“LA PROTESTA E L’AMORE” di Luca Bonaffini. Trent’anni di percorso artistico nel respiro sonoro di Pierangelo Bertoli

Luca Bonaffini, produttore, cantautore, scrittore e regista teatrale. Ha collaborato per ben 20 anni col grande Pierangelo Bertoli, e ha partecipato da poco alla realizzazione di un docufilm con il giornalista RAI e regista Giancarlo Governi, proprio dedicato al grande cantautore scomparso.

Lo scrittore Mario Bonanno gli ha dedicato un libro intervista, che uscirà prestissimo. Un libro che parla dei suoi trent’anni di percorso artistico, e una riedizione dell’omonimo CD intitolato “LA PROTESTA E L’AMORE“, realizzato e cantato con la collaborazione di Claudio Lolli, che ha curato anche la prefazione del libro stesso, appunto per festeggiare il trentennale al Teatro Ariston di Mantova il prossimo 3 dicembre, anche con uno spettacolo. 
Le sue canzoni sono state interpretate anche da Patrizia Bulgari, Flavio Oreglio, Sergio Sgrilli, Fabio Concato, Nek, Bermuda Acoustic Trio, Claudio Lolli e ha scritto testi teatrali insieme a Dario Gay ed Enrico Ruggeri

Ha pubblicato, come cantautore, diversi album aventi un unico filo conduttore, affrontando tematiche impegnate e sociali; ha vinto il Premio Rino Gaetano (1988) “targa critica giornalistica” e il Premio Quipo (1999) al Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza (miglior progetto multimediale); ha partecipato al Festival del Teatro Canzone – Premio Giorgio Gaber (2005) e due volte al Premio Tenco (edizioni 2008 e 2012); è stato nel 2000, insieme all’attore e scrittore Flavio Oreglio, ideatore del “Festival della canzone umoristica” Musicomedians e curatore di rassegne dedicate alla musica d’autore e al teatro canzone.
Nel 2013 ha debuttato come scrittore con il libro ” La notte in cui spuntò la luna dal monte” (edito da PresentArtSì), ispirato al suo incontro con Pierangelo Bertoli.

da sx. Giancarlo Governi, Luca Bonaffini, Lucilla Corioni e Marco Dieci
“Grandi protagonisti” è intitolato il nuovo programma di Rai 3, che è stato proiettato in anteprima durante il Festival della Filosofia a Sassuolo , ed andrà in onda il prossimo dicembre.

La redazione di Globus Magazine lo ha intervistato 

Luca Bonaffini, figlio d’arte, ma nulla a che fare con la musica. Lei ha scelto di fare il cantautore. Cosa l’ha spinta verso questo tipo di arte, essendo cresciuto in mezzo a pennelli e colori?

La musica ha molto a che fare con la mia famiglia. Mio papà aveva una voce tenorile, mia mamma intonatissima e mio fratello maggiore suonava la chitarra. Mio zio, il fratello di mia mamma, era un collezionista di dischi. Avevo il destino segnato...”.

In questo contesto storico, quale pensa sia il suo ruolo come cantautore?

Quello di storicizzare, prima di tutto, il fenomeno cantautorale che, come ben sa, si affermò nel dopoguerra e proseguì fino alla prima metà degli anni ’80. Poi, se ci sta e se il pubblico (l’orecchio pubblico) lo richiede, provare a continuare a mettere insieme il passato (ciò che i cantautori ci hanno lasciato) con il presente. Insomma, una vecchio modo di scrivere, con temi attuali“.

Cosa rappresenta per lei la scrittura…e, se crede ci sia differenza, che cosa invece, la canzone d’autore?

Scrivere libri significa usare tante parole e, quindi, poter dire tantissime cose in molti modi. In tre/quattro minuti, invece, una canzone può dire solo alcune cose. Sono due strumenti differenti che si compensano“.

Vorrei sapere quale dei brani che ha scritto nei suoi 30 anni di carriera, pensa che  rappresenti di più il Bonaffini come persona nell’espressione del pensiero?

Il ponte dei maniscalchi”  mi rappresenta molto. Io faccio parte del Novecento. Sono nato nel 1962, in piena Guerra Fredda e boom economico. Ho visto un ponte edificarsi tra due secoli e tra due millenni. Anch’io faccio parte di quel progetto. Magari per unire culture, accorciare distanze e far comunicare i “differenti“.

Il suo incontro con Pierangelo Bertoli, il più significativo, ma anche una scelta coraggiosa quella di abbracciare un tipo di canzone di protesta  e soprattutto di denuncia sociale, abbracciando un tema così scomodo. Ne ha pagato anche lei il prezzo in qualche modo di riflesso al suo maestro e poi collaboratore Pierangelo Bertoli? 

Certamente sì. Bertoli non era un pop singer, anche se capacissimo di scrivere canzoni di successo. Con lui ho sposato un genere, un tipo di canzone che sapevo benissimo avrebbe dato fastidio a qualcuno. Magari a chi ama i testi di Mogol…“.

Altre collaborazioni importanti, come quelle con Claudio Lolli, Gianni Mocchetti, Flavio Oreglio, Enrico Ruggeri e Marco Dieci, per citarne alcune. In cosa si sono differenziate tra loro, visto che lei ha spaziato dalla canzone alla direzione artistica e regia teatrale, dalla scrittura alla produzione…e cosa la appassiona di più tra queste arti?.

Ogni progetto, per me, è come un film. Mi piace scriverlo, girarlo e mostrarlo. Quindi io ragiono per parentesi felici che, prima o poi, si devono chiudere. Ogni artista o produttore, è un mondo. Una realtà creativa unica. Io amo l’unicità e quindi sfidarla, cercando di fondere la mia personalità con quella degli altri. Quando riesce, è fantastico. Esce una collaborazione straordinaria. Nel caso di Bertoli, Lolli e Oreglio è stata anche molto produttiva…“.

Presto vedremo in onda su Rai3 un docufilm dedicato interamente a Pierangelo Bertoli, al quale anche lei ha partecipato attivamente alla realizzazione, rievocando ricordi, pensieri ed aneddoti vissuti durante i quasi 20 anni di collaborazione intensa. Cosa ha significato per lei, riuscire finalmente a portare il suo ricordo lì…dove era sempre stato difficile?

Non ho fatto differenze. Quello che ho sempre raccontato pubblicamente di “noi”, ha trovato (finalmente) un momento di consacrazione pubblica. Tra l’altro, Giancarlo Governi è un grande giornalista e, oltre a saper fare il suo lavoro, ha la capacità di dare sempre un significato umano ai suoi “ritratti” e “personaggi“.

“LA PROTESTA E L’AMORE” un libro, un cd. Mario Bonanno, giornalista e scrittore illustre di cantautori ha voluto dedicarle un libro-intervista. Da dove nasce la scintilla?

Da Mario, inconsapevolmente. Lui mi ha stimolato, fin dal 2012, a non “dimenticarmi di me”. Quando è venuta fuori questa occasione, grazie a Dario Bellini (editore di Gilgamesh), ho pensato di chiedergli un supporto. E Mario Bonanno, oltre che essere una firma giornalistica, è anche una garanzia per noi cantautori. Infatti sono felicissimo del risultato. Il cd è un regalo. In omaggio, abbiamo “regalato” la ristampa originale de “Il ponte dei maniscalchi” e una prefazione del “nostro” Claudio Lolli”

Anche lei pensa che “LA MUSICA E’ FINITA?”

Finché ci sarà una voce al mondo e un orecchio disposto ad ascoltarla, la musica non morirà mai. Secondo me è in esilio, una rifugiata politica in attesa di ritorno. Ma prima o poi, questo rumoroso silenzio finirà…“.

Cosa succederà il 3 dicembre al Teatro Ariston a Mantova?

Un concerto in piena regola, con un Bonaffini armato di voce e chitarra. Lì, al suo (quindi al mio) fianco, ci sarà Bellini (l’editore) a intervistarmi e a commentare qualche immagine rubata al passato che mi riguarda. Mi fa effetto rivedermi 22enne, pieno di capelli e tanta giovinezza preoccupata, su quello stesso palcoscenico che oggi mi ha riscoperto semicalvo, grassoccio, acciaccato ma sereno. La vita è ancora lì, dove non l’ho mai lasciata. Su quel ponte che mi sta portando al 2016…“. 

I commenti sono chiusi.

a Cognita Design production
Torna in alto