Le discariche a cielo aperto stanno soffocando la città etnea. E’ in corso una vera e propria emergenza ambientale causata dagli Rsu, rifiuti solidi urbani.
Piazza di Via Scandurra, San Giuseppe La Rena, Viale Kennedy, Via di Villa Flaminia, Via Nuovalucello, Via dei Salesiani, Zona Industriale, San Giovanni Galermo, cos’hanno in comune queste aree del catanese? Si tratta di zone interamente disseminate da vere e proprie discariche a cielo aperto. Agli angoli della strade, sui marciapiedi e su terreni, apparentemente abbandonati, vengono scaricati rifiuti di ogni tipo: plastica, copertoni di ruote, mobili, ma anche rifiuti pericolosi come lastre rotte di amianto ed eternit.
Testimonianze e segnalazioni di cittadini hanno puntato i riflettori su due zone particolarmente colpite da questa piaga ambientale: la Zona Industriale della città etnea e via Adone a San Giovanni Galermo. In entrambe le aree vi è un paesaggio dominato da rifiuti solidi urbani che vanno ad intaccare l’immagine della città. Ogni sorta di scarto viene incivilmente gettato sul territorio senza tenere conto delle conseguenze per l’ambiente e per la salute dell’uomo. In particolare lungo la via Adone di San Giovanni Galermo è stata segnalata la presenza di lastre di eternit in prossimità delle abitazioni. Situazione che ha messo in allarme più di 700 famiglie residenti in questa zona del catanese. Ma torniamo a quella che dovrebbe essere l’area di punta di una città, nonché la sua anima: la Zona Industriale. Le discariche a cielo aperto sono ormai parte integrante di questa porzione di territorio, fungendo da richiamo per branchi di cani randagi.
Risultato di ciò è il ritratto di una città in balìa di molte carenze, che provocano danni non indifferenti all’economia. Vista la situazione i cittadini si pongono molte domande su quale possa essere la causa di un problema così evidente che riguarda non solo il catanese, ma tutta la Sicilia. Secondo i dati raccolti dall’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale, il 90% della produzione di RSU in Sicilia, i rifiuti solidi urbani, è destinata all’indifferenziata, mentre solo il restante 10% viene sottoposto a processi di differenziazione e riciclo. Si tratta di una classe di rifiuti che comprende scarti provenienti da abitazioni e locali, dalla pulitura delle strade, da rifiuti vegetali e da attività cimiteriali.
Ciò che accade esattamente in Sicilia è un’infruttuosa ridistribuzione dei rifiuti da un sito a un altro. Le discariche che hanno rischiato di causare una vera e propria emergenza sanitaria sono state chiuse e i rifiuti che appartenevano a questi siti vengono trasferiti presso altri impianti. Il risultato è una sovrabbondanza di scarti urbani sul groppone dei pochi siti dei smaltimento rimasti, che fanno fatica a gestire la grande mole di RSU. E’ quasi come se si cercasse di nascondere la polvere sotto il tappeto, una linea d’intervento che non può essere ritenuta la soluzione più adatta per contrastare l’emergenza, ma un tamponamento poco efficace.
Una delle conseguenze di questa situazione sono proprio le discariche abusive a cielo aperto lasciate in mano all’incertezza e al silenzio. Oggi, ciò che risulta evidente da questo allarmante contesto, è un eccesso di rifiuti senza dimora, conseguenza di forti mancanze impiantistiche della regione. Una nota positiva riguarda i comuni di Bellolampo, Castellana Sicula, Trapani, Ragusa e Catania che sembrano essersi messi al lavoro per la realizzazione di nuovi impianti. Un piccolo passo in avanti che fa sperare ad uno sblocco repentino della situazione che deve avvenire attraverso il potenziamento della differenziata in Sicilia e la costruzione di siti adatti alle esigenze odierne. Ormai non si può più aspettare ed è necessario prendere pienamente coscienza della gravità della situazione.