IV^ edizione ‘Etna in giallo’

Lo scrittore palermitano Santo Piazzese protagonista dell’incontro “I segreti del giallo”

Approdato alla stesura di libri gialli o noir  da una passione intensa per la lettura fin da bambino, lo scrittore palermitano Santo Piazzese, ex ricercatore universitario nel settore della biologia molecolare, è stato il protagonista dell’incontro I segreti dei gialli, svoltosi nella piazza Vittorio Emanuele di Nicolosi, per la quarta edizione di Etna in giallo, promossa dal comune etneo, a cura del giornalista Salvo Fallica, che ha moderato gli interventi. Hanno partecipato, oltre a Piazzese, il sindaco Nino Borzì, che ha aperto la serata e i docenti universitari Agatino Cariola, di diritto costituzionale e lo storico Luciano Granozzi, delegato del rettore per la comunicazione. Presenti, tra il numeroso pubblico, il nuovo assessore alla Cultura, Stefania Laudani, il Presidente del consiglio comunale di Paternò e diversi giornalisti, tra i quali Maria Torrisi.

Affascinato dalla letteratura americana del ‘900, tra le penne di Raymond Chandler , Van Dine oltre che del belga Simenon,  di Tolstoj e  dell’immancabile Sciascia, Piazzese si definisce uno scrittore “per caso”, come il ruolo di detective per caso affibbiato al protagonista principale di tre dei suoi libri e di alcuni racconti. Proprio da uno di questi ultimi, pubblicato nel ’99, scaturisce l’ultimo lavoro, edito da Sellerio a Ottobre del 2013, dal titolo “Blues di mezz’autunno”, che non si configura come un romanzo giallo perché non ne ha la tensione sufficiente, sottolinea l’autore; evidenziando l’abilità dell’editrice nell’evitare la concomitanza con altre produzioni. Il protagonista Lorenzo La Marca, già nei precedenti gialli dello scrittore, si muove intorno a tre luoghi che costruiscono il libro, nella disamina di Granozzi: c’è Erice sfumata nella nebbia, dove La marca si trova in un workshop del centro Majorana ricreando il campus dell’ambiente universitario; c’è il peschereccio della Santa Ninfa, dove la mente rievoca  il giovane laureando che faceva le sue ricerche per la tesi di laurea esaminando certi pesci; e c’è il luogo immaginario dell’isola della Spada dei Turchi nel quadro fantasioso di un romanzo di mare, a partire da Palermo, in una geografia mediterranea del giallo che prescinde dalla sicilianità.  Piazzese appare a Granozzi un grande affabulatore che sciorina un mosaico descrittivo dei personaggi,  trasmettendo un senso di generazione che  consente al lettore di familiarizzare con i gusti anche cinematografici e le letture dell’autore. Non da meno l’aspetto dell’ironia critica non necessariamente voluta, è stato posto in evidenza da Fallica, che distacca lo scrittore dal pessimismo di Sciascia e dallo stile di Camilleri grazie all’autonomia anche linguistica dei suoi romanzi.Secondo il giornalista la dimensione originale di Piazzese è quella di raccontare Palermo in una dimensione analitica senza l’aspetto localistico, facendo muovere il protagonista tra la bellezza dell’ambiente, nonché architettonica e paesaggistica, al di là di qualsiasi autobiografismo;e nell’ottica camilleriana che la letteratura, lungi da una dimensione sacrale, deve essere animata dalla vita. E a proposito del suo ibrido tra italiano e siciliano, anche Piazzese sperimenta un’autonomia di linguaggio, come ha rilevato il prof. Cariola, citando l’ esempio di Manzoni, Verga o Gadda. Tra i sapori di pane e panelle, della cucina popolare di Palermo, o di strada, il protagonista appare al docente  come il palermitano tipico, dai cui stereotipi l’autore  fuoriesce con l’esigenza di quella libertà espressiva che lo accomuna  ai grandi pittori e scultori della storia dell’arte. Anche Michelangelo, infatti, nella Pietà del duomo di  Firenze con quattro personaggi, si afferma con la libertà dell’immaginifico  che deroga dai canoni rinascimentali. Piazzese ha poi sottolineato l’aspetto autobiografico inerente alla psicologia di Lorenzo La Marca,  collimando diversi aspetti tra sé e il protagonista come l’interazione con le persone e l’ambiente, e gli stessi gusti letterari e musicali. “C’è molto jazz nel mio libro”, ha detto, specificando che a differenza di La Marca lui ascolta molta  musica classica. Ed evita accuratamente qualsiasi messaggio didascalico, come da certa letteratura che definisce mediocre. Nei suoi romanzi c’è la percezione personale della realtà, con getti istintivi e una velocità di ideazione che si traduce facilmente sul computer e non su carta e penna. Per scrivere un giallo, afferma, non ci sono segreti, ma tanta capacità, citando il doppio decalogo di Van Dine e  lo scrittore Chandler, dove una regola è quella di non ricorrere mai al soprannaturale per risolvere un caso. E dichiara che il suo sogno sarebbequello di scrivere seduto al tavolo di un caffè di Istanbul, sul Bosforo.

Anna Rita Fontana

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