Sesso, droga e vita di eccessi: star della musica muoiono prima

Lo studio “Dying to be famous” conferma: morte prematura per i musicisti di successo, come Amy Winehouse o Whitney Houston

ROMA  – Sesso, droga e morte prematura: i musicisti con il vizio degli eccessi, muoiono davvero prima dei comuni mortali, in America ancora più che in Europa. Lo rivela un mega-studio condotto dal Centre for Public Health della Liverpool John Moores University e pubblicato sul giornale online Bmj Open.
In particolare i solisti di successo, vedi Amy Winehouse o Whitney Houston, solo per citare i casi più recenti, sono destinati a lasciarci le penne prima degli altri componenti della band. Il rapporto, intitolato in modo irriverente “Dying to be famous” (Morire per diventare famoso), sottolinea che un terzo degli artisti che sono morti giovani aveva subito inoltre abusi da piccolo.
Il professor Mark Bellis ha voluto guardare dietro a tragedie come quella del rapper Tupac, morto nel 1996 a 25 anni, o di Sid Vicious, il bassista dei Sex Pistols che morì suicida a 21 anni nel 1979, per esaminare la relazione tra la fama e la morte prematura. “Volevamo esaminare i rischi associati a quello di essere una rockstar e se essi erano maggiori di altri settori”, ha spiegato.
Dopo avere passato in rassegna 1.489 musicisti tra il Nordamerica e l’Europa, divenuti famosi tra gli anni Cinquanta e il 2006, Bellis ha sottolineato che le star “hanno una sopravvivenza ridotta in confronto alla popolazione generale”.
In cifre: il 5,4% dei componenti delle band sono morti prematuramente nel Regno Unito, percentuale che raddoppia per i solisti (9.8%); i numeri vanno entrambi raddoppiati per i colleghi degli Stati Uniti.
L’ossessione per i musicisti morti giovani non è una novità: già esiste il “club dei 27“, a cui appartengono Janis Joplin, Jim Morrison, Jimi Hendrix e da poco anche Amy Winehouse, morta nel luglio del 2011, anche lei a soli 27 anni dopo una carriera fulminante.
Il dato più preoccupante, forse, è che un terzo delle star morte ha avuto esperienze controverse nell’infanzia, da abusi fisici a sessuali o psicologici. La carriera artistica può apparire “attraente per chi fugge da un’infanzia infelice, ma può anche essere la fonte per alimentare una predisposizione a comportamenti non salutari o rischiosi”, ha spiegato lo studioso. In altri casi, gli artisti vivevano con persone depresse croniche, con problemi mentali, che abusavano di sostanze o provenivano da famiglie non agiate. (Fonte:TMNews)

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