Calcio Catania – Il pagellone: attacco

Terza parte del nostro pagellone. Dopo aver dato i “voti” a difesa e centrocampo, tocca all’attacco.

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Dopo aver analizzato la stagione del reparto arretrato (leggi qui) e del centrocampo (leggi qui), tocca adesso parlare dell’attacco, probabilmente la nota dolente per eccellenza del campionato etneo. Le 40 reti messe a segno, d’altronde, collocano il reparto offensivo rossoazzurro tra i peggiori tra quelli delle squadre qualificatesi ai playoff. Per avere un quadro ancor più preciso dell’inefficienza di Pozzebon e compagni, basti pensare che compagini del calibro di Reggina e Monopoli sono andate a segno con più frequenza rispetto al Catania, il che è tutto dire.

Demiro Pozzebon: voto 5

Giudizio che va spiegato approfonditamente. Arrivato a gennaio con i galloni del “centravanti di razza” che avrebbe dovuto cambiare le sorti della stagione etnea, il suo inizio di avventura in rossoazzurro è stato abbastanza positivo. Rete decisiva al Matera, rete pesante a Messina e la speranza di aver svoltato. Poi, però, con la crisi vissuta dalla squadra, anche lui è lentamente scomparso, non riuscendo più a trovare la via del gol e facendo fatica a mettersi al centro del gioco. A far abbassare notevolmente il suo voto ci sono le clamorose occasioni sciupate nella gara interna contro il Taranto, a Monopoli e contro il Siracusa. Insomma, è vero che di palloni gliene arrivavano pochi, ma lui non ha fatto molto per tramutarli in oro. Capitolo futuro: dovrebbe rimanere, ma non come prima scelta, bensì come alternativa di lusso. Ma mai dire mai.

Diogo Tavares: voto 4.5

Male, molto male. Arrivato, anche lui, a gennaio, non ha confermato le aspettative della vigilia. Per carità, non ha mai avuto la fama di attaccante goleador, è sempre stato visto come elemento che si batte per la squadra, che sacrifica se stesso per il bene del gruppo. Il problema è che gli errori tecnici, i passaggi sbagliati ad un metro, i controlli di palla falliti, hanno fatto di lui un bersaglio molto facile delle critiche di tifoseria e addetti ai lavori. Lo si ricorda solo per una rete, siglata alla Reggina. Poi encefalogramma piatto, con la progressiva scomparsa dai radar. Andrà via, non potrebbe essere altrimenti.

Andrea Mazzarani: voto 6

Il suo voto è la media tra un inizio di esperienza eccezionale ed un proseguo davvero, davvero difficoltoso. La palma di capocannoniere rossoazzurro è l’emblema delle sue enormi potenzialità, il problema emerge quando c’è da essere continui. A volte la concentrazione ha “fatto le bizze”, il punto più basso è sicuramente stato toccato nella trasferta di Agrigento, nonostante la rete messa a segno. Le qualità sono lì tutte da ammirare, purtroppo non sempre sono state canalizzate per il verso giusto. Per quanto riguarda la sua permanenza, il contratto scade nel 2019, ma le possibilità che parta sono alte. Il feeling con la piazza non è mai stato eccelso, però uno come lui servirebbe. Parlando tramite percentuali: 70% andrà via, 30% resterà.

Andrea Russotto: voto 5

Lo si è ripetuto tantissime volte: su Andrea Russotto si potrebbe scrivere un vero e proprio romanzo. E’ di gran lunga il giocatore tecnicamente più forte presente all’interno dell’organico del Catania, probabilmente uno dei primi tre in tutta la Lega Pro e, senza voler esagerare, potrebbe stare tra i migliori quindici-venti di un’ipotetica serie B. Il problema è il solito: la “testa”. La tendenza ad andare sempre oltre, la concentrazione quasi sempre latitante, un nervosismo come marchio di fabbrica, una palla di piombo che gli ha impedito di spiccare il volo non solo alle falde dell’Etna, ma durante tutta la sua carriera. Sia chiaro, alcune prestazioni sono state eccelse, è sembrato essere, in certi frangenti, l’ancora a cui appigliarsi per uscire fuori da momenti delicati. Poi però ci sono episodi come quello della famigerata bestemmia ed è lì che fuoriesce di nuovo il lato oscuro di un giocatore che rischia l’eterna incompiutezza. La sua avventura a Catania è, con ogni probabilità, terminata. Con tanti, tantissimi rimpianti.

Andrea Di Grazia: voto 7

La nota positiva dell’annata, in generale, porta il suo nome ed il suo cognome. Lampi di talento si erano intravisti in quei sei mesi trascorsi ad Agrigento, quella di quest’anno può essere definita come la stagione dell’esplosione. In certe occasioni è anche lui apparso spaesato e senza mordente, ma pomeriggi del genere hanno rappresentato l’eccezione. Il più continuo dell’organico etneo, il derby d’andata contro il Messina è la copertina di un cammino eccelso. Senza trascurare pomeriggi vissuti da leader, da trascinatore, nonostante la giovane età. Bando a tutti i discorsi tattici: è un attaccante, nel vero senso della parola. Vede la porta, la sente, con un pizzico di maturità in più potrebbe anche chiudere i suoi campionati in doppia cifra di gol messi a segno. Il problema è capire dove. Se a Catania o altrove. Il cuore fa pensare che rimanga, il portafoglio annusa, però, una possibile plusvalenza.

Maks Barisic: voto 6

Prende la sufficienza “sulla fiducia”, per alcuni gol pesanti messi a segno, in primis quello di Messina, ma senza tralasciare quelli di Melfi e Vibo Valentia. Però, ed è un grosso però, deve decidere cosa vuol fare da “grande”. A partita in corso, spesso e volentieri, può cambiare l’ordine dei fatti, dal 1′ è stato quasi sempre balbettante, poco incisivo, quasi spaesato, come se soffrisse le luci dei riflettori. Dovrebbe rimanere, il problema è capire che ruolo affibbiargli.

Valerio Anastasi: voto 6

Nell’oceano dei problemi fisici che ne hanno frenato la crescita, c’è un’ottima partita disputata a Cosenza. Poi, solo e soltanto l’infermeria. Peccato perché, quando sceso in campo, ha fatto vedere ottime cose. La dimostrazione la si è avuta quando è approdato a Messina: ha trascinato i peloritani alla salvezza a suon di gol pesanti. Avergli preferito Calil e Paolucci, in un primo momento, e Tavares a gennaio è stato un errore madornale, che non verrà ripetuto. Dovrebbe tornare a Catania, stavolta per restarci.

Caetano Calil voto: 4

Poco da dire, disastroso. E dire che le premesse erano state più che buone. Gol all’Akragas in coppa Italia, gol alla Juve Stabia in campionato. Poi la scomparsa. In certi pomeriggi è sembrato un vero e proprio “ex giocatore”. Il prestito al Livorno non ha cambiato l’ordine delle cose. Poco tempo fa è tornato al gol, ma i bei tempi sono passati. La rescissione contrattuale con gli etnei è all’orizzonte.

Michele Paolucci: voto 5

Prestazioni molto rivedibili, a tenere viva la fiammella della speranza di rivederlo a livelli discreti è il cuore che ha messo in campo e l’appartenenza a questa maglia. Condizione fisica, in certi frangenti, inguardabile, la speranza è che si riprenda in fretta. Futuro? Difficile…

Giammario Piscitella: non giudicabile

Gol alla Reggina e poi dritto sugli schermi di “Chi l’ha visto?”. Colpa sua? Colpa di Rigoli? Non è dato saperlo. Sulla sua esperienza a Catania aleggia un enorme punto interrogativo.

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