Gianni Mazzei ha presentato il nuovo libro su Antonio Gramsci

Gianni Mazzei ha presentato nei giorni scorsi il suo nuovo libro,”Solo i rivoluzionari pretendono il carcere: Antonio Gramsci”.

foto libro gramsci

Antonio Gramsci è stato un politicofilosofogiornalistalinguista e critico letterario italiano.

Nel 1921 fu tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia e nel 1926 venne ristretto dal regime fascista nel carcere di Turi. Nel 1934, in seguito al grave deterioramento delle sue condizioni di salute, ottenne la libertà condizionata e fu ricoverato in clinica, dove trascorse gli ultimi anni di vita.

È considerato uno dei più importanti pensatori del XX secolo. Nei suoi scritti, tra i più originali della tradizione filosofica marxista, Gramsci analizzò la struttura culturale e politica della società. Elaborò in particolare il concetto di egemonia, secondo il quale le classi dominanti impongono i propri valori politici, intellettuali e morali a tutta la società, con l’obiettivo di saldare e gestire il potere intorno a un senso comune condiviso da tutte le classi sociali, comprese quelle subalterne.

Il titolo del suo libro è molto significativo, c’è ne vuole parlare?

“Il titolo in parte è provocatorio, per dire che il politico, nell’esercizio del suo mandato a nome del popolo, metteva, nel passato, in conto sacrifici e non di certo i privilegi come avviene, purtroppo, ora.

Per l’altro verso, inizialmente, si riferisce e fa un paragone con altre figure, Pellico e Moro in un arco di tempo dagli anni 1830 agli anni 1980, alle traversie che il politico ha avuto compreso il carcere per costruire l’Unità d’Italia( Pellico imprigionato dagli Austriaci), preservarla dallo stato totalitario (Gramsci imprigionato dal fascismo) e  da pericoli pseudo-rivoluzionari ( Aldo Moro nel carcere delle Brigate Rosse)”.

Secondo lei che segno storico ha lasciato il grande politico Gramsci? E quale insegnamento?

“Insegnamento di coerenza morale, di impegno mentale e pratico, per la collettività, basandosi sul dialogo, la curiosità di apprendere, rispetto dell’avversario, senso dell’appartenenza e dell’identità. Il multiculturismo è una visione di un comunismo, totalmente italiano, basato sulla figura dell’uomo del rinascimento. Nelle lettera cita Leonardo da Vinci, come esempio di uomo completo nella sua individualità e aperto al mondo e alla collettività”

Ha scritto di getto il suo libro o è frutto di meditate considerazioni storiche e politiche?

“Penso, l’una e l’altra. La meditazione è venuta negli anni dei percorsi gramsciani siamo al 20 °anno, creati dall’on Mario Brunetti, di Plataci (Cs), paese di origine albanese, con documentazioni si è dimostrato che gli antenati di Antonio Gramsci, provenienti dall’Albania si sono fermanti prima in Calabria, appunto a Plataci, per poi passare nell’800 in Sardegna. C’era quindi l’orgoglio di un’appartenenza che mi spingeva ad interessarmi di Gramsci. La stessa cosa ho fatto per il pittore futurista Umberto Boccioni, nato a Reggio Calabria, per il quale ho scritto l’anno scorso una silloge poetica “come un quadro futurista” nella ricorrenza del centenario della morte. Poi mi ha sempre interessato la sua vicenda singolare, saper resistere nel carcere, senza sconfortarsi ma dando conforto, nelle lettere, ai familiari e insegnamento ai figli con un’umanità, tenerezza, dolcezza ma anche rigore morale. Ciò è riscontrato, per certi aspetti, nel mio conterraneo Tommaso Campanella, anche egli in carcere a Napoli, per moltissimi anni, per essere stato accusato di congiura. Ho sempre visto Gramsci come intellettuale “mediterraneo”, espressione della cultura rinascimentale, un comunista sui generis sulla linea Hegel, De Sanctis, Croce più che sulla linea Marx Lenin Stalin. Il libro è stato scritto di getto, nel giro di un mese, per un degno omaggio agli 80 anni dalla sua morte”.

 A me non resta altro che consigliare la lettura di questo libro che appassionerà non soltanto ammiratori della sinistra ma anche coloro i quali cercano di “allargare” e approfondire  la loro cultura!

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