Intervista all’artista Davide Schiano

Davide Schiano, artista dal cuore d’oro; collabora attivamente da anni come operatore socio sanitario. In questo periodo così grave di pandemia da COVID, non ha mai smesso di assistere a chi soffre pur con il cuore spezzato per la recente perdita del suo amato papà.

Un artista, Davide, pieno di risorse e che ha tanto da dare all’arte che, come dice lei e sono d’accordo con il suo pensiero, arte profonda viscerale senza distinzione di sorta?

Già all’età di cinque anni, grazie a mia nonna che mi spronava, spesso mi trovavo a disegnare e  provavo anche a scrivere dei piccoli racconti. Diciamo che lei è stata la mia musa ispiratrice e di questo devo ringraziarla, perché arrivato alla fine delle scuole medie ho scelto di frequentare il liceo Artistico di Grosseto. Quel periodo, lo ricordo con grande affetto ed emozione, è stato un momento per me molto importante, dato che ho avuto la possibilità di poter esprimere la mia vena artistica tramite l’espressione artistica come il disegno, la pittura e la grafica Successivamente, ho scelto di seguire personalmente gli insegnamenti di vari artisti toscani, tra i quali Daniele Govi, grandissimo maestro di figura umana. Questo percorso personale mi ha donato la totale libertà per quanto riguarda il saper trovare l’equilibrio giusto e ho compreso che non ho uno stile predefinito, mi considero libero di poter esprimere con grande padronanza  la mia arte, passando da uno stile all’altro. Per me parlare di Arte significa abbracciare tutto ciò che ricopre questa parola, non sono solito collocare l’arte in un tassello preciso, perché secondo me l’arte è si una dote, ma soprattutto un dono che ci porta a sentirsi liberi veramente e soprattutto responsabili di ciò che vogliamo esprimere. Un mezzo che deriva dalla  profonda intimità di sé stessi. Sono un curioso della vita”.

Parliamo adesso del progetto al quale lei ha aderito anni fa, e che le ha dato tante soddisfazioni ed un input ad andare avanti.

“Nel 2009 ho avuto il grandissimo piacere di partecipare ad un progetto dal titolo “Con questi occhi” creato dall’associazione Culturale “Il mondo di Oz” di Pontedera (PI).Quest’associazione attiva oramai da molti anni, si  occupa delle  persone diversamente abili e con loro ha partorito in maniera egregia molti progetti Artistici e socio culturali, dando così la possibilità di integrazione, combattendo l’emarginazione sociale. In questo Progetto sono stati chiamati in scena molti Artisti della scena nazionale, e soprattutto ha avuto una nota di merito in quanto, tutto l’intero progetto è stato appoggiato da Artisti di fama come Saturno Butto’, Xena Zupanic, Andrea Fumagalli (Andy dei Bluvertigo), tra cui quest’ultimo ha dato il suo contributo con un pezzo inedito musicale. Altri due nomi importanti per la realizzazione sono stati Luca Gennai, pop artist  e Dj, e Cinzia Chiarini direttrice del progetto. In questo bellissimo viaggio sono entrato in punta di piedi, e devo dire che sono stato accolto veramente con grande affetto e partecipazione, ho contribuito quindi con una mia Opera pittorica con tecnica mista, dal titolo ” I’m not the only one”, ed ho avuto l’onore di poter così essere stato uno dei molti artisti a portare la mia opera in mostra al museo Piaggio di Pontedera. Tutto questo è stato fatto con professionalità ma fondamentalmente abbiamo reso possibile in maniera concreta l’unione di persone comuni che lottano ogni giorno per una causa veramente importante… L’uguaglianza”

Lei, Davide, ha subito vigliaccamente atti di bullismo ma ha perdonato e, come dice lei, è andato avanti cercando di dimenticare?

“Purtroppo, ancora oggi, viviamo in una società con molte limitazioni. Per quanto riguarda il Bullismo vorrei esprimere la mia più grande solidarietà e vicinanza a tutte le persone che in un modo o nell’altro hanno subito questo che vorrei definire ” mancanza di rispetto verso la vita. Negli anni delle scuole medie, ho subito anche io atti di bullismo da parte di compagni di scuola. Ricordo bene che non riuscivo a comprendere il perché succedesse. Sono sempre stato da piccolo molto timido, ma devo dire che i miei genitori, nonostante la loro limitazione sensoriale  propriamente definita dalla società “disabilità sensoriale”, mi hanno donato la possibilità più sacra che esista, il saper Perdonare e perseguire un percorso di intimità spirituale dove riconoscersi ogni giorno. Tutto ha inizio dall’educazione familiare e si dovrebbe su questo aspetto, soffermarsi molto più a lungo”

Può affermare che è stato fortunato ad avere dei genitori che le hanno dato dei valori che ancora oggi lei segue e cerca di emulare. Nel suo percorso artistico si è voluto anche cimentare con il teatro. Vogliamo raccontare anche questa interessante esperienza?

“Nel mio percorso artistico, che devo dire è stato riempito da molti stimoli, ho fatto parte di un gruppo teatrale denominato “Io Segno”. Questo gruppo è nato dal desiderio di far conoscere la realtà delle persone sorde e il mezzo  che loro usano per comunicare, la lingua italiana dei segni. Devo dire che è stato un vero successo, concentrato dall’unione di molte energie e in questo caso di molte… mani. Portammo in vari teatri e piazze toscane la nostra rappresentazione in lingua dei segni italiana, e fummo seguiti nel nostro impegno sociale con forte interesse. Il teatro continuò poi anche con nuovi spunti, facendoci creare un secondo gruppo con il quale abbiamo unito le forze regalateci da questa  bellissima iniziativa”.

Del monologo che sta scrivendo dal titolo “Fuori e dentro l’inferno”, facciamo delle anticipazioni per i lettori di GLOBUS MAGAZINE?

Attualmente sto scrivendo il monologo tratto dalla silloge “Fuori e dentro l’inferno”. Seguo una linea teatrale perché il mio desiderio è quello di portarlo in scena a teatro. Ovviamente ancora è un work in progress ma le premesse sono molto buone e sicuramente, con i tempi giusti e le persone giuste riuscirò in questo mio intento. Inoltre sto seguendo lo svolgimento attivo di un mio progetto dal nome “MixArt Fusioni in movimento” patrocinato dall’associazione   culturale Billeci e Edizioni Billeci. Questo progetto lo definisco una fusione proprio perché è dedicato sia alla poesia e a tutte le altre forme Artistiche come ad esempio la pittura e la fotografia. Sono circa tredici gli Artisti nazionali che hanno aderito a questo Mix Art , a breve sarà divulgato nel web, in primis sul giornale Telematico CEFALUART. IT al quale collaboro come inviato regionale della Toscana, e ovviamente nei più famosi social network. Di tutto ciò sarà creato successivamente un book artistico, e proseguiremo anche con le interviste individuali degli artisti che hanno collaborato a questa Fusione d’arte. Colgo l’occasione quindi di invitarvi a seguirmi sulla mia pagina ufficiale di Instagram “pagina ufficiale Davide Schiano”, dove potrete seguire il susseguirsi del mio progetto. Un saluto al carissimo Francesco Billeci che stimo molto e al quale voglio molto bene in quanto reputo una meravigliosa persona dotata di una immensa empatia e sensibilità  verso molte realtà sociali”.

Una persona così generosa come lei, Davide, non poteva non scegliere di operare a favore della società, infatti da anni lei aiuta in ospedale con il ruolo di operatore socio sanitario?

“Sono circa quindici anni che svolgo la mansione di operatore socio sanitario. Ho iniziato ad avvicinarmi alle problematiche e soprattutto ai bisogni della gente  con un esperienza per così dire naturale, una mia propensione che mi porto dietro dalla nascita. La vita che ho vissuto con i miei genitori mi ha dato  la conferma che potevo intraprendere questa strada, e così è stato. Lavorare nel sociale e nel sanitario penso sia la cosa più bella, per chi come me ha sempre avuto il desiderio di aiutare chi ha bisogno, è un legame che nasce e si alimenta giorno dopo giorno, che cresce nell insieme di una società che ricerca continuamente di dare il meglio per far si che il diritto al benessere venga considerato la base di tutto, come del resto il diritto alla vita. In questo settore esistono varie realtà, che possono essere considerate meno o più complesse a seconda dei casi. Tutto viene messo su un piano che considera l’essere umano come parte integrante del sistema stesso di assistenza, vari quindi sono e possono essere gli interventi che un operatore può mettere in atto al servizio del bisognoso . Inizialmente , questo mio viaggio lavorativo è iniziato nella bellissima Roma, città che adoro, ed ha preso da subito il senso giusto. Successivamente alla  mia esperienza, che conta quindi il traguardo dei quindici anni, sono per così dire, atterrato, con mia grande soddisfazione al reparto covid, nell’ospedale civile della mia città. Da  sei mesi lavoriamo ininterrottamente in questo reparto, che ospita fino a ventiquattro pazienti affetti da covid-19. È difficile per me qui, esprimermi in termini medici, e tanto meno posso usare un distacco. È veramente una grande opportunità, poter contribuire al benessere fisico e psicologico di chi a malincuore è costretto a passare i suoi giorni nel reparto Covid di un ospedale. Quello che posso esprimere è decisamente relativo al rapporto umano ed empatico che mi porto nel sangue, quando vedo la paura negli occhi di queste persone mi rammento che ho fatto proprio bene a scegliere di intraprendere questo percorso lavorativo. Strappare un sorriso a chi soffre è la cosa più bella del mondo. Di questa bellissima esperienza sicuramente un immagine che ricorderò sempre saranno i sorrisi di coloro che ho assistito, le loro abitudini, i loro gesti, e il loro grandissimo desiderio di tornare alla loro vita”.

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