Università di Catania: siglato un accordo di cooperazione con l’Università Ain Shams

Sarà attivato un laboratorio per lo studio dei materiali antichi finalizzato alla conoscenza e alla conservazione dei beni culturali

Foto delegazioni Egitto 2

È stato siglato oggi un accordo di cooperazione tra l’Università di Catania, la Ain Shams University e il Centro culturale Copto Ortodosso del Cairo (Egitto) per lo sviluppo di una collaborazione nel campo della conoscenza e della conservazione dei beni culturali, un settore che vede l’Università di Catania sempre più protagonista nell’area del Mediterraneo e del Nord Africa grazie anche ai proficui rapporti inter-accademici intrapresi con gli atenei egiziani.

L’accordo sottoscritto oggi, della durata quinquennale, con l’Università Ain Shams, una delle più prestigiose università egiziane, e con il Centro Culturale Copto Ortodosso, una struttura di grande rilevanza per quel che attiene la conservazione del patrimonio archeologico e storico artistico dell’Egitto antico e moderno, consentirà, quindi, di ampliare ulteriormente le collaborazioni in questo campo e, in particolar modo, prevede la futura realizzazione di azioni didattiche comuni e la costruzione di un moderno Laboratorio al Cairo per lo studio dei materiali antichi finalizzato alla conoscenza e alla conservazione dei beni culturali.

A siglare l’accordo stamattina, al Palazzo centrale, il rettore dell’Università di Catania, prof. Francesco Basile, il rettore della Ain Shams University, prof. Abdel Wahab Mohamed Ezzat, e il direttore del Centro culturale Copto Ortodosso, Bishop Ermia.

Presenti anche il direttore del dipartimento di Scienze chimiche Roberto Purrello, il docente Enrico Ciliberto e i delegati del rettore Rosario Sinatra (Politiche di sviluppo nel bacino del Mediterraneo) e Alessandra Ragusa (Internazionalizzazione, ambito scientifico).

Ezzat Basile e Ermia

Nel corso dell’incontro sono state poste le basi per favorire l’accesso di studenti egiziani ai corsi di laurea dell’Università di Catania. «Questo nuovo accordo consentirà di sviluppare progetti di ricerca e di studio comuni tra realtà che si affacciano sul Mediterraneo e molto simili tra loro» hanno detto i rettori Basile e Ezzat.

«Il laboratorio che sarà realizzato nell’ambito della collaborazione consentirà di fornire un supporto tecnico-scientifico alla ricerca archeologica e agli studi di Scienza della conservazione in terra egiziana sui materiali e sulle problematiche di conservazione e restauro specifiche della regione ha spiegato il prof. Ciliberto -. I ricercatori italiani e anche di altre nazionalità, infatti, si trovano spesso nella impossibilità di realizzare indagini archeometriche o mirate allo sviluppo di tecniche conservative su materiali di interesse storico-artistico, essendo impedita, in base alle norme egiziane, qualunque forma di spedizione all’estero di campioni o reperti da studiare. Il luogo potrà quindi divenire un forte punto di riferimento per tutti i ricercatori e gli studenti di dottorato italiani ed esteri che intendano sviluppare ricerche in questi settori».

Foto delegazioni Egitto

L’accordo, che permetterà all’Università di Catania di divenire uno dei principali poli di riferimento nell’area del Mediterraneo e Nord Africa per la conoscenza, la conservazione e il restauro dei beni culturali, prevede, inoltre, anche la realizzazione di progetti congiunti di ricerca scientifica e corsi di formazione oltre agli scambi di studenti, laureati, dottori di ricerca, docenti e ricercatori.

Le collaborazioni scientifiche e didattiche già intraprese hanno prodotto la realizzazione di un master a doppio titolo coordinato dal prof. Enrico Ciliberto (con la Helwan University) che nel 2017 ha consentito ad un gruppo di 22 studenti egiziani di conseguire il diploma post-laurea. Molti di loro oggi occupano posizioni di responsabilità nei più importanti musei ed archivi egizi come l’Archaeological Museum del Cairo, il Great Egyptian Museum di Giza e la Biblioteca Alessandrina.

Nei mesi scorsi, inoltre, un gruppo di ricercatori catanesi ed egiziani, coordinati dal prof. Ciliberto, ha scoperto il più antico reperto di formaggio ad oggi studiato risalente al periodo Ramesside (in particolare fra i regni di Seti 1 e Ramesse 2), una scoperta questa che ha richiamato l’attenzione della stampa internazionale.

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