegnare ai giovani? Alcuni dei miei personaggi – bambini si incontrano ovunque, in strada, a casa, a scuola; sono il risultato del mondo che vivo e sperimento e che pertanto osservo per capire, comprendere e quindi conoscere”.

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“Favole moderne e Ruscelli di poesia”, un titolo certamente particolare. Ci vuole spiegare il suo significato recondito?

“Dopo aver riflettuto a lungo, ho compreso che il contenuto era esplicitato nella scelta di oltrepassare i limiti convenzionale del genere letterario; ed ho unito in un unico libro due tipologie testuali apparentemente diverse per forma, sebbene accomunati dall’armonia della parola. Ci si chiederà perché queste due tipologie sono state accorpate. La risposta è semplice, la prosa e i versi seguono solo apparentemente due strade, ma l’anima e la mente che li immortalano sono una; non posso che partorire gemelli eterozigoti; sono stati concepiti contemporaneamente con sembianze diverse. Come potevo quindi aggiungere un Titolo quando ho rotto ogni schema letterario creando una unicità – dualità che racchiude il senso del mio dire ed essere?”.

Pensa che la collaborazione artistica con l’attore Michele Perricone, potrà diventare anche qualcosa di più importante e le favole scritte potranno trasformarsi in commedie?

“Forse? Attualmente, non saprei. Rispondere. Non è semplice scrivere testi teatrali per chi nasce come poetessa o come meglio mi “sento” e talora mi “descrivo cantore di storie”. Ho scritto anchin prosa, ma il teatro ha una sua magia che deve avvolgere lo spettatore e la trama è fondante. È un’impresa ardua, questo è certo”.

Poesie…tanti i poeti perché comprare il suo libro dove si potranno leggere delle poesie. Come possono essere definite e perché sono per lei particolarmente idonee alla lettura o allo studio?

“La poesia si dice, spesso impropriamente che è destinata a pochi eletti; io ritengo, invece, che bisogna educare alla lettura e all’analisi di essa. La poesia è l’anima che pulsa non si deve reprimere ma lasciar scorrere e infatti la sezione delle poesie è un ruscello di emozioni, sensazioni; io ho rotto il velo di Maya e non ho più remore a scrivere in versi.

Alda Merini scrive:

“Io sono certa che nulla più soffocherà la mia rima,

il silenzio l’ho tenuto chiuso per anni nella gola come una trappola da sacrificio,

è quindi venuto il momento di cantare una esequie al passato”.

Le mie poesie sono l’inno, il canto, il silenzio, il rumore dell’esistenza, sono gioia e pena. Credo che le poesie per gli appassionati sono colori che hanno tinte non definite, parole sfuggenti, silenzi rotti, insomma sono un dire senza ratio perché questa è divenuta sua adulatrice e tentatrice; sono inoltre adatte allo studio perché bisogna abituare a sentire il silenzio, a far tacere la parola, a non ascoltare i suoni. Non credo che la poesia si possa acciuffare, si deve studiare”.

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