Fomitopsis iberica: scoperta peloritana

Recente ed interessante ritrovamento avvenuto sui Monti Peloritani, in prossimità della città di Messina, correttamente determinata quale Fomitopsis iberica Panorama-Bosco

Premessa

L’elenco delle numerose specie fungine censite nel territorio boschivo messinese si arricchisce, a seguito di un recente ed interessante ritrovamento avvenuto sui Monti Peloritani, in prossimità della città di Messina, di una nuova entità che sottoposta ad accertamenti di natura macro e microscopica è stata correttamente determinata quale Fomitopsis iberica, specie fungina a crescita lignicola inserita nel gruppo informale dei Polipori, ritenuta, dalla letteratura micologica, almeno fino a qualche anno fa, specie molto rara (1) [Bernicchia A., 2005].

Denominazione informale riferita ad un raggruppamento di comodo estremamente eterogeneo e polifiletico (quando le specie inserite nel gruppo non discendono da un unico antenato) che ospita specie fungine caratterizzate da imenoforo a tubuli non asportabile dalla carne soprastante con la quale forma un insieme strettamente omogeneo. I pori, a seconda delle varie specie, possono essere di forma regolare, arrotondata o irregolare e più o meno allungata. Nel gruppo trovano posto tanto basidiomi privi di gambo (sessili) quanto muniti di gambo (stipitati) che, in tal caso, può essere posizionato centralmente o lateralmente [Boccardo F. e altri, 2008; Miceli A., 2018].

GENERE FOMITOPSIS P. KARST. 1881

Al genere, la cui specie tipo è Fomitopsis pinicola Swartz, appartengono funghi lignicoli che, nella conformazione morfologica generale, sono simili alle specie fungine appartenenti al genere Fomesda cui ne derivano la denominazione (Fomitopsis = simile al Fomes), caratterizzati da crescita lignicola annuale (quando la crescita dura una sola stagione ed il ciclo vitale si esaurisce a conclusione del periodo di accrescimento) o pluriennale (quando l’accrescimento si protrae per più anni consecutivi aggiungendo, anno dopo anno, nuovi strati di crescita su quelli già esistenti), raggiungendo, a volte, anche dimensioni notevoli ed imponenti. Si presentano a forma di mensola, di zoccolo o dimidiati (a forma semicircolare) sessili (privi di gambo) a volte singola ma generalmente in più esemplari sovrapposti uno all’altro (imbricati). La superficie sterile, posizionata nella zona superiore dei singoli esemplari, si presenta liscia o solcata e caratterizzata da zonature di varie colorazioni che spaziano dal bruno al rosso-rossastro, all’azzurro, al giallo ocra con sfumature più o meno intense, con consistenza legnosa e coriacea. La superficie fertile, posizionata nella parte inferiore del carpoforo, è caratterizzata da tubuli e pori tra di loro concolori e con varie colorazioni che vanno dal bianco-biancastro al rosa più o meno carico o tendenti all’ocraceo. Fruttificano indifferentemente su conifere e latifoglie in vita o morte ed in fase di decomposizione, assumendo, inizialmente, la conformazione di funghi parassiti, agenti di carie bruna (2) e, successivamente, dopo la morte dell’albero ospite, la conformazione di funghi saprofiti.

Il sistema ifale (3) varia, a seconda delle singole specie fungine, da dimitico a trimitico ed è caratterizzato dalla presenza di ife generatrici (4), scheletriche (5) e connettive (6) ialine (quando si presentano incolore ed assumono un aspetto più o meno trasparente tendenzialmente simile alla trasparenza del vetro) con presenza di giunti a fibbia (7) nelle sole ife generative. Spore lisce, ialine con forma cilindrico-subglobosa.

Fomitopsis iberica Melo & Ryvarden

Boll. Soc. broteriana, 2a série 62: 228 (1989)

Accentazione: Fomitópsis ibérica

Basionimo: Fomitopsis iberica

Posizione sistematica:

Divisione Basidiomycota, classe Agaricomycetes, ordine Polyporales, famiglia Fomitopsidaceae, genere Fomitopsis.

Etimologia: Fomitopsis da Fomes con riferimento al genere fungino Fomes e dal greco òpsis = somiglianza, quindi simile ad un Fomes per la somiglianza con tale genere. Iberica con riferimento alla Penisola Iberica, luogo del suo primo ritrovamento.

Principali sinonimi: Pilatoporus ibericus (Melo & Ryvarden) Kotl. & Pouzar, (1993).

Descrizione macroscopica:

Basidioma a crescita annuale, privo di gambo (sessile), a forma semicircolare (dimidiato), di piccole dimensioni e crescita a volte singola ma generalmente in numerosi esemplari sovrapposti uno sull’altro (imbricati), di consistenza inizialmente carnoso-fibrosa poi, verso la maturazione, suberoso-legnosa. Parassita-saprofita su numerose colture arboree, agente di carie bruna. (2)

Superficie sterile rugosa, con piccole protuberanze e zonature, vellutata e leggermente tomentosa, poi liscia. Inizialmente di colore bianco-biancastro-cremaceo poi, verso la maturazione, tendente a scurire verso tinte ocraceo o bruno chiaro. Il margine si presenta ampio, arrotondato, a volte ondulato, di colore bruno-grigiastro o ocra scuro.

Superficie fertile a tubuli monostratificati di colore bianco crema tendenti all’ocraceo con pori piccoli, con forma più o meno circolare ma tendenti ad allungarsi, concolori ai tubuli. A volte secerne piccole goccioline acquose rilevabili negli esemplari in fase di maturazione.

Contesto fibroso, tendente ad assumere, verso la maturazione, consistenza suberoso-legnosa, leggermente zonato di colore bianco-biancastro. Odore intenso.

Gambo: assente. Basidiocarpi sessili.

Descrizione microscopica

Presenta un sistema ifale trimitrico costituito da ife generatrici ialine con giunti a fibbia; ife connettive ialine, con andamento tortuoso e molto ramificato; ife scheletriche ialine o leggermente giallastre con andamento rettilineo o leggermente sinuoso. Spore ialine con presenza di guttule lisce, da cilindriche a fusiforme.

Habitat: indifferentemente su conifere e latifoglie. Inizialmente ritenuta specie molto rara è stata oggetto, nel tempo, di diversi ritrovamenti nel territorio italiano sempre più frequenti associata a numerose colture arboree appartenenti a diversi generi quali, ad esempio: Fagus (Faggio), Pinus(Pino), Quercus (Quercia), Betula (Betulla), Abies (Abete), Corylus (Nocciolo), Cytrus (Cedro).

Curiosità tassonomiche

Fu descritta, per la prima volta, nel 1989 a seguito di primi ritrovamenti nella penisola Iberica seguiti da altri in Portogallo, Francia, Italia e Austria e ritenuta specie molto rara e legata a colture arboree appartenenti al genere Quercus e Pinus. Successivamente vengono segnalate diverse ulteriori raccolte nella Repubblica Ceca, in Slovacchia, Romania ed Iran in associazione a specie arboree appartenenti al genere Carpinus (Carpino) e Fraxinus (Frassino) [Vampola P., 1996]. Lo studio delle nuove raccolte evidenzia che si tratta di basidiocarpi a crescita annuale con contesto bianco-biancastro e superficie sterile liscia e priva di incrostazioni. Tali elementi, unitamente ad altri di carattere microscopico, vengono considerati fondanti per rimodularne la posizione sistematica nel genere Pilatoporus Kotlaba e Pouzar 1990 con l’epiteto di Pilatoporus ibericus (Melo & Ryvarden) Kotl. & Pouzar (1993) visto che il genere Fomitopsis P. Karst. 1881 è piuttosto eterogeneo ospitando specie sia a crescita annuale sia a crescita pluriennale [Vampola P., 1996]. Il nuovo epiteto, alla data attuale, viene considerato sinonimo nomenclaturale.

Commestibilità: NON commestibile, legnoso.

Caratteri differenziali

Facilmente riconoscibile per la crescita lignicola di numerosi esemplari semicircolari in forma sovrapposta; per la consistenza gommosa; per l’odore intenso, per la superficie superiore di colore bianco-biancastro; per la superficie poroide caratterizzata da pori piccoli.

Specie simili

Le specie che maggiormente si avvicinano alle caratteristiche morfo cromatiche ed appartenenti allo stesso genere sono F. palustris, F. nivosa, F. meliae, tutte specie americane [Bernicchia A., 2005].

Ritrovamento attuale

Data del ritrovamento: 13 giugno 2020;

Ritrovatore: Carmelo Di Vincenzo (socio del Centro di Cultura Micologica – Messina);

Luogo del ritrovamento: Piano Rama, Colli San Rizzo, comune di Messina;

Habitat: bosco misto naturalizzato prevalentemente formato da Quercus ilex, Quercus pubescens e Pinus pinea e in misura minore da Quercus suber, Acacia melanoxylon e Arbutus unedo. L’Erica arborea costituisce il sottobosco.

Substrato: ceppaia morta di Pino domestico (Pinus pinea).

La stazione di rinvenimento si trova a quota 400 m. slm, coordinate geografiche: N. 38° 13’ 7.456”; E. 15° 30’ 59.0328”, presenta esposizione ad Est.

Il complesso boscato in menzione fu impiantato negli anni cinquanta del secolo scorso dal Corpo Forestale, utilizzando allo scopo solo conifere, nello specifico Pinus pinea, quale essenza pioniere. La conifera messa a dimora, negli anni, ha svolto in modo eccellente il proprio compito creando le condizioni ottimali per l’insediamento naturale di specie indigene più esigenti quali le specie quercine ed altre latifoglie ivi presenti.

Per la motivazione sopra riportata il complesso boscato in esame tecnicamente è definito bosco misto naturalizzato in quanto inizialmente bosco artificiale di conifere con successivo, graduale e spontaneo insediamento, nel tempo, delle latifoglie indigene che hanno formato il soprassuolo boschivo tipico dell’ambiente mediterraneo in sostituzione della conifera.

Descrizione del ritrovamento

L’esemplare oggetto di ritrovamento, di consistenza fibrosa, ha colonizzato l’intera circonferenza di una piccola ceppaia morta di Pino domestico, sviluppando sporofori dimitiati ed embriciati delle dimensioni medie di cm. 4,25 (profondità) x 6, 83 (larghezza) di colore bianco crema con evidenti tonalità ocracee. Superficie sterile tomentosa, rugosa, lievemente zonata. Imenoforo a tubuli e pori, con colore alla parte superiore del basidioma, i tubuli si presentano monostratificati e i pori rotondeggianti. Carne di colore bianco candito, non manifesta alcun viraggio alla rottura. Sporata bianca. Basidiospore di forma cilindracea, lisce, ialine, guttulate, dimensioni:

(5.7) 6.1 – 8 (9) x (1.8) 2.1 – 2.8 (3.1);

Me = 6.9 x 2.5;

Q = (2) 2.4 – 3.4 (3.9);

Qe = 2.8;

Spore misurate n° 30;

Basidi tetrasporici clavati, cistidi imeniali ialini e fusiformi.

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Ritenuta, un tempo, specie molto rara e rinvenuta solo in alcune nazioni europee. Oggi, anche in Italia, viene ritrovata con una certa frequenza associata a diverse colture arboree quali, ad esempio: Nocciolo, Faggio, Betulla, Abete bianco, Cedro dell’Himalaya, Pino, Quercia. In ogni caso, in considerazione della incostante fruttificazione che avviene, anche nello stesso areale, dopo molti anni ad intervalli irregolari, viene sempre considerata specie rara.

  1. Carie Bruna, o Carie cubica, si manifesta quando il fungo parassita che attacca la specie arborea utilizza, per il suo nutrimento, esclusivamente la cellulosa che deteriorandosi perde di consistenza assumendo un colore più scuro, tendente al bruno-brunastro fessurandosi, al contempo, in piccole zone a forma di parallelepipedo o di cubo derivandone, per tali motivi, la denominazione di carie bruna o carie cubica. Tra le specie fungine più comuni agenti di carie bruna ricordiamo: Laetiporus sulphureus, Piptoporus betulinus, Phaeolus schweinitzii,Fomitopsis pinicola, Fomitopsis iberica…..[Goidànich G., 1975; AMINT, sito web].
  2. Sistema Ifale, termine micologico con il quale si identifica l’insieme delle ife che costituisco il corpo fruttifero fungino. A seconda della tipologia di ife presenti nel carpoforo, in linea essenziale, evitando di approfondire l’argomento, può essere: Monomitico, quando è costituito solamente da ife generative; Dimitico quando è costituito da ife generative e da ife scheletriche; Trimitico quando è costituito da ife generative, ife scheletriche e ife connettive.
  3. Ife generative, presenti in tutte le specie fungine hanno capacità di generare le altre tipologie di ife.
  4. Ife scheletriche, dette anche ife di sostegno, hanno la funzione di sostenere, come fossero una ossatura interna, l’intero corpo fruttifero durante la fase di formazione e di sviluppo. Non sempre sono presenti nel carpoforo.
  5. Ife connettive, con funzione di connessione, tengono insieme tra di loro le vare formazioni ifali presenti nel fungo formando una ramificazione più o meno notevole con andamento tortuoso. Come le ife scheletriche non sempre sono presenti nel corpo fungino.
  6. Giunti a fibbia, particolare forma di congiunzione tra due ife contigue che presentano un ingrossamento più o meno globoso in corrispondenza del punto di congiunzione.
  7. Sinonimo Nomenclaturale, detto anche sinonimo obbligatorio o omotipico, quando si riferisce alla stessa specie fungina ovvero allo stesso “tipo”, cioè l’esemplare su cui l’autore ha effettuato la descrizione della specie. Viene indicato con il simbolo “≡” (triplo uguale).

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Foto: Carmelo Di Vincenzo, Angelo Miceli

Microscopia: Carmelo Di Vincenzo

Bibliografia

  • Bernicchia Annarosa, 2005: Polyporaceae s.l.. Edizioni Candusso, Alassio (SV). I
  • Bernicchia Annarosa, Sergio Pérez Gorjón, 2020: Polypores of the Mediterranean Region. Romar Edizioni,Segrate Milano. I
  • Boccardo Fabrizio, Traverso Mido, Vizzini Alfredo, Zotti Mirca, 2008: Funghi d’Italia. Zanichelli, Bologna (ristampa 2013). I
  • Goidànich Gabriele, 1975: Manuale di patologia vegetale. Vol. II,. Edizioni Agricole, Bologna. I
  • Melo I., Ryvarden L., 1989: Fomitopsis iberica Melo et Ryvarden sp. nov. – Boletim da Sociedade Broteriana. serie 2a, 62: 227-230.
  • Miceli Angelo, 2018: Inonotus hispidus. Passione Funghi & Tartufi. Novembre 2018 n. 88: 40 – 43. Erredi Grafiche Editoriali, Genova. I – Consultabile anche in “ADSeT/Momenti Culturali/Angelo Miceli” (https://www.adset.it/articoli/angelo-miceli/536-inonotus-hispidus-bull-p-karst-1879)
  • Vampola Petr, 1996: New localities of Pilatoporus ibericus in Europe and Asia. Czech Mycology

Sitografia

  • Acta Plantarum (ultima consultazione, giugno 2020)

Etimologia dei nomi botanici e micologici e corretta accentazione.

https://www.actaplantarum.org/etimologia/etimologia.php

https://www.naturamediterraneo.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=117808

DI ANGELO MICELI E CARMELO DI VINCENZO

CENTRO DI CULTURA MICOLOGICA – MESSINA

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