Gli eSports: quando lo sport supera ogni barriera

Sebbene possa sembrare un fenomeno controverso e sconosciuto, nel 2020 ha generato quasi un miliardo di incassi e raggiunto circa cinquecento milioni di spettatori.

Se vi chiedessero di riportare alla mente un evento sportivo che segnò gli anni ’80, la maggior parte di voi ricorderebbe la vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio dell’82, il 3-1 contro la Germania, e i 90 mila spettatori dello stadio a intonare cori e a tifare la propria squadra.

Eppure, due anni prima, un altro evento importantissimo aveva avuto luogo, un evento che avrebbe segnato l’inizio di qualcosa di nuovo, un fenomeno che oggi conta milioni di spettatori e montepremi miliardari: nel 1980 si tenne il primo torneo ufficiale videoludico, lo Space Invaders Tournament, che vide l’adesione di circa 10.000 giocatori.

Un torneo di videogiochi.. Chi avrebbe mai pensato che sarebbe stato possibile? Centinaia, a volte anche migliaia di persone erano lì, già tra gli anni ’80 e ’90, pronte a mettersi in gioco e vincere montepremi esorbitanti.
Insomma, dal 1980 in poi ebbero luogo moltissimi tornei di eSport, alcuni furono protagonisti di un grande successo, altri meno, ma anche in quei casi c’era sempre qualcuno disposto a partecipare a dire “siamo qui e gli esport sono reali”.

Gli esports, conosciuti anche come gaming competitivo, sono una forma di competizione elettronica organizzata che avviene tramite e grazie ai videogiochi. Il prefisso “e” sta per “electronic” e sottolinea il carattere digitale di questo nuovo fenomeno. Gli esports coinvolgono videogiocatori professionisti, semiprofessionisti o amatoriali che si affrontano, come individui o come parte di una squadra, al fine di superare la concorrenza degli avversari. Gli esports sono un fenomeno inclusivo, accessibile a tutti, indipendentemente dal genere, dalla razza o dall’abilità fisica di ciascun individuo.

Negli ultimi anni gli esports si sono sempre più evoluti affermandosi come fenomeno internazionale tramite l’organizzazione di campionati e tornei, aumentando vertiginosamente il numero dei fan.

In origine, le competizioni erano per lo più amatoriali e i montepremi in palio per i campioni erano solo di poche migliaia di euro. Oggi, invece, parliamo di un’industria ben strutturata che genera milioni e milioni di euro; si prevede possa generarne miliardi negli anni a venire. Anche in Italia l’avvio di questo settore si è visto negli anni ’80 ma, causa burocrazia, mancanza di sponsorizzazioni importanti, linee internet inadeguate e una cultura non adatta, gli eSport non hanno ancora raggiunto i livelli che troviamo all’estero.  Nel 2014, finalmente, qualcosa è accaduto in quanto Giochi Elettronici Competitivi, settore sportivo di ASI, ente riconosciuto dal CONI, ha iniziato ad occuparsi di creare una regolamentazione nel settore, supportando le nascenti ASD, Associazioni Sportive Dilettantistiche. Di recente, sono anche nate addirittura delle scuole di formazione per i ruoli di arbitri, allenatori, analisti e commentatori di eSport.

Nel 2017, a seguito della crescita esponenziale degli eSport nel mondo, si inizia a considerare la possibilità di vedere competizioni eSport come evento da medaglia per i Giochi Olimpici di Parigi del 2024.

Qui in Italia non abbiamo una cultura del gaming come in Corea, Cina o nei paesi nordici europei. In questi paesi si sono fortemente radicate delle tradizioni legate a giochi da PC che nel tempo si sono evolute fino a diventare parte integrante della loro cultura. Noi non possiamo dire lo stesso della nostra cultura fino a quando il videogiocare sarà sempre visto solamente in funzione di un bambino che gioca. Non mancano al giorno d’oggi di certo le opportunità, come non mancano in Italia giocatori talentuosi in grado di mettersi in vista nel panorama internazionale degli esports.

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