Fratel Biagio Conte, Eremita-Pellegrino dei nostri giorni

Malato e paralizzato per una grave patologia spinale dopo un pellegrinaggio a Lourdes ritorna a camminare. Biagio Conte, il missionario laico che si autodefinisce un eremita pellegrino al servizio dei poveri, vuole testimoniare Cristo peregrinando con una Croce in spalla. Biagio Conte Davanti alla Chiesetta dell'Eremo di monte Scalpello

      La diaconia verso i poveri: la testimonianza profetica di Fratel Biagio Conte 

Il missionario laico Biagio Conte ospite presso l’Eremo di Monte Scalpello, ultima propaggine dei monti Erei al confine tra le provincie di Enna e di Catania. Fratel Biagio ha già scelto questo luogo per pregare in solitudine varie volte ed è stato sempre accolto con affetto dal Comitato di laici che si occupa dell’Eremo, dal parroco di Catenanuova padre Nicola Ilardo e da padre Pietro Mannuca parroco di Raddusa e reggente della chiesetta che si trova sul monte.

Biagio Conte inizia giovanissimo a lavorare nell’impresa di famiglia a Palermo, ma a causa di una profonda crisi spirituale decide di allontanarsi da essa e vivere come un eremita ritirandosi nelle montagne dell’entroterra.

Noi lo abbiamo intervistato.

Quanti anni aveva e cosa lo ha spinto ad andare via di casa? 
“Avevo 26 anni quando ho lasciato la mia casa, era il 5 maggio del 1990. Questa società mi ha ferito, era indifferente a tutto, vedevo un divario enorme tra poveri e chi stava bene, i ricchi. Allora mi sono trovato a un bivio, o mi arricchivo di più continuando la mia vita nell’impresa di mio padre o lasciavo tutto, ma il buon Dio mia ha aiutato nel mio discernimento. Per me è stata una grande fatica lasciare una vita di agi e divertimenti per seguire la strada che mi veniva indicata dal Signore, ma l’ho ascoltato e da Lui non ho avuto altro che risposte positive per il mio operato”.

MSCMissione, Speranza e Carità, il motto di fratel Biagio Conte, un uomo del nostro tempo che invece di seguire il percorso di una vita a cui la famiglia e la società lo indirizzavano fa una scelta inusuale e forte: lui sceglie di abbracciare Cristo e la sua croce e di esserne testimone come ultimo tra gli ultimi.

A volte l’individuo si chiude e, non accettando la società, affronta il disagio che essa gli provoca in svariati modi, spesso anche estremi, qual è stato l’input che lo ha portato a fare la sua scelta e andare oltre il disagio? 
“Mi ero chiuso, ho avuto una forte depressione, però Dio mi ha scosso e ha sconvolto tutta la visione della mia vita. Il mio momento forte è stato una sera quando, trovandomi a tavola con i miei genitori, attraverso il televisore, mi passano davanti le immagini dei bambini del terzo mondo che soffrivano la fame, allora ho sentito un groppo in gola e mi sono chiuso in camera. Dopo una notte tormentata ho sentito chiaramente la voce di Dio che mi diceva: “Una società che lascia indietro i più deboli non può essere una società giusta, prima o poi si sfalderà“. Non è stato facile per me, abituato a tutte le comodità della società borghese di Palermo ma ho lasciato tutto e sono partito”.

Fratel Biagio, dopo aver preso questa decisione, va a cercare i poveri, i reietti, gli abbandonati dal piano del mondo e li fa suoi fratelli con una parola buona e con l’accoglienza. Grazie alla concessione da parte del Comune di Palermo di case abbandonate, fonda la “Missione Speranza e Carità” che attualmente ospita circa 1000 persone sole e indigenti.

Come ha risposto la società alla sua scelta?
“Tutti mi hanno abbandonato quando ti vuoi impegnare per aiutare il prossimo sei ridicolo. Siamo moderni, tecnologici, è stato difficilissimo fare accettare la mia scelta a parenti e amici, tutti mi hanno deriso e rifiutato, tranne Gesù. E’ grazie a lui che sono ancora qua, se non fosse per la forza che mi dà non ci starei neanche un secondo. Lui mi ha dato un compito: aiutare i poveri. La mia missione è a Palermo, in questa terra. La Missione Speranza e Carità dà assistenza a tutti gli uomini, di qualsiasi razza e religione il nostro aiuto va all’essere umano, il nostro compito è dare speranza”.

Biagio Conte sul monteInchiodato per anni su una sedia a rotelle a causa di alcune vertebre schiacciate che, provocandogli forti dolori alla schiena gli impedivano anche di muoversi, dopo un pellegrinaggio a Lourdes ritorna a camminare.

Ci racconta che per lui è stata una grazia inaspettata che ha ricevuto da Dio per mezzo della madre Maria. “Non ero mai andato al Santuario di Lourdes, un viaggio che è stato possibile grazie al treno bianco dell’Unitalsi. Subito dopo essermi immerso nella piscina ho avvertito come un fuoco dentro che mi ha permesso di tornare non solo a camminare, ma anche a correre. Dopo il bagno – continua – non ho sentito più il bisogno della sedia a rotelle”.

CroceBiagio Conte, che si autodefinisce un eremita pellegrino al servizio dei poveri, vuole testimoniare Cristo anche fuori Palermo e, dopo la sua miracolosa guarigione, inizia il suo peregrinare a piedi e con una croce in spalla. Gira tutte le regioni italiane e incontra gente di tutte le religioni e le etnie e da tutti è aiutato e sostenuto.

Cosa lo spinge a prendere la Croce e partire senza una meta?
“E’ il buon Dio e questa croce che mi indirizzano e mi guidano, ogni mia azione è un progetto che viene dall’alto, quando lui mi chiama lo sento, lo attendo e poi parto e non sono mai stato deluso da questa croce e dalle persone che, grazie ad essa, mi hanno aiutato e accolto”biagio_croce1_N

Ha una attenzione particolare anche per i giovani e spesso va in mezzo a loro a portare la sua testimonianza di fede.

Ai giovani che vivono lontano dai valori umani e cristiani vuole lanciare un messaggio?
“Giovani, voi siete il futuro e la speranza, voi dovete migliorare il mondo; avete una grande forza, potete veramente fare tanto per la nostra società. Io ci credo veramente! Ma anche noi adulti abbiamo delle responsabilità, noi dobbiamo stare vicino ai giovani, se loro sbagliano a volte è anche colpa nostra. 
Noi abbiamo il dovere di consegnare loro un mondo migliore e più veritiero”.

 

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