Catania, circo e teatro secondo Lazzaro Danzuso

Presentato sabato 6 dicembre il nuovo libro del giornalista

Un circo, dove l’Etna, “tigre di fuoco scalpitante” è il tendone naturale e dove il ‘liotro’ (l’elefante simbolo di Catania), è pesante come il catanese. Questa è Catania per Giuseppe Lazzaro Danzuso. O almeno così la descrive nel libro “Gran Circo Catania, Guida improbabile a una città incredibile“, Carthago edizioni, € 15,00, pp.

Una testimonianza che proviene da una fonte attendibile e affidabile come il giornalista, che ha vissuto lo spirito di Catania in prima persona e conosce la città con i suoi volti. Circo, ma anche ‘cerchio’, in cui i personaggi si incontrano e si scontano di volta in volta.

Il libro è stato presentato sabato 6 dicembre a Palazzo della Cultura in presenza del sindaco di Catania, Enzo Bianco, dell’assessore ai Saperi e alla Bellezza condivisa, Orazio Licandro, dei giornalisti Carmelita Celi e Antonello Piraneo e dell’editore Giuseppe Pennisi. A moderare Dora Marchese.

Ma il vero Deus ex machina della serata è Gino Astorina (uno dei maggiori esponenti della comicità in salsa catanese e componente del gruppo cabarettistico catanese Il Gatto blu, n.d.r.), che ha letto alcuni passi del libro tra le risate di tutti.

Un elettroencefalogramma della città – definisce il libro il capocronista del quotidiano ‘La Sicilia’, Antonello Piraneo -. Ci sono cose belle, brutte, tragicomiche. La speranza è che nel futuro la “spirtizza” tipica dei catanesi si declini nel desiderio di fare sempre più cose belle’.

Carmelita Celi, critico di spettacolo, definisce il libro ‘Una guida attendibile e seria che completa lo sguardo su Catania mostrando il lato burlesque della città.Catania – continua la giornalista – è come il Natale per Charles Dickens: o si ama o si odia. Il libro è un’ecografia della città, in cui il ladro e ‘spetto’ e i catanesi si identificano col liotro: pesante come la pietra lavica’.

Gran Circo Catania – per Orazio Licandro –  è un piccolo Zibaldone della città, con eventi, aneddoti, storia, persone, folklore e luoghi. Un mix esplosivo di antropologia e mitologia, tra presente e passato. I fatti sono costruiti come un episodio onirico in cui la realtà si mischia con la fantasia. C’è anche la politica, la ‘vecchia’ DC, i comunisti, il disastro economico e finanziario. C’è Sant’Agata e il sincretismo tra le invocazioni alla patrona e i tifi calcistici’.

Per il sindaco Enzo Bianco ‘la Catania di Lazzaro Danzuso è diversificata, eclettica e contrastante e dal testo emerge un aspetto del catanese che condivido: il catanese è grande e eccessivo in tutto ciò che fa, è contrastante come l’alternanza del bianco e del nero architettonicamente, o come l’agrodolce della nostra cucinaCatania è un circo per l’autore. Ma per me è un teatro naturale e il catanese è quasi sempre teatrante perché possiede creatività, trasformando in recita qualunque evento. Anni fa andai con Andrea Camilleri a visitare la pescheria di Catania, agli archi della Marina: i pescivendoli improvvisarono allora una scenetta esilarante. Il libro – continua il primo cittadino – trasuda senza ritegno di grande amore per Catania e così Lazzaro Danzuso si fa perdonare alcuni aspetti e episodi che possono irritare, come quello del parcheggiatore abusivo: il catanese è, infatti, anarchico, cioè non riconosce il potere, o lo riconosce quando vuole lui’.

L’invito del sindaco è di acquistare il libro: ‘L’autore – aggiunge – ha scelto di devolvere il ricavato a una buona causa’. Tutti i proventi di Gran Circo, già in distribuzione nelle librerie, saranno interamente devoluti alla “Librineria” di Librino, la prima biblioteca sociale nel quartiere periferico di Catania.

Secondo Dora Marchese, docente universitario, questo libro è ‘una metafora di Catania, ovvero un circo coperto dal ‘tendone’ Etna con le sue esplosioni. Il catanese per l’autore è ‘liscio’ e ‘spertu’. E’ una città dalla bellezza struggente, ma con tante frustrazioni e dagli aneddoti esilaranti, come quello del parcheggiatore abusivo sul posto degli handicappati o quello della vendita dell’elefante su eBay’.

L’autore gioca, quindi, coi contrasti, che vanno dagli umori ambivalenti alla cucina agrodolce. A Catania si ride e si piange. 

Insomma, un libro in cui viene fuori tutto lo spirito dei catanesi, a partire dalla liscía, che va dalla satira all’ironia, o delle persone che a Catania diventano i “personaggi “.

L’autore dipinge la ‘spirtizza do catanisi’, fiero e anarchico.

Com’è nato il libro?

E’ stata un’ispirazione nata coi social network: l’idea nasce da un post su Facebook che scrissi anni fa assistendo alla festa di Sant’Agata. L’odore di segatura sparsa per le strade e’lo stesso del circo. Nacque cosi ‘Gran Circo Catania’, postai il commento sulla pagina e fu in seguito ripreso da ‘blog Sicilia’. Cominciai a scrivere utilizzando materiale edito e inedito: ricostruii un affresco sull’emigrazione, ero attratto dalle storie personali dei disperati emigranti verso gli USA e dalle loro ‘meravigliose mostruosità’ ,tipiche dei catanesiÈ un libro scritto per chi non legge libri, chiunque vi si può ritrovare: non a caso, ho deciso di devolvere alla Librineria il ricavato delle vendite. Un modo per permettere alla gente diventata quasi analfabeta per non aver più letto di riconciliarsi con la parola scritta, interessandola con storie che la coinvolgono, come il progetto del rammendo urbano di Renzo Piano a Librino.

Oltre al rammendo architettonico della città, occorre anche un rammendo culturale.

E continua l’autore ‘Il mio libro vuole solleticare le corde più intime e identitarie. Nel bene e nel male, noi siamo questi con le nostre tradizioni, la nostra cucina, i modi di essere e di dire, col sole a dicembre. Allegri, ironici e mai cupi. Un esempio è il capitolo sul parcheggiatore abusivo, che viola la legge, ma che conserva un tratto umano, quello di essere il buon malfattore. Non amiamo lavorare. Queste sono le nostre caratteristiche peculiari, nel bene e nel male’

Catania: teatro o circo?

Catania è strutturalmente un teatro, perché rinasce dopo il terremoto del 1693 del tutto casualmente, ovvero il duca di Camastra passò in via Etnea ridisegnando la struttura della città immaginando orpelli, quinte e scalinate, che l’hanno resa un grandioso teatro barocco, ma anche un circo. L’elemento che fa del catanese un circense è il rischio di vivere sotto un vulcano e su una terra ballerina, salire sul filo o entrare nella gabbia del leone. Ma il catanese rinasce sempre, come è rinato dopo il terremoto del 1693′.

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