Tatuaggio, un’arte risalente a epoche antichissime

Cos’è un tatuaggio? La “body art” o “arte del corpo” è una tecnica molto apprezzata e in uso, e che ha origini antichissime. Vennero addirittura scoperte delle mummie con tatuaggi terapeutici, ad esempio l’uomo del Similaun (chiamato anche Otzy), ritrovato nel 1991 nelle Alpi e risalente al 3000 a.C.

Il termine tatuaggio deriva dal francese tatouage ma più precisamente dal samoano tautau. Si tratta di una tecnica decorativa che viene eseguita sulla pelle. L’arte del tatuaggio nacque con lo scopo di durare a lungo o per sempre, anche se vi sono delle tecniche che permettono di realizzare tatuaggi che durano per un breve periodo di tempo, ad esempio quelli all’henné, anch’essi esistenti sin dall’antichità, nell’Africa del nord e in oriente (India). L’henné è un inchiostro di origine naturale, ricavato dalle foglie essiccate di una pianta chiamata henna, originaria dell’Arabia, la quale possiede delle foglie dal pigmento rossiccio.

La preparazione è abbastanza semplice:

  • Si miscelano le foglie essiccate e polverizzate con acqua tiepida. Il composto dovrebbe avere una consistenza che non sia né troppo densa, né troppo liquida. Si fa riposare minimo 12 ore e in seguito si aggiunge del succo di limone, per far sì che si fissi più facilmente sulla pelle. Come ultimo step, si possono aggiungere degli oli essenziali (passaggio facoltativo). Quando il composto è pronto, si procede con l’esecuzione, che avviene mediante una siringa con beccuccio sottile, in modo tale che il disegno risulti più preciso possibile. La tipologia di tecnica usata, varia da Paese a Paese. In alcuni Paesi vengono usati degli stecchini di legno, mentre in India, dei coni di plastica. La durata del tatuaggio all’henné varia in base ai lavaggi che si effettuano. Occorre prestare attenzione ad eventuali allergie, perché il composto potrebbe causare dermatiti. Inoltre, sarebbe meglio se venisse eseguito presso dei centri specializzati, che garantiscano anche la massima igiene.

I tatuaggi vennero addirittura ritrovati nella mummia di Chinchorro, risalente all’epoca pre-inca peruviana, nella la mummia di Amunet, una sacerdotessa egiziana che aveva dei tatuaggi rappresentanti la fertilità e nelle mummie dell’antico Egitto, risalenti a 5.000 anni fa, le quali avevano dei tatuaggi raffiguranti un toro con corna lunghe e una pecora con dei motivi presumibilmente tribali. Esse sono conservate al British Museum di Londra.

Nel 1769, l’esploratore inglese James Cook approdò sull’isola di Tahiti e scoprì che vi erano uomini e donne ricoperti di tatuaggi. Questi ultimi divennero molto popolari anche tra i membri del suo equipaggio e vennero utilizzati per segnare le tappe dei loro viaggi.

In epoca vittoriana, vi erano persino dei divieti sui tatuaggi. Molti inglesi, infatti, pubblicamente li snobbavano, anche se in realtà li possedevano. Si presume, che anche la regina Vittoria ne avesse uno!

I crociati si tatuavano la croce di Gerusalemme, così, una volta morti in battaglia, avrebbero ricevuto una sepoltura cristiana.  Nell’antica Roma, i romani avevano dei tatuaggi militari, che chiamavano “pitti”.

I greci e i romani tatuavano gli schiavi mercenari per evitare la loro fuga, mentre i nazisti tatuavano i prigionieri del campo di concentramento di  Auschwitz come forma di identificazione.

Anche la Yakuza, organizzazione criminale giapponese, usava i tatuaggi come simbolo di lealtà e coraggio. Infatti, tuttora, i tatuaggi in Giappone non sono ben visti e non sono consentiti per la frequentazione di alcuni luoghi come gli Onsen, strutture termali.

Per i Maori, tribù della Nuova Zelanda, i tatuaggi erano considerati un rito necessario, perché segnavano l’inizio dell’adolescenza. Ogni tatuaggio raccontava le esperienze di una vita vissuta, fino il giorno della morte. Gli uomini erano soliti tatuarsi gambe, braccia e spalle, mentre le donne il viso e il mento.

Attualmente, non tutti (compreso nei Paesi occidentali) vedono questa forma d’arte di buon occhio, sia per motivi legati alla religione, che legati all’etica personale. Viene spesso associata ai galeotti e alla delinquenza in generale. I tempi sono certamente cambiati e gli stili si sono evoluti. Oggi, ad esempio, non vengono più realizzati per scopi terapeutici o come rituale. La scelta, dunque, dovrebbe essere ben ponderata, se si ha intenzione di scegliere tatuaggi permanenti.

L’esecuzione avviene con particolari strumenti dotati di aghi che iniettano inchiostro, i quali penetrano i primi strati dell’epidermide. Una volta che il colore li raggiunge, non è più possibile rimuoverlo. Questa procedura deve essere eseguita con la massima sicurezza e igiene a tutela del cliente. È fondamentale che il tatuatore usi guanti e aghi sterili, appena estratti della confezione ben sigillata, e che l’apparecchiatura sia sottoposta a sterilizzazione. Se ciò non avvenisse, i rischi di contrarre pericolose infezioni batteriche e malattie (tetano e HIV) sarebbero molto alti.

a Cognita Design production
Torna in alto