Tutti i nodi di Obama

Entro il mese ottobre ci saranno due scadenze cruciali per l’economia americana: il voto sul bilancio 2014 che inizia proprio il primo ottobre, e a metà del mese il Congresso dovrà votare la legge per mettere il nuovo tetto al debito

Obama non può solo pensare all’intervento in Siria, la preoccupazione più rilevante per il presidente americano è sul lato economico interno e, di conseguenza, al lato politico del suo mandato.

Nel mese di ottobre ci sono due importanti scadenze per l’inquilino della Casa Bianca: il voto sul bilancio 2014 che inizia proprio il primo ottobre, e a metà del mese il Congresso dovrà votare la legge per mettere il nuovo tetto al debito. Due leggi che eviteranno una nuova crisi di bilancio e il default dei pagamenti. Due minacce talmente reali che se non bloccate in tempo avranno conseguenze catastrofiche per l’economia statunitense. Gli sforzi del Congresso in queste settimane da soli non bastano – la disoccupazione è scesa e il Pil è cresciuto del 2,5% – che, per la verità, hanno dato una bella boccata d’ossigeno all’amministrazione Obama. Serve soprattutto che la riduzione delle spese sociali – pensioni, sanità e lotta contro la povertà – guardino al lungo periodo e che i fondi all’Obamacare non vengano ulteriormente tagliati in modo che gli americani non assicurati – coloro che desiderano sottoscrivere una copertura sanitaria sovvenzionata – possano iscriversi su Internet a partire dal primo ottobre.

Il rischio è sempre lo stesso: l’incapacità del Congresso di far fronte comune sui temi di bilancio e sanità. Con il Senato in mano ai democratici e la Camera in mano ai repubblicani, solo la Casa Bianca potrà fare – ma senza strafare – da ago della bilancia in tutte le posizioni assunte dai due rami del Parlamento. La difficile coabitazione al Congresso dei due principali partiti, ha messo in evidenza l’inadeguatezza del sistema politico americano di fronte alla scelta definitiva di trovare un nodo al deficit. Il rischio non è solo lo stallo perdurante, ma addirittura la paralisi politica di tutta l’amministrazione pubblica statunitense. Lo stallo porterà ovviamente ad un mancato accordo sul tetto del debito, e quindi lo stato federale dovrà necessariamente eliminare quei servizi giudicati non essenziali, come, ad esempio, l’Obamacare.

Il disaccordo si vedrà soprattutto sul livello di indebitamento pubblico (il massimo in cui il Tesoro può arrivare). La responsabilità cade sul Congresso, ma c’è da scommettere che nessuno dei repubblicani farà la fila per portarlo al voto. D’altra parte lo scopo dei repubblicani è quello di sfondare sull’Obamacare e la legge sul tetto del debito è una lama affilatissima sul collo di Barack Obama.

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