“Ruppert Everett a Taormina racconta quanto è difficile essere gay a Hollywood”.
“Per una ‘frocia vecchia’ è più facile lavorare”. Così in perfetto italiano Rupert Everett spiega, proprio lui, gay dichiarato, il rapporto difficile con Hollywood e il mondo del cinema. “Per un ‘gay vecchio’ è meglio lavorare“, e aggiunge: “quando non sei più giovane non devi essere impegnato in scene sensuali. Casomai prendi una scopa vecchia e ti metti a fare la strega“.
L’attore pieno di spirito e intelligenza parla di Italia, ruoli, cinema e del suo progetto su una biopic su Oscar Wilde dal titolo “Happy Prince” in cui l’attore debutterà alla regia. “Ma – continua “per i gay le cose non vanno meglio di prima: come credo accada anche in Italia dove ci sono omosessuali nel calcio, al cinema e in tv ma non si dice troppo“.
Un’ Hollywood conservatrice, dunque, per Everett. Al contrario della tv, che oggi negli Usa è più liberale. “Il business non è ancora pronto – spiega l’attore. – La liberalizzazione ha portato ancora più puritanesimo. A volte poi non sono tanto gli Studios, ma i gruppi che sono dietro di loro che sono molto a destra, ma quando gli Studios capiranno che con i gay si possono fare soldi sicuramente cambieranno atteggiamento. E poi – aggiunge con ironia- oggi noi gay abbiamo come concorrenza anche gli attori etero. Tutti voglio fare gli omosessuali, ma non vale il contrario“.
E la condanna, per lui arrivava puntuale anche per i ruoli: “alla fine tutti mi affidavano il ruolo del miglior amico gay dopo il successo de “Il matrimonio del mio miglior amico”. Credo che lo stesso ruolo stanchi il pubblico come te che lo fai e così quando mi hanno offerto una parte ne “Il diavolo veste Prada”, ho detto un secco no“.
Progetti futuri? Un film su Oscar Wilde (‘Happy Prince’) che farà da regista con un cast composto da Colin Firth, Emily Watson e Tom Wilkinson: “voglio raccontare – spiega – la storia di questo uomo affascinante, per me quasi un santo, ovvero la storia del suo esilio quando esce di prigione e comincia a girare il mondo e va anche a Napoli. Voglio fare un film europeo perché, a differenza di molti inglesi, io mi sento tale. Girato tra Inghilterra, Francia ed Italia, avrà i dialoghi nelle tre lingue. Ci ho messo 12 anni a progettare questo lavoro ma ora sembra che ce l’abbiamo fatta. Ma il mio Oscar Wilde sarà come un vagabondo. Un uomo che alla fine si riduce in miseria, diventa sdentato, un personaggio non letterario ma che assomiglia più ad una rockstar“.
Ricorda poi il film con Francesco Rosi, ovvero “Cronaca di una morte annunciata”: “sul set c’era Ornella Muti e mia madre che mi aveva raggiunto mi aveva detto: ‘perché non la sposi?’. Era la donna più bella del mondo. E poi c’era sul set Gian Maria Volontè, il più grande attore italiano che abbia mai incontrato“.