Maletto: ennesimo caso di violenza sulle donne

Femminicidio è un termine che tristemente è entrato nella quotidianità. I dati in Italia sono infatti impietosi perché ogni anno quasi duecento vengono uccise, una ogni tre giorni.

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Ad oggi in Italia per mano dell’uomo sono morte, secondo le statistiche, circa 8 milioni (43,6%) di donne fra i 14 e i 65 anni. Nel corso della loro vita sono 7 milioni quelle che hanno subito una qualunque forma di violenza: da quella verbale, forma più diffusa, a quella fisica. Nel 60% dei casi, questo tipo di molestie sono eseguite da estranei, conoscenti o ex partner. I dati non sono certi e variano di poco, ma il numero degli omicidi in Italia è in costante aumento. L’ultimo fatto impietoso avvenuto a Maletto, ha come protagonista una ragazzina di 12anni ridotta in fin di vita dal ragazzino 16enne, indagato per lesioni personali o peggio ancora per violenza carnale o stupro. La protagonista infatti, arrivata all’ospedale di Bronte in gravi condizioni, presentava lesioni interne così brutali da essere state causate forse da un oggetto.

È bene chiedersi nel 2018 e in prossimità della festa donna, in una società che dovrebbe considerarsi matura e all’avanguardia, perché crescono i casi di violenza sulle donne. Nella maggior parte dei casi sono omicidi commessi da ex che non si rassegnano alla fine della relazione e si dichiarano ancora innamorati. Altri associano questa condizione alla fase difficile che il nostro paese attraversa. Motivazione piuttosto labile. Alcuni ancora dichiarano che a scatenare questa violenza siano i pregiudizi, le differenze sociali e culturali, in quanto soggetti “troppo” emancipati.

Negli altri paesi la percentuale di femminicidio è molto più alta rispetto all’Italia, ma non per questo lo dobbiamo considerare un fenomeno da sottovalutare nel nostro paese: ad esempio nel medio oriente le donne vivono ogni giorno una violazione dei loro diritti fondamentali come persone e cittadine: sono costrette a vivere segregate nelle loro case, espulse dagli impegni pubblici e private dei loro diritti, dall’istruzione al lavoro e anche quello della salute. Quando si ammalano rischiano di morire in quanto non possono essere visitate da dottori di sesso maschile.

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In Argentina, a Buenos Aires, viene uccisa una donna ogni 30 ore. Proprio dopo i fatti che hanno scosso la capitale nell’aprile del 2015, quando Chiara Páez, 14 anni e incinta, è stata assassinata dal suo fidanzato, di 16 anni, e sotterrata nel giardino di casa con l’aiuto dei genitori di lui. A poche ore dalla diffusione della notizia, ha preso il via il movimento Ni una menos (non una di meno) che chiede alla politica di applicare con rigore la legge contro la violenza di genere e si propone di promuovere una cultura di uguaglianza e rispetto. In Italia il provvedimento contro la violenza sulle donne è stato approvato in Senato, con 143 sì nell’ottobre del 2013. Le norme più importanti sono: pene più severe, arresto obbligatorio in flagranza e allontanamento del coniuge violento da casa. I Centri antiviolenza presenti in Italia, svolgono attività di consulenza psicologica e legale. Fungono anche da casa rifugio, spesso ad indirizzo segreto, ospitando le donne ed i loro figli minorenni per un periodo di emergenza, e si possono trovare in quasi tutte le città presenti sul territorio.

Forse una soluzione per fermare la violenza potrebbe essere una “rieducazione” degli uomini, pene più severe e concrete o semplicemente un ritorno al rispetto che oggi manca tra le persone. In occasione della festa della donna e alla luce degli ultimi fatti di cronaca, si svolgeranno in tutta Italia manifestazioni e conferenze per sensibilizzare il problema. A Catania decine gli striscioni che nella notte tra il 5 marzo e stamattina sono stati affissi dalle studentesse in lotta verso l’8 marzo, spinte dallo slogan «Le strade sicure le fanno le donne che le attraversano»Protesta-8-marzo

Al Monastero dei Benedettini da venerdì 2 marzo è in corso una mostra fotografica che racconta il Movimento Femminista nelle sue varie forme. Oggi 6 marzo, alle ore 10.00, si terrà una conferenza stampa di lancio della manifestazione dell’8 marzo presso la sede dell’Associazione Thamaia.

Giovedì 8 marzo la giornata di mobilitazione inizierà alle ore 10 con un sit-in in Piazza Università a cura della rete NUDM – Catania. Proseguirà nel pomeriggio con la Manifestazione cittadina con partenza alle ore 16.30 da piazza Roma.

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