Sgarbi, Catania e la mostra del secolo

Ideata dall’art promoter Gianni Filippini, e giunta alla terza tappa dopo Favignana ed Alcamo, la mostra ospita 360 opere e sarà a Catania fino al 16 marzo, per poi volare a Londra, Bruxelles e negli Stati Uniti

Quella che doveva essere ‘La mostra del secolo’ arriva con ritardi, polemiche e un allestimento ‘sbagliato’. È quello che è successo al Museo Civico Castello Ursino, in piazza Federico II di Svevia, dove è stata inaugurata venerdì 16 gennaio la mostra “Artisti di Sicilia. Da Pirandello a Iudice”, a cura di Vittorio Sgarbi.

Ideata dall’art promoter Gianni Filippini, e giunta alla terza tappa dopo Favignana ed Alcamo, la mostra ospita 360 opere e sarà a Catania fino al 16 marzo, per poi volare a Londra, Bruxelles e negli Stati Uniti, dove il New York Times la definisce “La mostra del secolo”.

I capolavori di Castello Ursino spaziano dai quadri dei maestri antichi – come Francesco Trombadori e Fausto Pirandello – ai futuristi e i contemporanei. Renato Guttuso, Piero Guccione, Casimiro Piccolo, Emilio Greco, Fulvio Di Piazza, Francesco De Grandi, e le installazioni di Pietro Carriglio, per citarne qualcuno. Presenti anche le opere dei giovani talenti siciliani esposte a palazzo della Cultura.

Ma durante il giro inaugurale delle sale, il curatore della mostra, Vittorio Sgarbi, non è soddisfatto. L’allestimento della Pinacoteca del Castello, è per il critico d’arte ‘disordinato e disorganizzato’, così dichiara Sgarbi. E così ogni sala allestita viene rivoluzionata dal curatore che sposta i quadri e sostitutive i piedistalli dei busti. “Si è scelto di esporre dove vi era spazio – spiega il critico d’arte. “L’allestimento- continua -è stato volutamente minimalista, ma tutto ciò che non è stato preterintenzionale ha creato un vero e proprio capolavoro. Una babele meravigliosa.”

E continua Sgarbi “Nonostante non ci sia vera reale passione da parte di Catania, come di altre città verso l’arte contemporanea e l’allestimento minimalista, forse fatto per risparmiare, la mostra -aggiunge con ironia il critico- è straordinaria e forse, proprio per questo, ha un valore ancora più universale”.  E Sgarbi prende scherzosamente di mira l’Assessore alla bellezza e ai valori Condivisi, Orazio Licandro “Il caro Orazio che si occupa della Bellezza condivisa, e quindi ammessa da tutti, si dirà “Ma io qui che c’entro? L’arte contemporanea è la cosa più lontana dalla condivisione unanime».

“L’arte e la bellezza–  replica Licandro- “devono essere condivise sennò al contrario significherebbe che ne esistono di non condivise. La bellezza non condivisa, ad esempio, potrebbe essere quella dell’arte contemporanea. Se l’arte unisce in quanto non esiste nessuno che può non colmarsi nell’osservare le opere di Michelangelo o di Raffaello o di altri grandi artisti, l’arte contemporanea, invece, separa, connota disparità, può non piacere, risulta impopolare. Esistono opere d’arte contemporanea che possono provocare persino un senso di repulsione non rifacendosi a canoni di bellezza condivisi e rimangono mero interesse di élite che si ritengono raffinate e sofisticate e che acquistano opere d’arte orrende solo per ritenersi appartenenti ai cosiddetti ambienti radical chic”.

 

“La rivalutazione del castello Ursino che ospita questa mostra è sicuramente un fatto positivo che tende a rilanciare la cultura a Catania”- dichiara l’artista catanese Tiziana Tizzini, che fa da cornice alla mostra con le sua collezione di abiti dedicati a Sant’Agata e Santa Rosalia, e le sue modelle vestite di nero, tra carretti siciliani e opera dei pupi. “Catania – continua la stilista, è una città ricca culturalmente ed è avvilente trovare musei chiusi. Spero che la presenza di Vittorio Sgarbi dia una marcia in più a questa città”. Le fa eco la mamma e ‘socia’ Adriana, artefice dei dipinti di Sant’Agata e dei pupi siciliani sulle ‘coffe’ fatte dalla figlia ed esposte alla mostra, ovvero le borse che anticamente contenevano il mangime per gli animali, caratterizzate da una manifattura tipica dell’entroterra siciliano. “Lavoriamo in simbiosi, mia figlia ed io: lei crea il modello e io dipingo. I pupi siciliani sono stati la mia ispirazione fin dall’inizio, nel “pupo” io vedo l’essere umano che racchiude in sè sentimenti quali la passione, l’amore il coraggio e l’eroismo”.

 “La cultura è una delle risorse che ha Catania, perché produce ricchezza e lavoro, ma è importante valutare anche la sua funzione formativa – dichiara Licandro, che continua “La cultura è anche uno strumento per combattere i mali della post- modernità come la perdita delle relazioni e dei valori, l’egoismo, la solitudine, la fragilità e la rabbia. La cura da questi mali è ritrovarsi in luoghi come questo stasera e godere del bello “. 

 

 

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