Villaggio “Le Rocce”, il M5S contro la realizzazione di una struttura alberghiera

I consiglieri penta stellati, rilanciando l’idea di Antonio Presti, si oppongono: «L’area è tutelata da un vincolo paesaggistico e deve essere valorizzata con un’oasi naturale protetta o un presidio culturale fruibile liberamente da residenti e turisti»giampilieri-due-e1527891711129

MESSINA. «Il Villaggio Le Rocce è un bene che appartiene alla collettività e non va in alcun modo messo sul mercato per fini speculativi». Il gruppo consiliare del M5S si oppone alla possibile vendita del complesso naturalistico di Mazzarò e alla paventata dismissione tramite procedura pubblica appresa da alcuni organi di stampa.

Un tempo meta privilegiata del turismo internazionale, la struttura è rimasta chiusa per oltre mezzo secolo prima della concessione in comodato d’uso al mecenate Antonio Presti (nel 2016) e la successiva sentenza del Cga, che ha accolto il ricorso presentato dalla società “La Pineta Sport Management”, riconsegnando il bene alla Città Metropolitana, attuale proprietario. Lo scorso 18 maggio, l’allora primo cittadino Renato Accorinti, con un atto di indirizzo, ha dato mandato al dirigente dei Servizi tecnici generali di Palazzo dei Leoni di avviare la procedura per acquisire le manifestazioni di interesse alla valorizzazione del compendio immobiliare. Un procedimento revocato con estrema solerzia dall’attuale sindaco Cateno De Luca, che intende “valutare ulteriori possibili soluzioni, mirate a valorizzare e rendere fruibile la struttura con vocazione turistico-alberghiera, dalle quali l’Ente possa trarre maggiori vantaggi economici”.

«Il Villaggio è un luogo simbolico di immenso valore culturale, ambientale e paesaggistico che va restituito alla cittadinanza, realizzando un’oasi naturale protetta o un presidio culturale che metta al riparo il complesso da cementificazioni selvagge», commentano i consiglieri pentastellati. «Da come si evince dal Piano paesaggistico ambito 9, la zona in cui ricade il Villaggio è protetta e vincolata con un livello di tutela 3, il massimo previsto. In quell’area sono consentiti il recupero ambientale, la riqualificazione paesaggistica e tutti gli interventi che mirano alla conservazione dell’esistente. Non sono invece permesse varianti allo strumento urbanistico o alterazioni morfologiche, né tantomeno è consentito realizzare nuove costruzioni o attività che modifichino la conformazione del territorio».

«Mettere a reddito un bene non significa venderlo a privati o trasformarlo in un hotel di lusso, come si era tentato di fare in passato prima dell’intervento dell’Urega. Al contrario, è doveroso valorizzare il patrimonio comune garantendo la fruizione pubblica e agendo in sinergia con associazioni naturalistiche e ambientaliste come il Wwf e Legambiente, che già gestiscono in maniera egregia altre porzioni di territorio», specificano gli esponenti del M5S, che rilanciano l’idea di Antonio Presti di recuperarne il valore culturale con un museo di arte contemporanea. «Il Cga ha contestato solo il tipo di affidamento e non l’iniziativa in sé, perfettamente conforme alle attuali norme paesaggistiche».

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