Suoni medievali rivivono a Catania

Strumenti medievali ricostruiti secondo le tecniche, le forme e i disegni dell’epoca dal maestro Emanuele Monteforte

Da sinistra a destra Emanuele Monteforte, Massimiliano Giusto e Fulvio Farkas

Citola, mandora, viella, liuto. Sono alcuni dei nomi di strumenti medievali ormai scomparsi che rivivono grazie alla sapiente ricostruzione del maestro Emanuele Monteforte,  Gli strumenti che realizza il maestro sono strumenti musicali dell’Europa medievale ‘realizzati sulla base dell’iconografia dell’epoca, in special modo di codici miniati. Riproduco anche strumenti a corda appartenenti alla più antica tradizione siciliana

Le fasi di ricostruzione richiedono una sapiente tecnica di liuteria  attraverso l’uso di particolari arnesi da lavoro, la scelta di legni specificatamente dedicati a un determinato strumento e la realizzazione di sagome del tutto simili a quelle degli esemplari medievali. Il maestro, attraverso la realizzazione degli strumenti, si propone di ‘recuperare la purezza del pensiero artistico del medioevo, la creatività straordinariamente viva, le motivazioni che diedero luogo ad opere meravigliose. Non esisteva allora alcuna distinzione tra artisti e artigiani. Questi uomini cercavano sempre il significato interno alle forme. L’opera creata aveva valore sia come oggetto sia come simbolo. Lo scopo della loro produzione non era la vanità dell’affermazione individuale, non era la mera utilità materiale, non era la bellezza estetica fine a se stessa. Significava comunicare, favorire la contemplazione.’ La forma degli strumento era quindi importante quanto il loro suono e attraverso queste ricostruzioni è possibile rimanere attratti anche dalla bellezza degli antichi strumenti musicali, dagli ornamenti, dalle loro sagome. ‘Le linee, il movimento morbido dei cerchi che si uniscono, l’armonia risultante dall’insieme di geometrie  e proporzioni che costituiscono la figura dello strumento, possono procurare anche un “curioso” brivido’ – prosegue il maestro. ‘Accorgersi delle somiglianze con altri oggetti o vite, delle analogie con le cose in natura che ci circondano o che stanno sopra di noi, può rendere più vicino e dolce il pensiero di una partecipazione armonica degli elementi nel cosmo, percepire la consonanza alla quale, proprio come si fa con uno strumento musicale, potersi accordare’.

Osservando gli strumenti è possibile notare una particolare cura nella realizzazione del foro della cassa acustica, la “rosa” e apprezzarne i decori. ‘Il fiore della rosa ha sempre avuto una connotazione fortemente simbolica e mistica. La sua raffigurazione stilizzata (un tipico esempio si ritrova nei rosoni delle cattedrali) esprime l’idea della perfezione e dell’infinito – puntualizza Monteforte. ‘La forma circolare è simbolo del cielo e del sole. ll centro vuoto rappresenta l’essenza: da qui i petali, emanazione divina, susseguente disposizione della creazione. Ma gli ornamenti degli strumenti non sono esclusivamente riproduzioni fedeli degli originali del medioevo: il liutaio ne ha personalizzato in alcuni casi i disegni. ‘Pur rispettando proporzioni e grandezze – conclude – ho realizzato a volte, specie quando l’ornamento originale presente nella fonte iconografica era appena accennato o non ve n’era memoria, dei disegni miei per esprimere e quindi condividere idee e intuizioni avute nel corso degli anni della mia vita.

Certamente incuriosisce sentire il suono di queste creazioni uniche, assolutamente artigianali. E il professore ci dà la possibilità di farlo assistendo a un concerto dell’Ensemble Setar (parola iraniana che in italiano significa “tre corde”), il trio di cui fa parte e nel quale suona strumenti ad arco, a plettro e a fiato). Condividono con lui questa esperienza musicale Fulvio Farkas (percussioni) e  Massimiliano Giusto (voce e flauti). In repertorio le “Cantigas de Santa Maria” (canti medievali tratti dall’omonimo codice attribuito a Alfonso X), canti di antica tradizione siciliana e “Asfanè” (recitazione in dialetto di antiche favole siciliane ed esecuzione di musiche medievali).

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