“Mi no me som notà, la Guerra dell’Austria” al Teatro Lo Spazio

Di E. Beta, regia di Gabriella Pedrai, con Mauro Bandea e Mara Benedetti, canta Manuela Maffei

Lo spettacolo, della durata di circa 75 minuti, senza intervallo, è la rappresentazione di un viaggio. Bepino, un giovane contadino semianalfabeta di Avio, del rione Vic, viene arruolato nell’agosto 1914 ed inviato, dopo un breve addestramento ad Innsbruck, sul fronte Galiziano. Ha lasciato a casa la madre vedova, della quale era l’unico sostegno, affidandola alla carità del parroco e dei vicini di casa. Nel lungo viaggio lo accompagnano altri giovani della Bassa Vallagarina, che combatteranno con lui; ma gli faranno anche da “postini” perché lui non sa leggere né scrivere e quindi tiene i contatti attraverso di loro. Dopo alcune dure esperienze di guerra, è preso prigioniero e, con un trasferimento molto laborioso, arriva fino al campo di prigionia, nei pressi di Tambov.

Nel 1915 L’Italia entra in guerra e quasi subito conquista, quasi senza combattere, un piccolo territorio – dal confine di Borghetto ad una linea nei pressi di Serravalle. Dopo qualche tempo la Marchesa Gemma Guerrieri Gonzaga riesce ad ottenere dai Russi che i soldati originari della zona possano tornare a casa, purché si dichiarino italiani e non tornino a combattere.

 

Bepino, pur disperato per il pensiero della madre lontana, rifiuta di mettersi in elenco (“notarse”); lui ha giurato fedeltà all’Imperatore e non può tradire un giuramento; se verrà liberato tornerà a combattere. Così rimane nel campo. Però, dal momento che è un buon lavoratore, viene aggregato ad una azienda agricola russa, dove il proprietario apprezza molto la sua assiduità e il suo attaccamento al lavoro della terra, oltre alla sua competenza, e gli propone di rimanere con lui, sposando una delle figlie. Nel frattempo è scoppiata l’ultima delle rivoluzioni, quella di Ottobre 1917, e la Russia dichiara unilateralmente la fine della guerra. Tutti i prigionieri vengono lasciati liberi di tornare a casa, come possono. Allora parte anche Bepino. E durante il lungo viaggio di ritorno narra (a se stesso e poi alla madre), le vicissitudini che ha superato.

Lo spettacolo è recitato in dialetto Trentino, per coerenza storica con i personaggi e l’ambiente.

A tutti gli intervenuti verrà regalato un libretto con il testo originale dialettale, la traduzione in italiano, ed un diario originale di guerra di un soldato italo/austriaco

A tutti gli intervenuti sarà offerto un calice di spumante Trentino DOC.

a Cognita Design production
Torna in alto