In una scena essenziale, dopo l’applaudito successo di Noto, sul palco del Platamone si consuma il dramma di “Eracle” di Euripide, riadattato per le scene dal regista Salvatore Guglielmino, che per la seconda edizione della rassegna “Mitoff”, dedicata al Teatro Classico, interpreta con appassionata veridicità il dolore del protagonista insieme agli ottimi Santi Consoli e Marta Limoli.
La vita del semi Dio Eracle, che per elevarsi al livello degli dei compie immani fatiche ed atroci delitti, è raccontata seguendo le linee principali del teatro greco puntando l’attenzione al ritorno inaspettato a casa dalla battaglia del protagonista, da tutti ritenuto morto, e allo scontro con Lico, interpretato dallo stesso Guglielmino, assassinato da Eracle che dopo aver salvato da morte certa la moglie Megara, il padre Anfitrione e i propri figli subisce la vendetta di Era, la quale facendolo impazzire lo induce ad uccidere con il proprio arco figli e moglie. Quando si accorge del crimine commesso accorre in aiuto del protagonista l’amico Teseo, che lo salva dal suicidio ed insieme partono per Atene.
Un dramma psicologico a tinte fosche che, come voluto da Euripide, evidenzia la natura problematica dell’uomo e dei complessi rapporti con la divinità, dove amore e morte si scontrano attingendo dai miti del passato per descrivere l’attualità dei nostri tempi di violenza nel cammino doloroso dell’esistenza umana.
Gli eroi greci non sono altro che lo specchio dei nostri tempi, i quali si pongono le nostre stesse domande e vivono i drammi quotidiani con cui tutti, in modo ogni volta diverso, siamo chiamati a confrontarci dimostrando la vitalità del teatro classico come espressione della miseria umana.
Furba e vincente l’idea di far interpretare ad ogni personaggio diversi ruoli dove emergono il momento dell’ira furibonda di Era, che Marta Limoli rende viva e vibrante con estrema grazia e convinzione, e le parole di Anfitrione, un superbo Santi Consoli, che da unico superstite salvato da Atena si scontra con il figlio Eracle svelandogli l’atrocità del delitto commesso mostrandogli i corpi dei figli dilaniati.
Salvatore Guglielmino nei panni di Eracale, con passione e sgomento per il parricidio commesso, è il prototipo dell’essere umano che ieri come oggi utilizza l’arma della violenza cieca e irrazionale, come leggiamo spesso nei tanti fatti di cronaca, che non risparmia nessuno neanche gli stessi figli per una rilettura meticolosa e moderna di un mito che ha molto da insegnare ai tanti uomini che si scagliano ingiustificatamente contro il debole e l’indifeso.