La Divina Commedia in movimento: l’interpretazione coreografica del Maestro Ernesto Forni

Dal 7 al 14 maggio, Catania è stata pervasa da un’energia vibrante grazie alla quarta edizione del FIC Festival, acronimo di Focolaio di Infezione Creativa. L’evento ha offerto una straordinaria serie di eventi e spettacoli di danza, che hanno coinvolto il pubblico in una vivace celebrazione artistica. La direzione artistica del festival è stata affidata a Roberto Zappalà, fondatore della rinomata Compagnia Zappalà Danza, in collaborazione con Scenario Pubblico.

Durante questa eccezionale settimana, Catania si è trasformata in un palcoscenico dinamico, dove l’espressione corporea e la creatività hanno preso vita attraverso la danza. Gli spettacoli, accuratamente curati e selezionati, hanno offerto una varietà di stili e approcci coreografici, spaziando dal contemporaneo al classico, dal moderno a quello sperimentale. Ogni giorno, il pubblico ha avuto l’opportunità di immergersi in una moltitudine di performance mozzafiato, realizzate da compagnie di danza provenienti da tutto il mondo. L’atmosfera vibrante e coinvolgente ha reso l’esperienza unica, trasportando gli spettatori in un viaggio emozionante attraverso movimenti eleganti, ritmi incalzanti e storytelling visivo. Il FIC Festival ha rappresentato una preziosa opportunità per gli artisti locali e internazionali di esprimere la propria arte e di condividere la loro visione con un vasto pubblico. La sinergia tra la Compagnia Zappalà Danza, Scenario Pubblico e gli artisti partecipanti ha creato un ambiente fertile per l’innovazione e la scoperta artistica.

L’evento ha dimostrato il potere della danza nel trasmettere emozioni e idee, creando connessioni profonde tra gli artisti e il pubblico. Il FIC Festival ha contribuito a consolidare la reputazione di Catania come una delle città italiane più importanti per la danza contemporanea, stimolando la crescita culturale e artistica della comunità locale. Grazie alla magia della danza e all’energia contagiosa dell’evento, il FIC Festival ha lasciato un’impronta indelebile nella memoria di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di partecipare a questa straordinaria celebrazione dell’arte del movimento. La quarta edizione del FIC Festival a Catania è stata un’esplosione di creatività artistica che ha coinvolto la città e la società attraverso la danza contemporanea. L’obiettivo principale era quello di “infettare” la comunità con un linguaggio giovanile e fresco, creando un connubio tra giovani danzatori e professionisti. Durante il festival, le esperienze di entrambi sono state messe in gioco e condivise.

Il 12 maggio, abbiamo avuto il privilegio di partecipare alla videoproiezione di #700Dante, un cortometraggio ideato da Arturo Cannistrà con adattamenti musicali di Francesco Germini, per celebrare il 700esimo anniversario della nascita di Dante Alighieri (2021). Lo spettacolo è stato straordinario e ci ha lasciato senza parole. Dopo la proiezione, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare il talentuoso coreografo Ernesto Forni, che ha dato vita a questa meravigliosa performance. La sua passione per la danza e la sua visione creativa hanno reso #700Dante un’esperienza indimenticabile. Durante l’intervista, Forni ha condiviso la sua ispirazione dietro il progetto e come ha lavorato con il team per portare in vita la magia di Dante attraverso la danza. È stato affascinante sentire dal Maestro Forni come la danza possa essere un mezzo potente per interpretare e trasmettere le emozioni e le idee di un grande poeta come Dante Alighieri. La sua dedizione e il suo impegno nel creare qualcosa di unico e significativo sono stati evidenti in ogni movimento e gesto dei danzatori. Il FIC Festival, con le sue performance coinvolgenti e la collaborazione tra artisti emergenti e professionisti affermati, ha dimostrato il potere dell’arte di unire le persone e di creare un dialogo tra diverse generazioni. È stata un’esperienza che ha nutrito la nostra anima e ha lasciato una profonda impressione su di noi. Il festival ha rappresentato un momento di crescita e di scoperta per la comunità artistica locale e ha offerto un’opportunità unica per esplorare nuove forme di espressione attraverso la danza. Siamo grati di aver avuto l’opportunità di partecipare a questa esperienza straordinaria e di essere stati testimoni della straordinaria creatività che anima la scena artistica di Catania.

Breve presentazione della Sua carriera professionale e del lavoro nella Compagnia Zappalà Danza.

La mia collaborazione con la Compagnia Zappalà Danza nasce nel lontano 1988, allora la compagnia si chiamava Balletto di Sicilia e tutti i componenti della compagnia eravamo di formazione classica e con gli anni, attraverso le sperimentazioni in sala, il lavoro collaborativo, e le idee del coreografo Zappalà, lo stile andò via via prendendo delle nuove linee coreografiche, quindi, anche, cambiò linguaggio tante volte. Oggi la compagnia si chiama Zappalà Danza e la mia collaborazione si è interrotta come danzatore nel 2002 e continua a persistere come Maitre de ballet.

A quale età ha iniziato ad appassionarsi alla danza?

Io ho iniziato ad appassionarmi alla danza all’età di 16 anni, prima facevo arti marziali e passare alla danza fu veramente fisicamente traumatico, però l’avevo talmente desiderio di entrare in questo mondo che comunque abbandonai le arti marziali e iniziai a fare danza, talaltro, anche, stimolato dall’attrazione verso una ragazza che comunque così mi convinse a poter provare.

Quali sono le sfide che ha incontrato nel corso della Sua carriera di ballerino e come Le ha superate?

Io credo che un danzatore sia sempre in sfida con se stesso perché è sempre messo lì davanti allo specchio a misurare tutto ciò che, comunque, vada rasente un po’ alla perfezione, quindi al di fuori, poi, della geometria legata allo studio della danza classica, la danza contemporanea, le sfide che mi ha fornito sono state sfide di crescita  soprattutto di crescita sotto il profilo non solo tecnico, ma, soprattutto, culturale. La danza classica è stata  veramente una grande complice, quindi sfide positive.

Come sceglie la colonna sonora per le Sue coreografie? Quali sono i fattori che La influenzano nella scelta della musica?

La scelta della colonna sonora per i lavori coreografici o ti viene commissionata direttamente dal committente, ma, se la scelta dovesse dipendere solo da me, io sono molto affascinato dagli archi, quindi, sceglierei senza dubbio delle musiche dove ci siano delle grandi armonie con degli archi e poi i fattori che influenzano la scelta sono senz’altro dei fattori emotivi, fattori che si avvicinano, soprattutto, alla creazione di progetti sociali.

Qual è stata la Sua performance preferita e perché?

La mia performance preferita, quando danzavo, è stata una produzione della Compagnia Zappalà Danza, il berretto a sonagli, dove agli inizi esordivo restando appeso  a tre metri e mezzo dal palcoscenico in una corda ed esordivo il mio ingresso in scena. Era proprio in quel contesto lì. Mentre,come coreografo, la mia produzione preferita si chiama Lebanon, che ho portato in scena nel 2013 e parla del disagio delle donne islamiche.

Come ha deciso di creare una coreografia ispirata alla Divina Commedia?

L’opera della Divina Commedia ha ispirato tantissimi coreografi, sia italiani che internazionali, con il fine di portare lo stesso lavoro in un palcoscenico. Arturo Cannistrà, invece, in occasione del settecentesimo anniversario della morte del sommo poeta, mi chiese di realizzare un cortometraggio utilizzando, ovviamente, le aree più suggestive che io potessi ritenere più suggestive per l’ambientazione delle cantiche e, quindi, si è pensato di creare non delle coreografie e delle parti danzate vere e proprie, ma il creare un connubio, una connessione con gli ambienti che potessero diventare palcoscenici naturali.

Quali sono state le difficoltà principali nell’adattare un’opera letteraria così complessa in una performance di danza?

In realtà, non ho incontrato tante difficoltà nel dovere adattare un’opera letteraria così complessa in una performance di danza, anche, perché l’opera letteraria io l’ho letta, l’ho riletta e l’ho lasciata un po’ lì e, quindi, ho “mentalizzato” una mia versione della divina commedia cercando di creare un percorso e un filo logico attraverso le ambientazioni.

Quali sono stati gli elementi visivi e di costumi che ha utilizzato per rappresentare le diverse parti della Divina Commedia?

Gli elementi visivi io li ho figurati, li ho immaginati attraverso due anime erranti che si incontrano, decidono e sentono, soprattutto, di fare lo stesso percorso sia di vita che interiore e guardandosi negli occhi, con una certa complicità, con un certo supporto dove questo percorso che fanno, non solo un percorso di vita, ma anche interiore. Per quanto riguarda l’uso dei costumi non mi sono avvalso di costumi storici che potessero avere una connessione con il lavoro vero e proprio della divina commedia.

Quali sono stati i temi principali che ha cercato di trasmettere attraverso la coreografia ispirata alla Divina Commedia?

I temi principali che io ho cercato di tramettere attraverso la mia gestualità così come dicevo nella domanda precedente io ho visto nella mia immaginazione due anime erranti che fanno un percorso di vita dove incontrano ostacoli, errori, soddisfazioni, successi e insuccessi, però fanno un percorso comune, hanno deciso di migliorarsi, quindi, in qualche modo, non restano condannati  a scontare un qualcosa che secondo me, attraverso un percorso di ricostituzione, può essere senza dubbio migliorato e, quindi, ho cercato di trasmettere questo genere di valori che ci si può migliorare attraverso un percorso, bisogna crederci, bisogna andare avanti.

Come ha gestito il rapporto tra le parole di Dante e la Sua interpretazione artistica?

La gestione del rapporto tra le prove di Dante e la mia interpretazione artistica è stata molto marginale, anche, perché sin dall’inizio, quando mi si propose di realizzare questo cortometraggio, le mie idee erano ben chiare, però ho avuto bisogno di attingere, dal punto di vista letterario, per avere un input, una spinta per portare avanti la mia visione, il mio progetto mentale che sin dall’inizio era ben chiaro.

Quali sono stati i commenti e le reazioni più interessanti che hai ricevuto dal pubblico dopo la presentazione del videodanza?

I commenti e le reazioni sono state tante, svariate, anche, negative perché comunque hanno fatto in modo di riflettere su determinati passaggi, ma il commento più bello che mi ha gratificato tantissimo, visto e considerato che ero alla mia prima esperienza come regista, è quello che mi è stato detto da una critica al Parma Music Film Festival, mi ha detto che avevo un occhio attento, sopraffino e che, comunque, quello che volevo dimostrare era stato dimostrato largamente, anche, perché, poi, durante la conferenza stampa, prima del cortometraggio, ho risposto a questa domanda facendo una presentazione dicendo qual era il mio intento nel rappresentare il mio cortometraggio, quindi ho avuto delle ottime gratificazioni al Parma Music Film Festival da lì trampolino di lancio per il Sine Danza Amsterdam presentato da questa grandissima piattaforma mondiale dove il cortometraggio si è fermato al decimo posto su 110 cortometraggi che concorrevano in quell’occasione.

Quali sono state le sfide principali nell’allestire una performance di danza basata sulla Divina Commedia per un mezzo visivo come il video?

Le sfide nell’allestire una performance di danza basata su un’opera così bella così complessa sono state tantissime, poi, dopo, mentalmente mi sono dovuto estrapolare per non cadere nel didascalico, allora, ho creato delle figurazioni, delle installazioni coreografiche che andassero un po’ oltre quello che era la dinamica  di danza  costruita precedentemente in sala e adattata in questi palcoscenici difficili, quindi, anche quello è una sfida, ma naturali.

Ci saranno nei Suoi progetti futuri altre coreografie ispirate a opere letterarie o tematiche simili?

Avevo già iniziato un altro  progetto coreografico ispirato a opere letterarie, Angelica e Orlando, dall’Orlando Furioso, con la storia di questi due personaggi che ho iniziato e ho interrotto perché, poi, ho lavorato ad altri progetti commissionati e, quindi, molto probabilmente non è escluso che lo riprenderò.

Quali sono stati gli aspetti più gratificanti del creare una performance di danza ispirata alla Divina Commedia? Gli aspetti più gratificanti del creare una performance ispirata alla divina commedia, oltre al linguaggio della danza contemporanea, la soddisfazione più grande e più gratificante è stata quella di portare fuori dalla Sicilia e far conoscere le realtà al mondo perché partecipando a una vetrina come il Sine danza abbiamo fatto conoscere al mondo dei posti incantevoli della nostra terra, della nostra isola, quindi, quello è stato un aspetto forse più gratificante.

Quanto lavoro c’è e quali professionisti vengono coinvolti per realizzare un videodanza o uno spettacolo dal vivo?

Per realizzare un videodanza, che è comunque differisce per me da uno spettacolo  dal vivo, le difficoltà sono, veramente, tantissime e, comunque, quando si realizza un cortometraggio, un video c’è tutto uno staff tecnico pazzesco, io bene o male ho fatto quasi tutto da me. Ho avuto una gande collaborazione dai miei due danzatori  Alessandro Pennisi e Paola Tosto, poi, ho avuto una grande mano d’aiuto per l’aspetto fotografico, Anna Consoli, si è occupata del book fotografico del cortometraggio. Io, ovviamente, ho incontrato tutte le difficoltà che vengono bene o male spalmate all’interno di uno staff, quindi le riprese, aspettare i momenti ideali di luce  e fare l’alba oppure riprendere all’imbrunire perché, comunque, una certa parete rocciosa la mattina aveva una luce e il pomeriggio ne aveva un’altra, quindidovevo in qualche modo seguire una mia visione, anche, immaginaria e allora lì, ovviamente,  non facendo solo il regista, ma facendo l’operatore, facendo, poi, l’aspetto del montaggio, lì, ovviamente, il lavoro si è quintuplicato per la mia persona.

Nel video si evidenziano movimenti di “attorcigliamento del corpo”, in particolare le mani e i piedi. Uno spettatore come può interpretare questi movimenti?

L’evidenziare un certo tipo di movimento, soprattutto nel set del paradiso, credo che Lei alluda a quello, fa parte di uno stile coreografico di un linguaggio, che io ho denominato essenzial language, è un movimento essenziale dove il danzatore racconta una storia e, intanto, però, la cosa principale è che ha un confronto con il proprio stesso corpo creando dei punti di osservazione attraverso quel tipo di movimento, quindi, molto probabilmente sul video vengono poco evidenziati, che sono assolutamente sposati con l’ambientazione, quindi, l’interpretazione del pubblico la lascio in maniera molto libera e non voglio completamente condizionare, fanno parte di un’estetica, a mio parere, di movimento.

Ci sono, già, progetti futuri? Quali?

Sì, sto già lavorando a un progetto futuro, è già scritto, è già confezionato perfettamente idealizzato, è un progetto che verrà messo in scena il prossimo 25 novembre 2024, è un progetto che parla sulla tutela della donna contro la violenza istituzionale, quindi per adesso, non posso dire altro, posso solamente invitarvi in teatro a vedere questo spettacolo, che porta dentro un qualcosa che un po’ tutti dovremmo sapere in maniera più approfondita.

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