Il taglio del cuneo fiscale “gonfia” la busta paga da settembre a dicembre 2022

Con lo sconto del 2% sui contributi previdenziali, le retribuzioni dei mesi da luglio a dicembre 2022 saranno più alte, perché il lavoratore dipendente, con redditi non superiori a 35mila euro, subirà meno trattenute previdenziali.

Il Governo prosegue con piccoli interventi per ridurre la tassazione sui redditi di lavoro dipendente. Con l’articolo 20 del decreto legge 9 agosto 2022, n.115, cosiddetto decreto aiuti bis, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n.185 del 9 agosto 2022, si taglia infatti il cuneo fiscale, che consiste nella differenza tra lo stipendio lordo pagato dal datore di lavoro e la busta paga netta di fatto incassata dal lavoratore.
Per i periodi di paga dal primo luglio 2022 al 31 dicembre 2022, compresa la tredicesima o i relativi ratei erogati nei predetti periodi di paga, l’esonero sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore dipendente, è incrementato dell’1,2 per cento.
La riduzione dell’1,2 per cento riguarda i redditi fino a 35 mila euro e si va ad aggiungere allo 0,8% già applicato dal primo gennaio 2022, a norma dell’articolo 1, comma 121, della legge 30 dicembre 2021, n.234, legge di Bilancio per il 2022.
Le buste paga dei mesi da luglio a dicembre 2022 saranno quindi più alte, perché il lavoratore dipendente subirà meno trattenute previdenziali. Il taglio del cuneo fiscale, che passa al 2%, riguarda l’esonero, cioè lo sconto sui contributi previdenziali, contributi IVS, a carico dei lavoratori dipendenti, con redditi non superiori a 35 mila euro. L’agevolazione riguarda i dipendenti con retribuzione lorda non superiore a 2.692 euro al mese (2.692 per 13 mensilità è uguale a 34.996 euro).
Allo sconto del 2% corrisponde l’aumento dello stipendio del lavoratore, che avrà quindi uno stipendio più alto perché i contributi oggetto di taglio saranno versati dallo Stato

                                      Le istruzioni dell’Inps
Le prime indicazioni sullo sconto previdenziale dello 0,8 applicabile dal primo gennaio 2022 al 30 giugno 2022, ora passato al 2% per i mesi da luglio a dicembre 2022, sono state fornite dall’Inps con la circolare 43 del 22 marzo 2022.
In questa circolare, l’istituto previdenziale, richiama, in “premessa”, la legge 30 dicembre 2021, n.234, legge di Bilancio 2022, che ha previsto all’articolo 1, comma 121: “In via eccezionale, per i periodi di paga dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, per i rapporti di lavoro dipendente, con esclusione dei rapporti di lavoro domestico, è riconosciuto un esonero sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore di 0,8 punti percentuali a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l’importo mensile di 2.692 euro, maggiorato, per la competenza del mese di dicembre, del rateo di tredicesima. Tenuto conto dell’eccezionalità della misura di cui al primo periodo, resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche“.
Come si è detto, l’esonero sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore, è passato al 2% per i mesi da luglio a dicembre 2022. L’esonero è riconosciuto esclusivamente sulla quota dei contributi IVS a carico dei lavoratori, a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l’importo mensile di 2.692 euro, maggiorato, per la competenza del mese di dicembre, del rateo di tredicesima (2.692 per 13 è infatti uguale a 34.996 euro).
Per espressa previsione della norma, resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche.
Restano esclusi dal beneficio i rapporti di lavoro domestico, in relazione ai quali il quadro normativo in vigore già prevede l’applicazione di aliquote previdenziali in misura ridotta rispetto a quella ordinaria. Sotto il profilo soggettivo, l’esonero contributivo è rivolto a tutti i rapporti di lavoro dipendente, purché venga rispettata la soglia massima della retribuzione mensile sopra riportata.                                            I dipendenti che hanno diritto allo sconto
Nel paragrafo 2 della circolare Inps 43/2022, sono indicati i “soggetti che possono accedere all’esonero”. Si tratta dei i lavoratori dipendenti di datori di lavoro, pubblici e privati, a prescindere dalla circostanza che assumano o meno la natura di imprenditore. Pertanto, l’agevolazione è applicabile, nel periodo temporale fisso e appositamente predeterminato dalla norma, per tutti i rapporti di lavoro dipendente, con esclusione dei rapporti di lavoro domestico, purché venga rispettato il limite della retribuzione mensile, da intendersi come retribuzione imponibile ai fini previdenziali, di 2.692 euro.
Per l’istituto previdenziale, lo sconto dei contributi a favore dei dipendenti, in quanto misura di carattere generale applicata sulla quota dei contributi IVS a carico dei lavoratori, non è soggetto alla disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato e quindi all’autorizzazione della Commissione europea, al rispetto delle condizioni previste dal c.d. Temporary Framework e alla registrazione nel Registro Nazionale degli aiuti di Stato. L’esonero contributivo, per la specifica natura di esonero sulla quota IVS a carico dei lavoratori, è cumulabile, per i periodi di paga dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, e nei limiti della contribuzione dovuta, con gli esoneri contributivi previsti a legislazione vigente.

                                Mini sconti in attesa di una vera riforma
Il taglio del cuneo fiscale, con lo sconto del 2% sui contributi previdenziali, previsto dal cosiddetto decreto Aiuti-bis, è un anticipo della vera e propria riforma che sarà chiamata ad attuare il prossimo Governo una volta eletto.
Considerato il momento negativo che sta attraversando l’Italia, il nuovo Governo dovrà intervenire in modo significativo.
Servono interventi che devono dare speranze alle imprese e ai professionisti che hanno voglia di investire e assumere e fiducia ai giovani in un futuro che al momento è piuttosto oscuro. Per una vera riforma, si devono introdurre agevolazioni che devono avere un triplice scopo:

 evitare i licenziamenti del personale in carico;
 incentivare le nuove assunzioni;
 evitare che i giovani siano costretti a lasciare l’Italia per andare all’estero alla ricerca di lavoro.                          Proposta per nuove assunzioni agevolate
Le future proposte del nuovo Governo devono avere un forte impatto incentivante per imprese, professionisti e per i giovani. Ad esempio, il nuovo Governo potrebbe proporre agevolazioni a favore dei datori di lavoro privati ed agli enti pubblici economici, che nei prossimi 10 anni, nel periodo compreso tra il 1° luglio 2023 e il 1° luglio 2033, incrementeranno il numero dei lavoratori dipendenti con contratto di lavoro a tempo indeterminato. L’agevolazione potrebbe riguardare, fino al limite annuo di 25mila euro di emolumenti per ogni nuova assunzione, l’esonero dal pagamento di qualsiasi contributo
previdenziale e assistenziale, nonché da qualsiasi pagamento di imposte in relazione alle somme corrisposte ai dipendenti.
Per le nuove assunzioni agevolate, gli emolumenti percepiti dai dipendenti non dovrebbe costituire reddito tassabile ai fini Irpef e relative addizionali.
Senza contributi e senza tasse per 10 anni, anche per dare certezze a imprese, professionisti e giovani. Superato il limite di 25mila euro, sugli importi eccedenti, saranno dovuti gli ordinari contributi e le imposte.
Che sia questa la proposta del nuovo Governo, o che sia un’altra, l’importante è che si faccia presto a raggiungere gli stessi obiettivi, per stimolare la ripresa economica ed aiutare imprese, professionisti e giovani alla ricerca di lavoro.
Diversamente, come spesso si dice, l’Italia diventerà sempre più un paese per soli vecchi.

Mimma Cocciufa e Tonino Morina 
Esperti fiscali del Sole 24 – Ore

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