“Ka-Be”: prima assoluta a Scenario Pubblico per lo spettacolo di Salvatore Romania e Laura Odierna

In scena sabato 26 e domenica 27 febbraio per la stagione di Scenario +Danza, costruita dal direttore Roberto Zappalà intorno al concept “Pensare”
Doveva debuttare in prima assoluta il 29 gennaio, sulla scia del “giorno della memoria”, per denunciare non solo la strage degli ebrei, ma tutti gli stermini consumati in nome dell’intolleranza e compiuta da chi non ha altra risposta alla diversità. Solo l’emergenza sanitaria ha potuto posticipare di quasi un mese l’evento di Ka-Be, l’inedita creazione di Salvatore Romania e Laura Odierna, che firmano a quattro mani coreografia e regia dello spettacolo, tra i fiori all’occhiello del cartellone di Scenario Danza. La tematica rappresenta una forte sollecitazione ad indignarsi e soprattutto a “pensare”, come  indica il concept del cartellone concepito dal direttore artistico Roberto Zappalà, figura di primo piano della danza contemporanea internazionale. E importante si annuncia la sinergia
con  Romania e Odierna, artisti associati per il triennio 2022- 2024 al Centro Nazionale di produzione danza Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà danza.
Ka-Be – acronimo di Krankenbau, infermeria, adottato  ad Auschwitz – andrà in scena a Scenario Pubblico sabato 26 e domenica 27 febbraio, rispettivamente alle ore 20.45  e 19. Salvatore Romania è altresì il danzatore protagonista della performance, che si sviluppa sulle  musiche del compositore e chitarrista Salvatore Amore, impegnato nell’esecuzione dal vivo con Carlo Cattano (sax e flauti) e Giovanni Arena (contrabbasso).
La produzione è realizzata da Megakles Ballet con il contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e dell’Assessorato Turismo Sport e Spettacolo della Regione Siciliana.
Scriveva Primo Levi: “In questo Ka-Be, parentesi di relativa pace, abbiamo imparato che la nostra personalità è fragile, è molto più in pericolo che non la nostra vita… Abbiamo visto partire verso il niente le nostre donne e i nostri  bambini; fatti schiavi abbiamo marciato cento volte avanti e indietro alla fatica muta, spenti nell’anima prima che dalla morte anonima… Le loro anime sono morte e la musica li sospinge, come il vento le foglie  secche. Non c’è più volontà: ogni pulsazione diventa un passo, una contrazione riflessa di muscoli sfatti… una  danza di uomini spenti…”
Ma l’olocausto non è solo quello dei lager nazisti. Non può bastare un “giorno della memoria” a ricordarli tutti. La storia dell’umanità ha scritto, fin dai suoi albori, troppi capitoli altrettanto orrendi, ed ancora più orribile è assistere agli eccidi e genocidi che tuttora si consumano ogni giorno in diverse parti del pianeta. Contro il nemico, contro il diverso. Una tragedia, politica ed etica, condannata anche attraverso l’arte e le sue infinite espressioni, incluso naturalmente il teatro, e il teatro civile in particolare.
“I campi di concentramento nazisti – sottolineano Romania e Odierna  – furono la manifestazione più crudele e feroce dell’avversione alla diversità e all’alterità, secondo un processo di spersonalizzazione e uniformazione che ancora oggi trova  applicazione in molti contesti politici e sociali. Diversi milioni di ebrei trovarono una morte insensata, ma le vittime della cieca furia nazista furono anche altre, spesso dimenticate. Omosessuali, dissidenti politici, i cosiddetti fuoriusciti, i sinti, i Rom, i Testimoni di Geova, gli “asociali”: disabili, malati di mente, lesbiche. La conta dei numeri è impressionante ma dietro i numeri ci sono persone, storie, volti, individualità che rappresentano la società nella sua più compiuta manifestazione”. 
Purtroppo la storia si ripete ed è  impossibile restare impotenti, come evidenziano gli autori di Ka-Be: “Il mondo è ancora pieno di lager che contengono e torturano: fare un elenco sarebbe imparziale e insufficiente, ma basti ricordare i campi di  detenzione in Libia per i migranti subsahariani e non solo, i campi di concentramento per omosessuali in Cecenia, le gabbie dei bambini al confine tra Messico e USA, i campi di “rieducazione” degli Uiguri in Cina, i campi profughi nelle terre occupate della Palestina e il genocidio dei Rohingya in Myanmar. La volontà di riportare alla memoria è indispensabile, deve essere una “pietra d’inciampo” nella considerazione della realtà, passata e attuale, e nell’elaborazione di una politica che sappia garantire il rispetto e la tutela dell’alterità e che abbandoni definitivamente l’idea di una superiorità etico-morale di qualsiasi tipo.”
L’impegno civile caratterizza da sempre l’Associazione Culturale Megakles Ballet, in arte denominata Compagnia Petranuradanza, termine tratto dal vocabolario siciliano, il cui significato è Pietra nuda e simbolicamente evoca l’azione magmatica del vulcano Etna, forza distruttrice, ma al contempo generatrice, capace di rinnovare continuamente il suo aspetto.
I suoi coreografi Salvatore Romania e Laura Odierna sono artisti associati per il triennio 2022- 2024 al Centro Nazionale di produzione danza Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà danza e propongono un linguaggio coreografico versatile ed originale, depurato da ogni affettazione, sostenuto da anni di studio e ricerca sulle possibili origini ed evoluzioni del movimento, in cui il corpo è “testo” e nello stesso corpo è egualmente anche il “contesto”, da esplorare attraverso musicalità e dinamismo corporeo.
La Compagnia è in rete con realtà nazionali ed internazionali afferenti agli ambiti della danza contemporanera, del teatro e della musica, quali Rete Kortocircuito, Rete Latitudini, Lab Psl. Boardin pass 2022, Credo, Artemuda, Arcipelago.
a Cognita Design production
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