GIUSEPPE TORNATORE …e la magia della sala cinematografica. TaoFilmFest 2013

Il regista italiano (6 David di Donatello e Premio Oscar, Nuovo Cinema Paradiso” (1988), “Baaria” (2009), “La migliore offerta“), ospite dell’Hotel Diodoro, ha incontrato i giovani ragazzi appartenenti al Campus e molti altri appassionati.  Globus Magazine lo ha incontrato.

Si respira l’aria del grande evento all’interno della sala che ha fatto da scenario all’incontro con Giuseppe Tornatore. L’Hotel Diodoro sicuramente si presterebbe a fare da scenario anche ad uno dei prossimi film del regista, ma per il momento si accontenta del ruolo di elegante fondale per una gremito incontro,  incastonato all’interno del Taormina Film Fest edizione 2013, presente l’avv. Ninni Panzera, anima di Tao Arte.

Ascoltare il M° Tornatore raccontare dei propri esordi, piuttosto che della genesi dell’ultimo film ha sempre un che di spirituale. Sarà il suo modo di porsi, sarà che il suo modo di parlare, ha sempre un che di ascetico, vero è che ci si ritrova ad ascoltare come in una sorta di bolla di sapone dalla quale ci si rifiuta di uscire. Purtroppo, però, alla fine la campanella suona sempre e ti riporta alla realtà, ma quale realtà?

Si può definire reale il poter calpestare il suolo di una perla come Taormina in una splendida domenica di giugno? E’ reale avere il pregio di potersi affacciare su un mare stupendo con un panorama che toglie il fiato? Non so se tutto ciò è tangibile se non nell’uso dei sensi, ma penso che sia meglio non avere risposta e mantenere viva una parte della bolla.

L’intervista:

Maestro attendevo questo incontro perché ho molto amato il suo ultimo film “La migliore offerta” e la prima domanda che mi sono posta e che le giro è stata: perché proprio un battitore d’asta come protagonista?

Mi piaceva l’idea della figura del battitore d asta, spesso sfiorata nel cinema, ma mai focalizzata perché rappresenta colui che può decidere il valore delle cose, il suo compito è proprio questo, le persone offrono, ma sino a quando non ci si avvicina al valore reale dell’oggetto, il battitore non vende. Una figura, pertanto, molto interessante”.

 Il protagonista, Virgil, subisce un mutamento umano e psicologico che culmina alla fine del film …perché ha deciso di raccontare questo percorso psicologico?

Volevo raccontare la storia di quest’uomo che non sa amare, un uomo che ha paura, ma soprattutto repulsione per gli altri al punto che non riesce neanche a toccare un’altra persona. Gli accadimenti del film lo porteranno a essere una persona completamente diversa, addirittura simpatica, cosa che non è all’inizio. In molti alla fine del film lo pensano come un perdente, ma per me non è così, anzi lo vedo come un vincente. A caro prezzo impara ad amare e per amare ‘impara’ a sporcarsi le mani. Una delle cose che più mi eccitava di questa storia era partire da un personaggio sconveniente, per certi aspetti anche sgradito, per poi giungere a una metamorfosi che alla fine consegnasse una persona differente, con la quale poter vivere un profondo rapporto di empatia, ma non pietoso. Il Virgil Oldman che vediamo alla fine, come dicevo prima, in realtà è un vincente perché ha scoperto qualcosa che non conosceva, ha imparato ad amare. Sì, è stato raggirato, ma ha imparato la cosa più importante e più bella del mondo. A me piaceva questa trasformazione e, allo stesso tempo, ero attratto dalla sfida, difficile, di raccontarla tutta dal suo punto di vista”.

 Come si arriva alla sceneggiatura de “La migliore offerta”?

Nell’84 scrissi un soggetto su una ragazza agorafobica, mi piaceva il personaggio, però la storia non mi convinceva. In seguito ne scrissi una su un battitore d’aste, anche in quel caso mi piaceva il protagonista, ma non la storia. Un giorno ho deciso di far interagire i due personaggi e sono arrivato a questa terza storia che poi è diventato ‘La migliore offerta’”.

Spesso i suoi personaggi sono stati affascinati dalle immagini penso a “Nuovo cinema paradiso” piuttosto che a “L’uomo delle stelle”, in modo diverso questo si ripropone in “La migliore offerta” dove il protagonista è sopraffatto dalla potenza dei dipinti che colleziona in modo ossessivo….

…è vero anche se non è stata una scelta voluta, piuttosto che calcolata, come dicevo le premesse iniziali erano differenti. Può darsi che in un angolo del mio inconscio questa idea abbia una sua esistenza, che però non si è palesata in modo consapevole”.

 Questo film possiamo definirlo come una grande dichiarazione d’amore verso il cinema? Il protagonista impara a vivere attraverso una grande finzione…..

È una bella interpretazione e non del tutto fuori luogo, ma anche in questo caso non è una cosa voluta. E’ vero che Virgil riesce a mettersi in contatto col mondo solo attraverso una complicata finzione, però è anche vero, che io non l’ho pensato, forse questo film è molto più complesso di quanto pensassi ed anche questo non lo sapevo …incomincio a pensare di non averlo girato io”. (ride di gusto n.d.r.).

Maestro la fruizione dei film è cambiata, siamo passati dall’esclusiva della sala a streaming, al cellulare, qual è il suo pensiero in proposito?

Sicuramente la sala cinematografica non è più il centro fondamentale per poter gustare un film, credo però che la magia di una sala dove si crea un empatia fondamentale tra persone sconosciute che vedono lo stesso film, ridono piuttosto che piangere, allo stesso momento sia un’emozione, che internet o altri mezzi non possono dare. Oggi hai il vantaggio di poter rivedere il film in un qualsiasi momento della giornata, prima bisognava aspettare che la televisione lo riproponesse, abbiamo un rapporto verticale, ma la magia della sala cinematografica non è riproducibile in altro luogo”.
 

 

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