La mostra è stata dedicata all’Anno Internazionale della Luce e celebrativa del sessantesimo compleanno al Centro Siciliano di Fisica Nucleare e Struttura della Materia
«Dopo nove intensissimi giorni PHOSforeSCIENZA ha chiuso i battenti». Commenta così il professore Sebastiano Albergo, direttore Centro Siciliano di Fisica Nucleare e Struttura della Materia, la conclusione della mostra che si è tenuta alla ciminiere per celebrare anche a Catania l’Anno Internazionale della Luce.
«Grazie agli oratori: Lucio Rossi, Francesco Priolo, Alessandro Farini e Marco Pallavicini – continua Albergo – che hanno arricchito il nostro evento con seminari pubblici davvero unici. Grazie agli enti partner, Università di Catania, INFN Sezione di Catania e LNS, CNR Matis, Piano Lauree Scientifiche Fisica e grazie alla Città Metropolitana di Catania per averci ospitato nei locali de “Le Ciminiere“. Grazie a quanti, amici e colleghi, si sono adoperati e sacrificati per aiutare e sostenere questa iniziativa».
«Ma grazie soprattutto alle migliaia di visitatori che sono venuti a trovarci da varie parti della Sicilia e che ci hanno regalato grandi emozioni rendendo significativo il lavoro e i sacrifici fatti per mettere su questa mostra che si conclude con un successo ben oltre le aspettative iniziali. Buon sessantesimo compleanno al Centro Siciliano di Fisica Nucleare e Struttura della Materia», conclude Albergo.
Un evento che ha consentito ai tantissimi visitatori di scoprire il ruolo fondamentale che la luce ricopre in tutte le branche della Fisica. Organizzato dal Centro Siciliano di Fisica Nucleare e Struttura della Materia, in occasione del sessantesimo anniversario della sua fondazione, in collaborazione con CNR-Matis, INFN Sezione di Catania e INFN LNS, Università di Catania, Piano Lauree Scientifiche e Città Metropolitana di Catania.
PHOSforeSCIENZA ha offerto ai visitatori un percorso organizzato in 15 stazioni espositive suddivise in tre sezioni: Luce e Materia, Astrofisica, Nuclei e Particelle. Strumenti antichi e moderni, applicazioni multimediali e interattive hanno accompagnato i visitatori lungo questo affascinante percorso.
Ma anche gli eventi di contorno sono stati di altissimo interesse scientifico a partire dalla proiezione del film “La particella di Dio” che racconta la storia di LHC (Large Hadron Collider, l’acceleratore di particelle del CERN di Ginevra) dall’accensione nel 2008 fino alla scoperta del Bosone di Higgs nel 2012. Protagonisti del film sono alcuni dei fisici che hanno contribuito al progetto, tra cui Fabiola Gianotti, Direttore generale del CERN dal prossimo gennaio.
Entusiasmanti i seminari pubblici che hanno visto una grandissima partecipazione di pubblico, spesso limitata dalla capienza dell’auditorium.
Lucio Rossi (CERN – Ginevra) ha parlato degli acceleratori di particelle che con i loro rivelatori sono dei giganteschi microscopi che illuminano i segreti della materia, permettendo di vedere particelle come il bosone di Higgs. Il Large Hadron Collider del CERN ha un programma per aumentare la sua luminosità per spingere ancora più in là le frontiere della conoscenza. Ma la corsa per vedere di più, generando una luce ancor più fine, non si arresta e già si parla della prossima macchina da 100 km che potrebbe costituire il prossimo passo di questa avventura appassionante verso i segreti dell’universo.
Francesco Priolo (Università di Catania) ha illustrato la nascita della fotonica, la scienza che studia il controllo della luce, le relazioni con le nanotecnologie, le origini di entrambi questi importanti campi di ricerca e l’impatto per la società. La nascita delle nanotecnologie viene fatta risalire alla famosa lezione di Feynman del 1959 “There is plenty of room at the bottom” tenuta al meeting dell’American Physical Society. La fotonica nasce invece col concetto di quanto di luce e ha le sue radici nelle ricerche pionieristiche di Planck, sul corpo nero, e di Einstein sull’effetto fotoelettrico.
Alessandro Farini (Istituto Nazionale di Ottica – Firenze) ha parlato dell’interessantissimo connubio tra Luce e Arte precisando che è impossibile separare la nostra visione dalla luce, ciononostante il rapporto tra luce, visione e percezione non è ancora oggi completamente chiarito. Possiamo vedere un oggetto perché la luce colpisce l’oggetto, l’oggetto riflette alcune lunghezze d’onda e parte della radiazione elettromagnetica può raggiungere la nostra retina, ma gran parte del processo di visione avviene nel nostro cervello, il più complesso ed elaborato di tutti i rivelatori.
Marco Pallavicini (Università e INFN – Genova) ha parlato de “I nuovi occhi per guardare il cielo”: dopo millenni passati a guardare il cielo solo con la luce visibile a occhio nudo, oggi possiamo osservare l’Universo con molti occhi nuovi. Il seminario ha condotto la platea lungo l’affascinante percorso che i nuovi occhi ci mostrano: dal centro delle stelle, dal cuore delle galassie alle più remote regioni dello spazio e del tempo.