19 luglio 1992: il ricordo di Paolo Borsellino tra l’amarezza e la frustrazione dei figli

“Ecco come, dopo 23 anni, viene ricordato il giudice che lottò contro la mafia”.

Il 19 luglio, a distanza di 23 anni dalla scomparsa di Paolo Borsellino, come ogni anno tutta l’Italia continua a ricordarlo e a celebrare la sua memoria per far si che l’operato del giudice antimafia venga trasmesso alle nuove generazioni, al fine di diffondere la cultura della legalità.

Tuttavia i recenti avvenimenti legati all’intercettazione telefonica tra Matteo Tutino, medico dell’attuale Governatore della Sicilia Rosario Crocetta e quest’ultimo, durante la quale Tutino caldeggia per Lucia Borsellino la stessa fine di suo padre, hanno spinto in maniera definitiva la figlia del magistrato a non prendere parte a nessun tipo di commemorazione.

Una presa di posizione che lancia un messaggio ben preciso: prendere le distanze da quelle manifestazioni “in onore” del padre volute dallo Stato che coinvolgono molte cariche pubbliche e fondate sull’ipocrisia, la stessa che 23 anni fa lasciò soli Paolo Borsellino e tutti gli altri magistrati, forze dell’ordine e professionisti che si sono dedicati realmente alla lotta contro la criminalità organizzata dando vita ad una vera antimafia.

Inizialmente Manfredi, il figlio di Paolo Borsellino, ha dichiarato di non voler partecipare nemmeno lui alla tradizionale commemorazione, una scelta che ha rivelato molta amarezza e frustrazione non solo nei confronti degli autori delle stragi ma anche verso quegli organi che avrebbero dovuto essere presenti a fianco di Paolo Borsellino  durante quegli anni duri.

Tuttavia il figlio di Borsellino, oggi commissario di polizia, alla fine si è presentato all’annuale cerimonia di commemorazione per ricordare la strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992. Sempre accompagnato da una certa amarezza, Manfredi ha spiegato il duro calvario che la sorella Lucia ha dovuto patire in questi anni riguardo le denunce per contrastare il malaffare nella sanità siciliana. Inoltre Manfredi Borsellino ha dichiarato di essere presente alla cerimonia esclusivamente per il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sottolineando il fatto di avere un vissuto in comune, e quindi uno dei pochi realmente in grado di comprendere il reale stato d’animo dei figli di Borsellino, riferendosi al fratello del Presidente Piersanti Mattarella, assassinato da Cosa Nostra a Palermo nel 1980.

In base alle dichiarazioni di Manfredi Borsellino su “Il Fatto Quotidiano”, riferendosi a Sergio Mattarella ha spiegato come sia stato: “un punto di riferimento per mio padre e per la mia famiglia. Ho avuto modo di assistere due volte alle telefonate tra lei e mio padre e notavo il garbo e la delicatezza con cui mio padre si rivolgeva alla sua persona e pensavo tra me che fosse sconfinata la stima e l’apprezzamento che provava verso di lei e come lei aveva vissuto il dramma uguale, se non superiore che abbiamo vissuto noi anni dopo”.

Il 19 luglio di 23 anni fa l’Italia, dopo la strage di Capaci, a distanza di soli due mesi venne nuovamente colpita dall’attentato di via d’Amelio in cui Paolo Borsellino venne ucciso da 90 chilogrammi di esplosivo. La morte dell’ultimo di quel pool di magistrati, nato per portare avanti una lotta senza tregua contro cosa nostra, rappresentò per il nostro paese un duro colpo inflitto dalla mafia.

Tuttavia la gravità della situazione venne compresa dalla cittadinanza onesta allora tanto quanto oggi e parallelamente alle commemorazioni  in cui sono presenti cariche pubbliche, dalle quali i figli di Borsellino si sentono di diffidare, vi sono manifestazioni di semplici cittadini, giovani e famiglie che ricordando gli avvenimenti burrascosi di quegli anni portano avanti il ricordo di un uomo che venne ucciso per aver svolto il suo lavoro.

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