Massimiliano Galligani, classe 1973, nasce a Prato, è un attore comico demenziale e corporeo, come lui si definisce.
La sua comicità nasce quasi per caso, da piccolo era attratto dall’umorismo americano di Jerry Lewis, e da quella toscana. Ha lavorato con Roberto Benigni, quel mito irraggiungibile tranne che per lui, l’amico con cui puoi giocare a carte e parlare delle bellezze del tua città. Lavora in importanti film con la regia di Paolo Virzì (Baci e Abbracci; N, Napoleone) Roberto Benigni (Pinocchio), Giambattista Avellino (C’è chi dice no), vincendo vari riconoscimenti e premi in festival e rassegne di settore. Dal 2009 al 2012 torna a lavorare in teatro con la compagnia Fresedde e Pupi al Teatro di Rifredi. Massimiliano insegna in tre scuole, spiega ai suoi allievi come ritornare bambini per rispolverare l’innocenza di un fanciullino. Viene chiamato il fabbro-comico, nella vita lavora il ferro. Ama sporcarsi le mani per modellare il ferro. Il ferro lo rende vivo, lo ha modellato caratterialmente e ne va fiero.
Massimiliano, sei il gallino del teatro comico. Ti sei specializzato nella recitazione frequentando qualche scuola in particolare? Dams, scuole di recitazione o di dizione? Qual è il tuo modello di attore? Quando e come è nata la tua passione per la recitazione?
«Fin da bambino ero sempre stato attratto dalla comicità, mi faceva ridere TANTO Jerry Lewis, poi Walter Chiari, poi rimasi folgorato dall’energia di benigni e iniziai a raccontare le barzellette e capii che veder ridere le persone mi faceva stare tanto tanto bene, allora iniziai un corso di teatro nella mia Prato, il corso era presso il fabbricone e il metastasio. Dopo due o tre anni mi buttai seriamente a fare il comico e il cabarettista, con una certa predisposizione e preferenza per il genere demenziale e la comicità corporea, poi venne fuori il boom dei toscani e me li studiai tutti, quelli che mi facevano ridere tantissimo come paci e Ceccherini, Cambi e Sarri ecc ecc, e mi studiai anche quelli che proprio non mi facevano mai ridere ma che diventarono ugualmente conosciuti, cercando di capire il perché riuscissero comunque a restare a galla.»
La comicità talvolta nasconde un velo di tristezza, di malinconia. C’è qualcosa di vero dietro a questa affermazione?
«No, non credo di essere assolutamente una persona triste, ho bisogno ogni tanto di essere malinconico, perché poi quando sono felice, lo sono veramente, credo che il comico triste sia un luogo comune da sfatare, se non si è allegri non si possono inventare cose che facciano ridere, le cose più comiche che ho fatto, le ho fatte sempre divertendomi tantissimo, dunque essendo allegro.»
Il comico è quel bambino che non cresce mai, deve sempre far divertire la gente. Il comico di base è un bambino?
«Sì, ne sono fermamente convinto, il comico è un bambino con le rughe che non cresce mai ma che ha un intelligenza e una consapevolezza di un essere adulto, in realtà insegno anche in tre scuole, e nelle mie lezioni insegno a sbagliare, a divertirsi e a pensare con fantasia, quindi insegno a tornare bambini, e nelle tre scuole che ho, in due ho anche minorenni, e quando faccio con loro gli esercizi sulla fantasia spesso mi diverto a “competere” bonariamente con loro sulla fantasia e poi li vedo sorridere perché li batto!»
Hai lavorato con il grande Roberto Benigni nel film “Pinocchio”, quali rocordi hai e quale esperienza ti ha lasciato?
«Sì, aver lavorato con Benigni per me è stato il massimo possibile, lui fin da piccolo era un mio mito come ho già detto, e sul set ci ho giocato a carte, abbiamo parlato delle nostre terre, Prato, il fiume Bisenzio, la nostra montagna che è la Calvana…. io credo di amarlo, io credo che sia tra le dieci persone che mi hanno dato un imprinting comico.»
Vieni chiamato il comico fabbro in modo ironico e divertente. Ti può dare fastidio essere chiamato in questo modo?:
«Sì, mi chiamano fabbro comico, non mi da fastidio, anzi, ho rispetto di queste due definizioni, perché è la mia verità, sono Fabbro e sono Comico, ed ho rispetto di questi due “genitori” perché se sono così lo devo al fabbro e al comico, anche se il fabbro è sporco, faticoso, odioso, poco divertente, beh credo che oramai io non possa più fare a meno di lavorare il ferro… il ferro mi ha forgiato e il comico mi tiene vivo e abbastanza tranquillo.»
Quale è stato il tuo film che ti ha emozionato ad interpretarlo?
«Il film che mi ha emozionato più di tutti a farlo non c’è, quando ho il culo che mi chiamano per fare un film, mi concentro tantissimo per capire il personaggio e per farlo come deve essere, quindi l’emozione è sempre molto forte e alta perché io godo, io seriamente godo quando devo girare un film, non è una cosa molto spiegabile….»
Stai preparando un nuovo film? Ce ne puoi parlare?
«Sì, c’è in previsione di fare due film, una trasmissione e una sit-com ma a differenza degli anni 90, a quell’epoca c’erano 5 progetti e ne andavano a buon fine 4, mentre oggi nel 2020 ci sono 10 progetti e ne vanno a buon fine 3, quindi come si dice in toscana “ci credo ma non mi ci fisso…”»
Cosa fai al tuo risveglio?
«Sbadiglio, bacio il mio amore, vado a fare la pipì e chi vuol esser lieto sia…»