Twitter sbarca a Wall Street: luci ed ombre sull’ “Uccellino azzurro “più famoso

Il grande giorno di Twitter a Wall Street è arrivato

 

 

Da oggi i titoli della società di San Francisco saranno scambiati al New York Stock Exchange con la sigla TWTR. Il prezzo fissato è di 26 dollari per azione, con una valutazione di mercato pari a 18,1 miliardi. È la quotazione più attesa dopo quella di Facebook del maggio del 2012, sbarcato sul listino tecnologico Nasdaq a 38 dollari per azione. L’Ipo (Acronimo del termine inglese Initial Public Offering, indica l’offerta al pubblico di titoli di una società che ricorre al mercato dei capitali per la prima volta. In italiano OPV, Offerta Pubblica di Vendita) da 70 milioni di titoli garantisce a Twitter una raccolta superiore agli 1,8 miliardi, cui si aggiunge un’opzione per altri 10,5 milioni da esercitare entro 30 giorni, con cui si arriverebbe a circa 2,1 miliardi di dollari. Il prezzo della quotazione, oggetto di una lunga trattativa tra il board di Twitter e i sottoscrittori istituzionali, supera la forchetta dei 23-25 dollari per azione inizialmente prefissata e già rialzata rispetto ai precedenti 17-20 dollari, in risposta alla entusiasta reazione dai potenziali investitori.

Twitter sbarca in Borsa con 232 milioni di utenti e ricavi per 422 milioni di dollari, ma punta a raddoppiare il suo fatturato entro il 2015.Con la quotazione a Wall Street, Twitter punta a raccogliere 2 miliardi di dollari, più degli 1,9 miliardi di Google quando è sbarcata in Borsa nel 2004. Google, però, era già in utile, mentre Twitter ancora non lo è.

Nel 2012 la società che cinguetta ha registrato una perdita di 79,4 milioni, con un giro d’affari di 317 milioni. Nei primi nove mesi del 2013 il fatturato di Twitter è stato di 422 milioni, mentre il rosso è salito a 134 milioni. Il principale azionista individuale di Twitter è il cofondatore Evan Williams con una quota pari al 12%, che vale 1,4 miliardi se si considera il livello più alto nella forchetta di prezzo.

L’altro fondatore di Twitter, Jack Dorsey, possiede una quota valutata in 586 milioni, mentre quella del ceochief executive officer – alias amministratore delegato)Dick Costolo vale 192 milioni. Il secondo principale azionista individuale è Peter Fenton, membro del board del gruppo, con una partecipazione pari a 789 milioni in valore. Tra gli investitori istituzionali spicca il fondo di trade private equity, Rizvi Traverse, che controlla il 18% di Twitter con un valore stimato di 2,1 miliardi.

La decisione di quotarsi con il simbolo TWTR sul New York Stock Exchange e non al Nasdaq (dove ci sono, ad esempio, Google o Facebook), rappresenta un’importante vittoria per il listino americano, che negli ultimi due anni ha attirato società tecnologiche come LinkedIn e Pandora. Quasi un riscatto della ‘old economy’, visto che la quotazione dell’uccellino azzurro è la maggiore Ipo tecnologica degli ultimi tempi. 

A guidare l’offerta pubblica di azioni (Ipo) di Twitter è stato chiamato Anthony Noto, analista famoso all’epoca della prima Bolla Internet per aver raccomandato dot.com con valutazioni da capogiro fino a poco prima del loro crollo. L’operazione è, infatti, tutto tranne che sicura. Per una serie di motivi. Nonostante i successi del sito di “micro-blogging”, che vanta iscrizioni illustri come quella di Papa Francesco e Barack Obama, il grosso punto di domanda è su come la società guidata dal ceo Dick Costolo possa trasformare questa popolarità in un business redditizio.

Dietro l’angolo c’è il timore che si possa replicare il “flop di Facebook”: il social network di Mark Zuckerberg arrivò al Nasdaq come la prima società nella storia a collocarsi con una valutazione di mercato da cento miliardi di dollari a 38 dollari ad azione. La sopravvalutazione degli investitori da una parte e gli errori tecnici il giorno dell’Ipo dall’altra, fecero cominciare alle azioni una precipitosa discesa. Oggi il prezzo è da due mesi stabile oltre i 38 dollari, ma l’IpoFacebook è passata alla storia come una lezione sugli errori da non fare in caso di quotazione.

Ma sull’operazione ci sarebbero già delle lamentate ombre. Il social network sarebbe stato denunciato nei giorni scorsi da due fondi americani, che la accusano di avere progettato nel 2012 un collocamento fittizio di titoli per gonfiare la valutazione della Società e creare l’interesse degli investitori nei confronti dell’operazione (una Initial public offering, Ipo). Precedo Capital e Continental Advisors, che si ritengono defraudate per la possibilità di acquisto poi sfumata, hanno citato in giudizio la Società presso il tribunale federale di Manhattan, a New York, dicendo di essere state danneggiate ‘in termini di perdite di commissioni e spese così come reputazione’. Una denuncia che potrebbe costare al social network 24,2 milioni di dollari di risarcimento e altri 100 milioni di dollari di multa.

 

 

 

Insomma, cosa accadrà all’ “uccellino cinguettante azzurro” tanto conosciuto dai cultori dei social network? Tutto da vedere. Il via vai tra Borsa e Tribunale…pare, al momento, assicurato!

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