Eseguite in prima esecuzione nonché edite in CD dalla Da Vinci, le opere da camera e per coro rappresentano bene il percorso musicologico del compositore e direttore d'orchestra siciliano famoso in tutto il mondo.
Abbiamo lietamente ricevuto il cd "Manchmal, foglie che il vento non tocca", composizioni da camera e per coro dell'illustre artista Giuseppe Sinopoli, di cui l'anno scorso è stato il ventennale della improvvisa scomparsa. Egli così definiva le sue origini: "Di fatto sono nato il 2 novembre del 1946 a Venezia, ma considero come autentica terra natale la parte orientale della Sicilia, che ancora oggi misteriosi legami uniscono con l’originaria cultura degli antichi greci”. Una di quelle menti rare di intellettuale del Novecento che, avendo alle spalle studi liceali classici, come voleva una certa tradizione potè abbracciare la medicina (oggi quasi più nessuno segue questo cursus) laureandosi in chirurgia ma poi dedicandosi alla autentica passione musicale, prima come allievo del Donatoni poi assistente di Bruno Maderna, al Conservatorio di Venezia. Da lì la carriera a molti nota che lo portò da Londra a Berlino a Roma a Nuova York, ai vertici delle istituzioni musicali nazionali, senza mai dimenticare la Sicilia e la sua passione per la classicità (da egli personalmente coltivata negli studi archeologici).
Va dato ampio merito al Coro Lirico Siciliano, il quale in collaborazione col Ministero della Cultura nonché con l'Assessorato al Turismo della Regione Siciliana ha durante lo scorso anno, fortemente voluto la edizione ed incisione in prima assoluta delle composizioni sinopoliane che vanno dal 1963 al 1978, facendo così conoscere meglio non solo i primi passi da compositore del nostro personaggio, ma anche la scaturigine della sua arte che andava sempre più affinandosi, tanto da poter giungere nell'anno 2000 (ben lo ricordiamo) ad essere il primo direttore italiano a dirigere a Bayreuth l'Anello del Nibelungo in versione completa, un onore che mai la famiglia Wagner aveva permesso in casa propria. Come scrisse oltre duemila anni fa il poeta Mimnermo e poi ha ripreso Ungaretti, la vita dell'essere umano è una fragile realtà, che a 54 anni nel pieno della carriera, stroncava Sinopoli mentre dirigeva Aida a Berlino, nell'aprile 2001. Ma egli, anche come direttore artistico della rassegna musicale di Taormina Arte tra gli anni Ottanta e i Novanta (lo rasmmentiamo per la sua signorilita, anche se allora eravamo più frequenti alla sezione Cinema) la quale giustamente gli ha dedicato un apposito Festival, ha indelebilmente segnato il modo di essere di un certo cammino. Come non dimentichiamo il Sinopoli intellettuale, il grande appassionato di Mircea Eliade, di Ezra Pound e di Julius Evola: "tempo, spazio, vita, morte, non è la risposta" (dal Cantos 115 di Pound).
Ascoltando la produzione, datata gennaio 2022 per Da Vinci Classics, non si possono che apprezzare le voci soliste dei soprani Chiara Polito e Galina Ovchinnikova, del tenore Alberto Munafò Siragusa (il quale incidentalmente è anche il Presidente del Coro Lirico) ; del pianista Francesco Allegra, nonché della formazione Orchestrale Vincenzo Bellini Quintet (Alessandro Cortese, Giovanni Cucuccio, Luigi De Giorgi, Vadim Pavlov, Giuseppe Giacalone, con violini viole Cello e double bass) e diretti dal Maestro Francesco Costa. Munafò e Costa sono in realtà i "dioscuri" abbastanza palesi e artefici di codesta bella opera, la quale va ad aggiungersi alle perle artistiche prodotte in questi ultimi anni dal Coro Lirico Siciliano, formazione di eccellenza che sia a livello nazionale che internazionale (dalla Cina all'ultimo incredibilmente ricco di successi, pelligrinaggio di teatro in teatro nei mesi scorsi fra Spagna e Francia) è giunto e sempre più raggiungerà, le auspicate mete e riscontri di pubblico e di critica. Come non citare la rassegna dei "teatri di pietra" la quale, unica compagine che ha fortemente desiderato il "risveglio" autentico dei teatri antichi che i nostri antenati ci hanno donato nella sacra ed enigmatica terra di Sicilia, da Catania a Siracusa a Tindari a Taormina ai meno noti di Palazzolo e Centuripe, alle mura di Gela , onde portare le voci ed i suoni del passato nelle opere eseguite in schietta linea tradizionale, come le moderne contaminazioni e ricordi di artisti recentemente scomparsi.
Scendendo più nel dettaglio dei venti brani del CD, mentre i primi dieci brani, eseguiti con finissima tecnica dallo String Quintet, riportano alle atmosfere dello strutturalismo degli anni Sessanta e Settanta, riprendendo non solo Donatoni ma soprattutto Malipiero e Maderna, il giovanile "Evasione" (del 1963) registra già attraverso la voce tenorile con accenti baritonali del Munafò, quello che sarà il successivo cammino, poi volutamente frenato, onde intraprendere pienamente la direzione orchestrale, degli interessi musicali di Sinopoli. Così le Litanie per tre voci non dimenticano la formazione religiosa cristiana del nostro artista, che dal mare di Messina s'involava per i lidi dell'Europa e del mondo. Le ultime tre composizioni per piano, Suite Momento e Corale, attentamente eseguite da Allegra, accennano a una non comune inclinazione di Sinopoli per l'arte pianistica, che tuttavia egli stesso volle tenere sottotraccia.
L'uscita in questi giorni del supporto fisico in CD delle opere suddette di Giuseppe Sinopoli, ha opportuna rilevanza per la critica musicale moderna ma anche costituisce, per gli studiosi della musicologia del domani, un importante tassello al fine di illuminare il cammino di quella conoscenza che il nostro volle fermamente fosse Arte, allo stato puro. E se Il Re Lear del fido britanno poteva dire "farò cose, che saranno il terrore del mondo" a Sinopoli, e in questo caso è assolutamente evidente, non sfuggì mai da figlio del nostro mare corrùsco di vento che (secondo un frammento di Eraclito) "comune nel cerchio è il principio e la fine". Egli forse lo sapeva e lo compose indiscutibilmente nella vita reale, lasciandoci i segni nelle note e nelle pietre.