Alla Festa del Cinema di Roma il documentario di Daniele Gonciaruk “Turi Ferro, L’ultimo Prospero” dedicato al grande attore catanese – 21 ottobre 2019, Teatro Palladium, ore 20.30
Il regista e attore messinese Daniele Gonciaruk approda alla prossima Festa del Cinema di Roma (17- 27 ottobre), con un docufilm sulla vita e l’impegno artistico del grande attore catanese Turi Ferro, scomparso nel 2001. “Turi Ferro, L’ultimo Prospero”, prodotto dallo stesso regista con Officine Dagoruk e da Ninni Panzera per La Zattera dell’Arte, presente alla kermesse cinematografica nella sezione “Omaggi e restauri”, verrà proiettato il 21 ottobre al Teatro Palladium (ore 20.30). Un sentito tributo ad uno dei maggiori talenti siciliani, scaturito da un rapporto personale intenso e formativo col grande maestro, e realizzato attraverso un costante lavoro di ricerca video-iconografica, cui hanno offerto un valido contributo la Rai Teche e il Teatro Stabile di Catania nel reperimento del materiale di repertorio. Il film prende spunto da immagini di backstage catturate dallo stesso regista nel 1997 durante l’allestimento teatrale de “La Tempesta” di William Shakespeare, cui Gonciaruk ha preso parte come attore. Grazie al restauro del vecchio materiale video, girato con una semplicissima handicam hi8, il regista messinese è riuscito a mettere assieme, tassello dopo tassello, l’iter artistico del grande attore etneo, dando notizia anche dei suoi rapporti professionali significativi, attraverso la testimonianza di alcuni nomi illustri del teatro e del cinema italiano con cui Ferro ha lavorato nella sua intensa carriera. Troviamo infatti interessanti contributi di Paolo Taviani, Lina Wertmuller, Gabriele Lavia, del collega e amico Giulio Brogi, recentemente scomparso; ma anche un ricordo inedito della grande Mariangela Melato. Non mancano testimonianze legate alla terra di Turi Ferro e ai suoi rapporti con artisti di origine siciliana, tra cui Leo Gullotta, Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina e Fulvio D’Angelo, e un contributo della stessa figlia di Turi, Francesca. Gonciaruk definisce il suo docufilm un atto d’amore, tanto verso un teatro in via di estinzione, quanto verso il grande maestro che gli ha trasmesso l’importanza del rigore nel mestiere d’attore. Fondamentali per il recupero del girato sono stati l’apporto della Laser Film di Roma che ha curato il restauro del suono, e il lavoro di pre-mix del messinese Patrick Fisichella.
NOTE SUL REGISTA
Daniele Gonciaruk sin da adolescente dimostra una passione per il teatro viscerale e costante che prende forma quando entra a far parte della compagnia della scuola “Verona Trento” di Messina, capitanata dal maestro Totò D’Urso. Conseguita la maturità si trasferisce a Roma e viene ammesso all’Accademia Nazionale d’arte drammatica “Silvio D’Amico”, ove nel 1994 conseguirà il diploma.
Interpreta ruoli in opere di Verga,Pirandello, Sofocle, Beckett, Sciascia, Vittorini, Camilleri insieme ad attori e registi di grande rilievo tra cui Luca Ronconi, Turi Ferro, Franco Branciaroli, Armando Pugliese, Carlo Cecchi e Giuseppe Patroni Griffi. Frequenti le sue apparizioni in diverse fiction televisive di rilievo fra le quali spiccano La piovra, Il capo dei capi, Squadra Antimafia, Squadra di Polizia, e nei film “Il compagno americano” di Barbara Barni e “Il Cattivo Poeta” di Gianluca Jodice di prossima uscita. Alla fine degli anni novanta inizia a dedicarsi al cinema girando alcuni cortometraggi tra cui “A trenta secondi dalla fine” che viene presentato al Messina Film Festival con positivo riscontro di pubblico e critica. Nel maggio 1998 l’Assessorato alle politiche giovanili di Messina gli affida dei seminari sulla recitazione presso alcune scuole della città situate in quartieri cosiddetti “a rischio” per cercare di favorire lo sviluppo e l’interesse di ragazzi verso il teatro; incarico che svolgerà fino al maggio 1999. Tra il 2005 e il 2006 con il gruppo musicale Milagro Acustico collabora alla realizzazione di due album prodotti dalla Compagnia Nuove Indie e RaiTrade.
Nel 2007 è presente come cantante e voce recitante nel disco della poetessa Nuccia Farina dal titolo “D’Isola Voce”.
Nel 2012 viene presentato al Taormina Film Fest il suo primo lungometraggio dal titolo “Storie Sicilian Comedy”, progetto indipendente che vede la luce dopo anni di lavoro.
Dopo aver fondato nel 2014 l’associazione culturale“Officine Dagoruk” ed aver dato vita a diversi laboratori teatrali nella città di Messina, Catania, Roma e Palmi, decide di creare nel 2015, la sua “Scuola Sociale di Teatro”, che ad oggi, rappresenta una delle realtà didattiche teatrali più importanti della città.
Negli ultimi anni ha portato in scena testi di Shakespeare, Neil Simon, Iosif Brodskji, Cechov, Schiller, Peter Weiss e continua a collaborare con grandi registi e attori italiani tra cui Lavia, Calenda, Branciaroli, e molti altri. Oggi alterna la sua attività di attore a quella di regista teatrale e cinematografico. Dal 2016 inizia il percorso strettamente shakesperiano di Gonciaruk, con le rappresentazioni estive al Forte San Salvatore di Messina (storica fortezza che ospita la famosa Madonnina del Porto) di Shakespeare Horror Story, rassegna delle pagine più cruente del Bardo.
L’allestimento inaugura la formula dello spettacolo “itinerante”, tanto attraverso gli spazi della struttura ospitante – che accolgono ciascuno i passaggi più significativi dei lavori Shakesperiani (Macbeth, Otello, Re Lear, Romeo e Giulietta, Riccardo III, Amleto e – a fare da filo conduttore – la vicenda di Tito Andronico); quanto nel coinvolgimento diretto del pubblico, guidato da una figura di metaforico traghettatore attraverso i luoghi della rappresentazione, a stretto contatto con gli attori. Seguiranno le rappresentazioni del 2017, dal titolo Piccolo Festival Shakesperiano, sempre al Forte San Salvatore di Messina, con una trance nella storica struttura del Monte di Pietà, ove viene portato in scena Sogno di una notte di mezza estate. Nel gennaio 2019 le emozioni di Shakespeare Horror Story attraverseranno le stanze di Villa de Pasquale a Messina, una delle dimore estive più suggestive dell’aristocrazia rurale cittadina del Novecento, mirabile esempio di Architettura Liberty. Nel 2019 il suo spettacolo “Shakespeare Horror Story”, che per tre edizioni è stato campione di incassi e presenze in Sicilia, vince il bando dell’estate Romana 2019 e viene allestito all’interno del prestigioso Museo Pietro Canonica a Villa Borghese dove viene replicato per ben tre settimane.
CAST TECNICO & CREDITIS
Soggetto e regia Daniele Gonciaruk
Montaggio e riprese Daniele Gonciaruk
Musiche originali Massimiliano Pace
Fonico di mix Michele Guardini
e restauro suono
Primo montaggio audio Patrick Fisichella
Colorist Guerrino Di Benedetto
Versione inglese scritta da Francesco Torregrossa e Anna Aloisio
Post produzione video
e sottotitoli Laser Film
Prodotto da La Zattera dell’Arte e Officine Dagoruk
Genere Documentario
Durata 84 minuti
Paese Italia
Lingua Italiano, Siciliano
colore colore/bianco e nero
Materiale Video di archivio Rai Teche e Teatro Stabile di Catania
Materiale Fotografico:
Airaghi & Perego
Luigi Ciminaghi
Elena Bono
Tommaso Le Pera
Giuseppe Leone
Luigi Martinez
Daniele Montruccoli
Massimo Palamenghi
Michele Pennisi
Nadia Scanziani
Guido Pistone
Alfredo Pierangelini
Angelo Pitrone
Gianfranco Rota
Carlo Santagati
Giuseppe Sinopoli
Mario Torrisi
Franco Troiani
Vitaliano Elia
in collaborazione con Rai Teche e Teatro Stabile di Catania
Si ringrazia Guglielmo e Francesca Ferro
SINOSSI
Il documentario ripercorre la vicenda personale e artistica di Turi Ferro, uno dei più grandi e riconosciuti attori del teatro italiano del Novecento, oggi ingiustamente dimenticato dai più; persino molti giovani attori ne ignorano l’esistenza, nonostante sia uno degli attori più prolifici del teatro italiano del Novecento, considerato un precursore di una certa drammaturgia siciliana, ove ha reinventato stili e personaggi. Memorabili le sue interpretazioni di testi pirandelliani, da “Liolà” a “Pensaci, Giacomino”, e formidabili le sue incursioni nel teatro classico e moderno.
L’arte e la storia di questo straordinario artista viene ripercorsa nel documentario di Gonciaruk, partendo da una delle sue ultime interpretazioni, quella di Prospero, personaggio cardine de “La Tempesta” di William Shakespeare, terzultimo spettacolo della sua carriera e della sua vita, diretto dal figlio Guglielmo.
Il lavoro si avvale di una ricca e rara documentazione video-fotografica, e dei preziosi contributi di RaiTeche, oltre ovviamente alle testimonianze di alcuni dei più affermati protagonisti del mondo del teatro e del cinema italiano.
NOTE DI REGIA
Turi Ferro è l’attore che, raccogliendo l’eredità lasciata da Angelo Musco e Giovanni Grasso, più di ogni altro ha contribuito a rilanciare il teatro siciliano a partire dall’immediato dopoguerra. La sua carriera, costellata di innumerevoli interpretazioni rivelatrici di un mirabile talento, ha trovato espressione nel corso di tutta la seconda metà del Novecento.
Nel 1994, dopo il diploma all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, non avrei immaginato che da lì a poco avrei avuto occasione di conoscerlo e addirittura lavorare con lui. Come spesso accade in questo mestiere, tutto avvenne per caso tramite un semplice provino presso il Teatro Stabile di Catania. Era il 1997. Turi era già avanti con gli anni, ma ciò non gli impediva di trasformarsi in un leone ogniqualvolta compariva in palcoscenico. Fu alla fine di quell’anno memorabile che lo Stabile etneo decise di allestire (appositamente per il suo primo attore) il testamento di William Shakespeare: “La Tempesta”; e fu proprio in quell’occasione che ebbi la fortuna di incontrarlo. Mi resi immediatamente conto della grandezza di quell’uomo, ormai quasi ottantenne, ed ebbi la precisa sensazione che quello che stavamo per mettere in scena sarebbe stato uno spettacolo per certi versi unico, in quanto il grande interprete incontrava Prospero, il suo “gemello”. Ricordo perfettamente la sera in cui chiesi a Turi il permesso di seguirlo con la mia piccola videocamera durante le prove. Eravamo soltanto io e lui, nel foyer del teatro; ho impresso ogni dettaglio di quella circostanza, persino che fuori pioveva. Turi – o meglio il “Signor Ferro” come lo chiamavo io – acconsentì. Lo fece per affetto, e mi rese felice: mi sentivo un privilegiato. Realizzai ore e ore di riprese, che alla fine decisi di chiudere e custodire gelosamente in un cassetto.
Oggi quel cassetto è stato riaperto, e il materiale prezioso, seppur contenuto in quelle ormai desuete miniDv a bassa risoluzione, fa parte integrante di questo lavoro, anzi ne è il filo conduttore.
Dopo una ricerca minuziosa di immagini di repertorio spesso sporche, rovinate e con un audio incerto, pazientemente restaurato, ho voluto ricostruire, anche grazie al prezioso contributo del materiale di repertorio di Rai Teche e alle testimonianza di illustri artisti che lo hanno conosciuto, a livello umano e professionale, un modo di fare teatro che ormai appartiene soltanto agli antichi maestri.
È questa la genesi di un documentario che non si limita a raccontare la storia di una carriera importante, ma che vuole anche dipingerne i contorni ed entrare nella sostanza di un talento raro. Non una cronologia di eventi, ma un omaggio alla memoria di un grande interprete. E allo stesso tempo, per chi saprà ben vedere, un atto d’amore verso il Teatro stesso.