Calcio Catania e… la paura: ma di cosa?

La conferenza stampa tenuta da Pietro Lo Monaco a Torre del Grifo, oltre a valere da appello a tutte le componenti, lascia alcuni spunti parecchio interessanti da sviscerare e analizzare, tra cui quello relativo alla paura della squadra rossazzurra sul campo

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Ma paura, o pressione, per cosa, esattamente? Della reazione della tifoseria? Degli avversari? Di un ambiente depresso, “distruttivo” a voler usare le parole del dirigente? In realtà, purtroppo ciò che più fa rumore, metaforicamente parlando, è la disaffezione del pubblico, manifestata a malincuore, dopo le tre capitolazioni di fila. Quasi una resa, a voler dire “vada come vada, siamo stanchi”.

Allora forse l’insoddisfazione del gruppo è dovuta anche a questo fattore. Un peso specifico importante è da attribuire pure al nodo allenatore. Da Pino Rigoli a Mario Petrone, fino a Giovanni Pulvirenti e Orazio Russo. Certo non deve essere facile cambiare dall’oggi al domani, perdere punti di riferimento, ricominciare da zero. Ma a dei professionisti è richiesta questa forza, questa grande capacità. Senza dimenticare che il primo segnale di entusiasmo deve scattare proprio da capitan Biagianti e compagni, a trascinamento di una piazza depressa, come dicevamo.

Perché in questo senso Lo Monaco non sbaglia. Anzi, dimostra tutta la propria saggezza manageriale. Catania, parlando di calcio in questa sede, è una città depressa, devastata dagli ultimi anni e dai risultati deludenti tra retrocessioni, ripartenze promesse trasformatesi in retrocessioni brucianti. Tutti eventi ormai ampiamente assimilati, ma non ancora “perdonati” dal popolo rossazzurro.

La ricetta per la guarigione? Le vittorie, i risultati. Banale, sicuramente ma straordinariamente efficace come medicina. Certo, fa bene Lo Monaco a dire che tutti devono remare dalla stessa parte, il calcio sa essere uno sport umorale in cui la spinta del pubblico può giocare un ruolo determinante.

Ma poi, si sa, conta anche il valore di una squadra che a detta dello stesso addì etneo all’effettivo al momento non è proprio tale. Non un gioco armonico, non una forza di gruppo ad asfaltare gli avversari che, sfruttando questo ed anche un pizzico di fortuna, spesso e volentieri nel corso dell’anno alla prima occasione hanno punito. Tante volte ci ha pensato Pisseri a togliere le castagne dal fuoco, ma questa è un’altra storia. Allora quella che sembrava essere una corazzata in realtà è “soltanto” una buona squadra, da puntellare e migliorare per puntare a vincere.

Spazio al lavoro del campo, allora, spazio al coraggio e alla compattezza, sì. Ma spazio anche alla dimostrazione del valore tecnico di undici giocatori che indossano una maglia che “pesa pochi grammi” e che vale molto di più.

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