Il culto della dea nel bacino del Mediterraneo: l’essere umano alla ricerca del divino

Fin dai tempi antichi, l’uomo si è sempre proteso verso l’alto cercando con la sua intelligenza di avvalersi di “sostegni” e valori che lo potessero elevare dalla quotidianità e contemporaneamente avvalersi di un appiglio per i momenti di sconforto dovuti principalmente ad un raccolto scarno o ad un lutto.

Nel Mediterraneo, da  sempre ginepraio di culture e di miti e riti di tanti popoli che si sono influenzati a vicenda, la venerazione era diretta principalmente alla GRAN MADRE. I suoi emblemi furono i serpenti, non considerati animali negativi ma anzi animali divini poiché a differenza degli altri animali conosciuti era in possesso del veleno ritenuto appartenente al divino. Altro emblema della Gran Madre era la colomba, sottolineava e rappresentava la purezza e la libertà, due  valori che da sempre hanno affascinato l’uomo tant’è vero che anche oggi  si cerca nella propria vita di essere il più possibile LIBERI e PURI.

Altro emblema, la BIPENNE che era un’ascia metallica, con doppio tagliente, con foro mediano per il manico. Le armi sono sempre stati presenti insieme con l’uomo che da subito ha intuito che si sarebbe dovuto difendere da tanti pericoli che provenivano dal regno animali e, in seguito, da altri uomini che tentavano di infiltrarsi nei loro loro villaggi depredandoli e ponendo fine alla  supremazia di potere che si era istaurata.

Ed ecco che, dunque, anche  la BIPENNE fu uno dei emblemi della DEA MADRE: potere e sangue, armi e vittoria, per chi si affida ad essa. Altri emblemi le corna da consacrazione, le statuette femminili obese,  e le raffigurazioni della dea in piedi su una montagna o accompagnata da alberi e pilastri sacri, sono dovunque e comunque elementi del culto.

Benché le sue funzioni fossero soprattutto materne, importantissimo elemento la maternità per la sopravvivenza delle  specie, essa era la dea della vegetazione e della fertilità. Altri  due vitali elementi  che da sempre hanno stimolato e interessato l’uomo. La vegetazione, poiché l’uomo con il passare dei secoli si è reso conto che la sua dieta non poteva  sempre basarsi sulle proteine nobili che fornisce la carne: oltre a servire da cibo prelibato per l’uomo la vegetazione era anche utile per costruire capanne o, in seguito, per costruire mattoni per le abitazioni che come sappiamo erano formati da paglia, argilla ed acqua macinate ed amalgamate.

La fertilità della dea madre era il punto focale delle giovani donne di ogni paese che si affaccia sul Mediterraneo: essere feconde era fondamentale per ogni donna che sapeva che la natura bisognava appagarla e assoggettarsi ad essa e la maternità era vitale per la continuazione del proprio popolo in epoche dove la vita media era molto bassa bisognava assolutamente mettere al mondo più figli possibili e allora si chiedeva espressamente alla dea di diventare madri; ecco perché vicino alla dea madre era sempre o quasi raffigurato da un giovane compagno, suo figlio o consorte, talvolta rappresentato con un arco in mano, palese simbolo fallico, e portante sul capo la medesima tiara che ne indicava la regalità: uomo e donna uniti, fertili e potenti.

A Micene sono stati ritrovati degli oggetti in oro che raffigurano la dea madre; sopra di lei sono incisi occhi umani ed un orecchio. Sempre vicino a lei il dio fanciullo che rappresentava o il figlio o lo sposo a seconda dell’uso dell’oggetto stesso dove  era inciso la rappresentazione.

La dea madre è stata anche rappresentata insieme a fronde e frutti  che simboleggiano l’avvicinarsi della Primavera; vera stagione dei risvegli della natura e del corpo: così gli uomini del passato si preparavano a nuovi raccolti a nuove coltivazioni ed a nuove imprese sul mare in cerca di nuove avventure, terre e scoperte.

Dea madre della montagna che protegge e conforta; spesso i villaggi venivano costruire vicino alle montagne che servivano da protezione naturale contro i nemici.

La dea minoica è stata rappresentata ritta su una montagna e vigilata da due leoni; animali per eccellenza simbolo di potenza e forza. In vari santuari sono state scoperte oltre a statuine rappresentati la dea madre, due cavità, probabilmente due vasche di pietra interrate usate presumibilmente per la conservazione dell’olio: da sempre, fin dalla notte dei tempi l’olio che proviene dalla spremitura a freddo delle olive è SIMBOLO DI VITA, DI GIOIA, DI SALUTE E DI ETERNITA’.

La dea dei serpenti  è simbolo  con questi animali di rinascita poiché come sappiamo in natura i serpenti cambiano pelle, si rinnovano, mutano pur  rimanendo sempre  fedeli alla loro natura; orbene in vari scavi sono stati rinvenute delle statuine rappresentanti la dea con dei serpenti con una tiara in testa simbolo di regalità vestita con un corpetto a vita alta riccamente ricamato e con le mammelle scoperte. Questi ritrovamenti sono stati fatti a Creta,  a Cnosso ed insieme alle statuette in terracotta finemente lavorate; questi  oggetti sacri sono legati al culto della dea minoica ed ai templi DOMESTICI A LEI CONSACRATI che in ogni dimora non potevano mancare perché simboli di accudimento e protezione.

Il culto dei morti ha dai tempi più remoti fatto parte del quotidiano dell’essere umano. Il culto dei morti ha tanti punti in comune con il culto della fertilità spesso i miti, le cerimonie ed i simboli si fondano. Rappresentazioni su vasi e manufatti e oggetti di ornamento non mancano nei ritrovamenti lungo le coste  del Mediterraneo e in vari territori sparsi in un’area geografica che tocca  da nord a sud del Mare NOSTRUM; rappresentazioni e figure come il toro destinato al sacrificio il cui sangue veniva raccolto in quello che potrebbe essere un vaso senza fondo per fa si che SI SPARGESSE AL SUOLO COME OFFERTA ALLA MADRE TERRA per cattivarsene i favori al fine della resurrezione del defunto dalla tomba  e nel viaggio dell’anima verso la dimora finale. Venerata con pieno diritto come sovrana degli alberi e delle montagne e signora delle bestie feroci, essa rappresentò, unitamente al suo giovane compagno, il principio vitale della natura e dell’uomo finché in ultimo sul continente greco le sue funzioni ed i suoi attributi vengono suddivisi tra uno studio di dee. Così Atena, che prima era una divinità della terra, ne ereditò gli emblemi del serpente e dell’uccello; Artemide gli animali selvatici e le foreste ed i corsi d’acqua; e Afrodite infine le colombe. E poiché, con il passare dei secoli, Creta, Cnosso, Grecia, Malta, penisola Iberica e SICILIA SI INFLUENZARONO CULTURALMENTE A VICENDA  fino a portare queste tradizioni e culti sacri nel Norfolk in Inghilterra dove sono stati ritrovati una specie di altare formato da blocchi di selce a forma di triangolo con una coppa di gesso alla base di fronte alla dea. Al di sopra di queste costruzioni erano state deposte sette punte di corna di cervo, evidentemente come offerta. Si potrebbe supporre che vi fosse un santuario adibito al culto della fertilità situato in un pozzo esaurito per restituirgli la produttività o per far si che la miniera tutta fosse ricca di selce.  ECCO CHE IL CERCHIO SI CHIUDE E CHE POSSIAMO DEDURRE CHE FIN DAI TEMPI ANTICHI TUTTI O QUASI I POPOLI CHE SI AFFACCIANO SUL MEDITERRANEO SI SONO INFLIENZATI A VICENDA: NOI SIAMO FIGLI DI MOLTI POPOLI , USI E COSTUMI.

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