Simone Cristicchi e “La buona novella” di Fabrizio De André a Messina

Al Teatro Vittorio Emanuele, dal 6 all’8 maggio, è andata in scena una stupenda esibizione teatral/musicale di Simone Cristicchi, definito e ormai riconosciuto dalla critica come l’artista italiano contemporaneo più completo, capace di assemblare il teatro civile alla musica in un genere apripista.

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Disarmante ed emozionante, spirituale ma concreto, Simone Cristicchi, ne La buona novella”, ha trasmesso alla platea del Teatro Vittorio Emanuele, affollato come nelle grandi occasioni, la sua incantata ammirazione per Fabrizio De Andrè e per il suo “capolavoro senza tempo”.

“La buona novella, quarto album registrato in studio da De André, tratto dalla lettura di alcuni Vangeli apocrifi, venne pubblicato nell’autunno del 1970.

Al Teatro Vittorio Emanuele, dal 6 all’8 maggio, è andata in scena una stupenda esibizione teatral/musicale di Simone Cristicchi, definito e ormai riconosciuto dalla critica come l’artista italiano contemporaneo più completo, capace di assemblare il teatro civile alla musica in un genere apripista, il “Musical-Civile”, in cui lui, da “cantattore”, detta i ritmi, i tempi, mescolando disparati e apparentemente distanti generi musicali. Eseguita in versione per orchestra sinfonica e coro, nata da un’idea di Valter Sivilotti e Giuseppe Tirelli, con testi di don Andrea Gallo e don Pierluigi Di Piazza, questa nuova produzione de “La buona novella” di Fabrizio De André, ha ottenuto il patrocinio morale della Fondazione “De André” Onlus di Milano.

Per l’occasione, presenti i virtuosi musicisti dell’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele e i ragazzi del Coro scolastico Maurolico-Verona Trento e del Coro giovanile “I Mirabili”, diretto da Dario Pino, bravissimi in questa versione musicale che marcatamente assume poetiche vibrazioni di “sacralità” di non facile interpretazione.Simone Cristicchi

Il maestro Valter Sivilotti ha, di fatto, scomposto e slegato le combinazioni armoniche originarie, elaborando, quasi radicalmente, la partitura di De Andrè dando vita a una moderna, effervescente e nuova partitura de “La buona novella”, contraddistinta da una combinazione timbrica “contemporanea”.

Una altro tassello, aggiunto alla costruzione musicale del lavoro discografico originario di “Faber”, è dato dall’inserimento, all’inizio nel programma, della canzone “Si chiamava Gesù”, brano dello stesso De André, inciso ancor prima de “La buona novella”.

Nel monologo “A volte ritorno” (ispirato ai testi di Don Andrea Gallo e Don Pierluigi di Piazza), che segna il primo toccante momento dello spettacolo, Simone Cristicchi, con la sua singolare sensibilità d’artista, ma anche con tocchi d’ironia, interpreta la figura di un Gesù che ritorna sulla terra e rivive una Via Crucis dei nostri tempi, ritrovandosi come un migrante a bordo di un barcone, in mezzo agli ultimi.

Gesù così si confronta con il male della società odierna: non riconosciuto, considerato clandestino, viene trasportato prima in un centro d’identificazione ed espulsione, quindi in carcere e poi costretto a vivere tra i clochard in una stazione.

Fa riflettere, Cristicchi, su una società per adesso molto distante dal messaggio evangelico, lontana dai problemi degli ”ultimi” e che non ricorda più il comandamento ”ama il prossimo tuo come te stesso”, una società che dovrebbe eliminare ogni forma di insensibilità.

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Un Gesù quindi in una veste nuova, la cui presenza rappresenta, ora come allora, una forte denuncia verso i soprusi, verso la mancanza di Amore, un amore che dovrebbe stare alla base di ogni rapporto umano, che dovrebbe farci considerare tutti fratelli, dove il problema di uno dovrebbe essere vissuto come un problema di tutti, dove tutti dovremmo amarci come Gesù ci ha amati.

E poi via, si parte con i brani del concept album del grande De Andrè, magnificamente interpretati da Cristicchi che, con il suo personale tocco di eleganza e di vero artista, riesce ad appropriarsene e a ripresentarli mantenendo un perfetto equilibrio fra la sua spiccata personalità musicale, il suo essere Simone Cristicchi e la forte “presenza“ di De Andrè in quello che è definito essere, dallo stesso Faber, uno dei suoi lavori più riusciti, se non il migliore.

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Fantastico in una missione quasi impossibile”, applaudito ripetutamente dall’emozionata platea, Simone Cristicchi ci ha proposto infine tre dei suoi brani: di forte impatto sociale e storico, “Magazzino 18”, una ferita ancora aperta e dolorosa quella de “le vite imballate alla meglio”, degli esuli in fuga del ’47 e la tragedia delle foibe; “La prima volta che sono morto”, ironica esposizione sui tanti “farò” e “dirò” che ci si propone nella vita quando poi, in un attimo, tutto svanisce; la magia che ti emoziona sempre, sino alle pieghe dell’anima di “Ti regalerò una rosa”, dove riaffiora il dramma della pazzia che si vive tra le mura di una struttura per malati mentali e l’innocente, poetica dolcezza di un amore nato, come un fiore tra i rovi, in un luogo di dolore e sofferenza, chiude i bis e l’esibizione dell’artista, accompagnato dagli scroscianti applausi di tutto il teatro.

Ma ritornando a la “La buona novella” e alla sua immutabile forza innovativa e poetica, già De Andrè, quarantacinque anni fa, partendo dalla lettura dei Vangeli apocrifi, sottolineò nella figura di Gesù l’ispirazione terrena, umile, capace di riaccendere i cuori e scuotere le menti e proprio nel discorso su “La buona novella”, durante il concerto del 1998, disse: “Si chiamava Gesù di Nazaret e secondo me è stato ed è rimasto il più grande rivoluzionario di tutti i tempi”.

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