Intervista all’artista, Federica Scoppa

Altra soddisfazione per la pittrice Federica Scoppa, la sua personale la si potrà vedere fino a giorno 26 agosto, Sala dell’Affresco Comune di Signa Piazza della Repubblica (FI). 

Federica Scoppa, ma come ti è venuta questa idea unica nel suo genere, cioè di mettere in mostra le tue radiografie, le tue risonanze magnetiche?

Mi piace farmi i raggi X, le Tac, anche se più pericolose, le risonanze magnetiche. Mi diverto, gongolo proprio. Una macchina che legge il livello di benessere o di malessere di un organo o di una parte di esso è qualcosa di straordinario!”.

Sembra quasi un altro pianeta lontanissimo visto con un telescopio astronomico quello che ci fai ammirare: i colori “esplodono”, la fantasia comincia a galoppare e tutto sembra irreale; la tua arte sembra irreale! Ed invece sono reali, sono le tue lastre, che affascinante mistero è la tua poliedrica personalità! Hai saputo dare, ad una situazione quasi stressante per molte persone che si sottopongono a questi esami, hai saputo dare una nota gentile e piena di speranza?

L’unica cosa che la macchina non sa, perché ancora oggi questi apparecchi non sanno leggere le emozioni, che io tutte queste analisi non le faccio solo per un grave, o per un piccolo, problema di salute: assottigliamento delle vertebre, schiacciamento delle vertebre, distorsione della caviglia e poi anche rottura, logoramento cartilagineo, angioma epatico, oppure per un controllo di routine, ecografia pelvica, ecografia transvaginale, ecografia mammaria, etc. Io le faccio per darmi sicurezza. Il gesto di andare a fare una lastra mi accompagna nell’incertezza della vita, il testimone (i raggi X) diventa àncora del proprio esistere su questa terra, diventa testimone della lontananza temporale della propria dipartita. È una lotta tra la vita e la morte: la paura della fine mi mette nella condizione errante di andare “a farmi una lastra” e rimanere aggrappata a lei per un rifiuto inconscio dello scorrere del tempo.

Quando è iniziata questa tua “raccolta”, usiamo questo termine per identificare le tue lastre, e, cosa vuoi dire a coloro che vedranno i tuoi lavori?

Così è da quando ho 12 anni. I primi raggi X in mostra sono del 1977, forse ne ho fatti anche da più giovane, ma non li ho. Li conservavo in un “luogo quasi sacro”, quasi fossero oggetti votivi da donare a una divinità segreta. Infatti, nessuno sapeva che nel tempo ho raccolto ben 50 lastre radiologiche… Pochi anni fa ho deciso di rendere pubblica questa mia condizione bulimica e creare delle opere d’arte che collegassero la vita, la nascita, l’attaccamento ad essa, l’amore per lei, il suo mistero. Ho ricreato sulle lastre radiologiche con gli smalti e in alcuni casi con i colori acrilici, una cellula che incontra gli spermatozoi, una cellula di un virus, una cellula che attraverso i colori è legata alla natura del nostro pianeta, alla terra, al mare, alle piante. Poi ho ricreato su alcune lastre i fiori, che per me sono qualcosa di straordinario: i fiori, a parità delle opere d’arte, nutrono la mia necessità di bellezza, il loro profumo mi inebria, il solo ammirarli mi dà una pace infinita, anche loro simboleggiamo l’inizio della vita.

Quali sono gli altri temi che hai voluto stigmatizzare tu parli di “energia”, una potente luce che ci accompagna durante tutta la nostra vita?

Sulle lastre rimanenti ho cercato di ricreare il mondo marino: le onde del mare e soprattutto le anemoni di mare, che mi affascinano da sempre. Con il loro movimento causato dalla corrente richiamano gli esseri umani: sono attaccate alla roccia, quindi in senso metaforico alla vita, ma non posso evitare le correnti marine, come noi non possiamo evitare gli accadimenti della vita e il completo cambio di direzione dei nostri progetti. Infine le lastre hanno una loro piccola magia intrinseca: si possono vedere da entrambi i lati, quindi quello che si vede da un lato non è quello che si vede dall’altro. Un gioco delle apparenze come lo è la vita stessa. Pensiamo di avere tutto sotto controllo invece non controlliamo quasi nulla. È un susseguirsi di cambiamenti che hanno a che fare con un disegno “divino”? Oppure è solo uno scambio di energie e quindi l’energia dei nostri pensieri diventa realtà negli accadimenti quotidiani? A queste domande non abbiamo ancora risposta.

Le opere di Federica Scoppa vivono in una dimensione arcana e misteriosa dialogando nel sotteso silenzio della figurazione tramite un’alchemica sintesi delle tonalità. Una silente linfa vitale fluttua nell’oscura atmosfera come un’irrevocabile danza plasmando lo spazio attorno oltre i confini trasfigurati dell’essere. La luce pervade l’atmosfera astratta e irripetibile, rarefatta e misteriosa nella pura iridescenza della luminosità. Vitree trasparenze, dai riflessi simultanei, evocano nuove e delicate trasmutazioni di materia, ora fragile e in via di evaporazione, ora travolgente e impetuosa. (testo Prof. G. Guarneri)

Ciascuna lastra radiologica è un mondo fatto di tante particolarità e specificità che lo rendono unico, ma nella sua individualità è stata pensata come parte di un insieme più grande, di un universo di molti e molti altri mondi tutti collegati, tutti uguali nella loro diversità. … (testo C. Corbò)

Scoppa altera la visione di ciò che c’è oltre la lastra radiologica inducendo lo spettatore a una libera interpretazione di ciò che vede cercando quella “tridimensionalità dell’Io” che solo l’arte sa donare. Guardare attraverso la lastra vuol dire guardare oltre la dimensione … Il cerchio che dà vita alle tante “cellule”, della serie CELLS, dipinte da Federica Scoppa richiama nella sua chiusa perfezione l’idea della ciclicità, il ritmato fluire del tempo che si perpetua e, contemporaneamente, si rigenera dando vita a qualcosa di sempre nuovo e irripetibile. Lo stesso richiamo alla riproduzione ciclica lo ritroviamo nel simbolo dell’Uroboro, il serpente che mordendosi la coda va a formare proprio un cerchio così da rigenerarsi continuamente. Scoppa parte dunque da questo principio-forma, dalla forma circolare che campeggia per affidare ai vivaci e nervosi filamenti di colore il racconto della potenza generativa della cellula, che sta alla base della vita. … (testo L.Panetti) materiale alla ricerca di quella dimensione meta-fisica proposta con l’avvento delle cattedrali gotiche, con il connubio tra verticalità e spiritualità che richiama il “filo sottile” che collega l’essere umano a Dio. … (testo E. La Rosa)

La mostra potrà essere visitata (INGRESSO LIBERO) fino a giorno 26 Agosto Sala dell’Affresco Comune di Signa Piazza della Repubblica (FI).

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