Lite Sarri-Mancini, quando il calcio passa in secondo piano

L’allenatore del Napoli definisce “frocio e finocchio” il collega, Mancini lo apostrofa come “razzista”. Ma è un problema che sta agli antipodi di una società, quella italiana, ancora immatura nel valutare certi aspettisarri-mancini-1024x576

Napoli – Inter, quarti di finale di Coppa Italia. I nerazzurri vincono, a sorpresa, e accedono alla semifinale grazie al 2-0 finale di stampo slavo firmato Jovetic-Ljajic. A pochi minuti dalla fine però le telecamere inquadrano le due panchine, lasciando intravedere i due allenatori a stretto contatto, quasi a “rischio collisione”. L’arbitro se ne accorge e decide di allontanare entrambi dal campo, spedendoli negli spogliatoi anticipatamente rispetto al triplice fischio finale.

Sarà Roberto Mancini, tecnico dell’Inter, a fare chiarezza sull’accaduto ai microfoni della Rai nell’immediato post partita: “Mi ha dato del finocchio, del frocio, sarei orgoglioso se fosse così… Gente come lui non può stare nel calcio, se no non migliorerà mai. Mi sono alzato a parlare al quarto uomo e mi ha attaccato. Si deve vergognare, il quarto uomo ha sentito tutto e non ha fatto niente“. E ancora: “Negli spogliatoi sono andato a cercarlo e mi ha chiesto scusa ma non deve scusarsi, si deve vergognare. Una persona di 60 anni non può comportarsi così, in Inghilterra non metterebbe più piede su un campo di allenamento”. Niente commenti sulla partita dunque, nonostante la grande impresa dei suoi ragazzi; solo tanto amarezza per il Mancio, rimasto offeso e deluso dalle parole del collega.

Veloce la replica dell’allenatore del Napoli Maurizio Sarri, che poco dopo si è così espresso: “Mi ero innervosito per l’espulsione di Mertens, non ce l’avevo assolutamente con Mancini. Ho visto che si lamentava per i minuti di recupero e mi è scappata una parola, ma sono cose da campo e dovrebbero terminare lì. Io non l’avrei fatta uscire dal campo, però accetto che un’altra persona la pensi diversamente. Mi scuso e più di così non posso fare. Mi sembrava una normale litigata da campo, dove in passato ho sentito e visto di peggio. Mi è sfuggito questo termine, le mie scuse agli omosessuali sono palesi”. Passa poi al contrattacco l’ex tecnico dell’Empoli: “Mancini mi ha detto che sono un vecchio cazzone, mi aspetto venga squalificato anche lui. Ora si tira fuori l’omofobia e cose non belle, è stata la prima cosa che mi è venuta in mente. La prossima volta gli dirò ‘democristiano’, io poi ho amici omosessuali quindi figuriamoci…”.3000

Un tentativo di oscurare l’accaduto? Forse. Resta però l’atto che, ovviamente, ha dato ossigeno al fuoco dei media. C’è chi ritiene eccessivo il comportamento di Mancini che, a detta di molti, avrebbe potuto tenere per sé quelle frasi (come apertamente dichiarato da Nedo Sonetti e da Beppe Accardi), chi invece condanna le frasi di Sarri definendole fuori luogo e inopportune. Emblematica l’uscita del presidente dell’Arcigay di Napoli, secondo cui Sarri “ha una responsabilità enorme nei confronti di chi tutti i giorni è vittima di bullismo” e invitandolo al corteo per l’uguaglianza e le Unioni Civili che si terrà sabato nel capoluogo campano.

La palla adesso pasa a Tosel, a cui sono pervenuti i rapporti degli ufficiali della Procura Federale presenti a bordo campo durante la lite. La squalifica sembra certa, resta solo da stabilirne l’entità. In caso si decida di etichettare le frasi ingiuriose del tecnico toscano come “dichiarazioni lesive” l’allenatore del Napoli potrebbe essere fermato “solo” per un paio di turni mentre, in caso di “frasi discriminatorie”, la squalifica potrebbe essere ampliata a più di due mesi.

La questione che più risalta però è che ancora nel 2016, in un Paese che dovrebbe definirsi civilizzato, c’è ancora chi apostrofa gli omosessuali come “diversi” e “strani”; è questo che deve far riflettere, è questo tipo di pregiudizio che deve necessariamente essere eliminato.

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