All’Oratorio di Santa Cita il grande Aldo Mausner

Il grande violinista Aldo Mausner si esibirà, giorno 27 maggio, presso l’Oratorio di Santa Cita, a Palermo, e con lui la grande Gabriella Agugliaro, un mix perfetto di suoni e melodie che incanteranno spettatori di tutte le età .

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Anche giovane Aldo Mausner, di origine ebraica, si salvò, grazie ai Giusti nascosti che l’aiutarono.

I Mausner erano polacchi che, dopo la prima guerra mondiale, si trasferirono a Vienna. Federico Mausner, nel ’33 sposò Reben, una giovane viennese e insieme si trasferirono a Palermo per lavoro, dove presero la cittadinanza italiana e si convertirono al cattolicesimo.

L’8 marzo del ’34 nacque Aldo, figlio unico, che venne battezzato nella cattedrale.

A Vienna erano rimaste la nonna di Aldo e la zia, che conservarono la religione ebraica.

Dalla promulgazione delle leggi razziali del 1938, l’Italia fascista fu un Paese ufficialmente antisemita, che adottò provvedimenti discriminatori o persecutori contro gli ebrei. Nonostante ciò, i Mausner non ebbero particolari problemi fino all’entrata in guerra dell’Italia. Nell’estate del 1940, alcuni fascisti si presentarono alla loro casa e prelevarono Federico per portarlo in carcere. In quei giorni c’era in visita la nonna, che rimase bloccata a Palermo.

Reben chiese di condividere la sorte del marito, per riunire la famiglia, così giunsero a Monte San Pietrangeli come internati liberi.

Nel ’42, vennero trasferiti a Santa Vittoria in Matenano, dove Aldo frequentò la scuola elementare e incominciò a imparare il solfeggio, cantando anche nel coro della collegiata di Santa Vittoria.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43, un giorno dei fascisti bussarono alla loro porta per arrestare Federico.

Allora mio padre si nascose dietro ad un armadio, prima che loro entrassero in casa. Erano armati e chiesero a mia madre dove fosse mio padre. Lei rispose che era uscito, ma i fascisti minacciarono di portare via tutti noi in cambio di mio padre.”

Appena sentite quelle parole, Federico Mausner uscì da dietro l’armadio. Subito ammanettato, venne tradotto nel campo di Servigliano, dove erano presenti altre decine di ebrei. Tre giorni dopo, però, riuscì a scavalcare il muro di cinta e a fuggire, allontanandosi rapidamente. Raggiunta Santa Vittoria, bussò alla porta del convento dei francescani e chiese ospitalità a padre Samuele, che era un suo amico.

Nella stessa notte, fummo avvertiti da un contadino della fuga di mio padre. Diceva che era padre Samuele ad averlo mandato e ci sollecitava di andare con lui, sul suo carro, che ci avrebbe portati in una casa sperduta per la campagna, perchè l’indomani la fuga sarebbe stata scoperta.”

Il contadino li condusse in una casa vicino al fiume Tenna, alla Stazione di Monte San Martino.

Era una casa che aveva accanto delle canne di bambù, che mi affascinavano.”

Lì rimasero alcune settimane, fino a quando non arrivò anche Federico Mausner. Egli s’era allontanato dal convento di Santa Vittoria su richiesta del priore, per il pericolo che si correva.

Ma anche il contadino che li ospitava cominciò ad aver paura

... diceva che noi mettevamo a repentaglio la vita dei suoi figli. Era una persona scorbutica e urlava di aver sentito parlare di rastrellamenti, di distruzioni, di case incendiate. Diceva che lui doveva pensare alla sua famiglia e insisteva che ce ne andassimo.

Minacciò perfino di denunciarli e diede loro 24 ore di tempo. L’indomani, Aldo e la madre s’incamminarono per la campagna imbiancata dalla neve, chiedendo ospitalità ai contadini. Tutti rispondevano che quattro persone erano tante. Nel tardo pomeriggio, Aldo e la madre arrivarono sfiniti in contrada Cese di Montefalcone, dove incontrarono Antonio Papiri, proprietario di una casetta abbandonata.

Alla nostra richiesta ci rispose che anche lui aveva dei figli prigionieri in Africa, che forse scappano in cerca di aiuto. Io voglio aiutare voi nella speranza che qualcuno possa aiutare mio figlio.

La tradizione ebraica racconta che in qualsiasi momento della storia dell’umanità ci sono 36 Giusti al mondo. Nessuno sa chi siano, nemmeno loro stessi, ma essi sanno riconoscere le sofferenze e se ne fanno carico. L’indomani mattina, i Mausner si trasferirono a Cese, sostenuti anche dagli altri contadini.

In marzo però cominciarono a passare squadre di nazifascisti che andavano in giro a perquisire le case. Allora i Mausner si trasferirono in un capanno nel fitto del bosco. Lì erano certamente più al sicuro, anche se lo spazio era angusto. Aldo aveva ormai 9 anni e, vestito da contadinello, andava per le campagne a chiedere aiuto per provvedere ai bisogni della famiglia. Tutti erano generosi: chi gli dava un pezzo di pane, chi del formaggio, chi il latte.

Vivevo un conflitto di sentimenti. Immerso in quella splendida natura partecipavo alla vita dei contadini, la semina e la raccolta, la mietitura, la salata. Insomma tutto quel che si faceva in campagna. Nello stesso tempo ero cosciente del pericolo che correvano i miei genitori.”

Nei primi giorni di giugno, si sentivano continui scambi di artiglieria. Una mattina dei contadini avvertirono i Mausner che sulla strada c’erano dei soldati che non parlavano tedesco: erano i liberatori dell’8° Armata. Federico, conoscendo bene l’inglese, parlò a lungo con loro e riferì ai contadini.

Alla notizia, vi fu una vera esplosione di gioia. Chi poteva iniziò a sparare per aria col fucile da caccia, chi tirò fuori le bottiglie di vino e chi cantava. Tutti fummo presi da una gioia sfrenata. Una gioia che è rimasta nel mio cuore.”

I Mausner si salvarono, grazie al coraggio di gente semplice. Nel buio della barbarie nazista, molte migliaia di sconosciuti eroi rischiarono e a volte persero la vita per salvare quella di un ebreo, o di un ricercato. Essi furono dei Giusti.

Secondo la storica Hannah ArendtGiusto è chi pensa da solo, contro il conformismo generale, e si rivela capace di affrontare scelte anche laceranti.

Dopo la liberazione, i Mausner vissero per 3 anni a San Benedetto del Tronto, dove Federico lavorò come interprete presso il Comando alleato. Lì Aldo iniziò a studiare musica, studi che continuò anche quando la famiglia si trasferì a Palermo. Nel 1960 vinse il concorso per violinista nell’orchestra del Teatro Massimo di Palermo, dove ancora si esibibisce.

Breve intervista al maestro Also Mausner.

Maestro quanti brani suonerete?

Ci esibiremo con 10 performance, motivi eterni scritti da grandi compositori come  Kreisler, Paganini, Chopin, Mendelsohn, Faure, Rachmaninoff, Schubert

Diplomato al Conservatorio di Palermo, ha frequentato corsi di perfezionamento, ha vinto il concorso al Teatro Massimo e per tenta anni ha suonato nella orchestra del  suddetto. 

Stimato professore di violino al Conservatorio Vincenzo Bellini di Palermo, svolge attività concertistica, sia da camera che da solista.

Nel 2009 ha ricevuto la targa “Ettore Gaiuzza”, una vita in musica; nel 2010 invitato presso l’Aula Magna dell’Università La Sapienza di Roma, dove ha ricevuto il premio “Foyeur des Artistes” per meriti artistici e medaglia d’oro e pergamena.

dal 1995 e’ direttore artistico dell’UCAI (Unione Cattolica Italiana Artisti).

Che messaggio vuole dare ai giovani talenti che vorrebbero intraprendere la carriera artistica?

“Anzitutto dovrebbero sentire il bisogno di esprimersi attraverso la musica e di dare, di comunicare un messaggio d’amore e la bellezza della musica!; una “missione” che si esprime attraverso lo strumento, poiché’, secondo me, uno strumento non deve essere suonato in modo “freddo” e tecnico, anche se la tecnica è necessaria, ma la stessa non dovrà mai essere fine a se’ stessa”

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