SANTIAGO, ITALIA – IL FILM DI NANNI MORETTI

Nanni Moretti a Messina ha presentato il 23 aprile alla Multisala Apollo il suo film documentario “Santiago, Italia”, una bella storia italiana sull’accoglienza

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Alla Multisala Apollo di Messina, martedì 23 aprile, ha avuto luogo un rilevante evento cinematografico grazie alla presenza del regista Nanni Moretti che ha presentato il suo ultimo film “Santiago, Italia”Nastro d’Argento dell’anno e vincitore del David di Donatello 2019 come miglior documentario.

Molto significativa la partecipazione del famoso regista in un evento che per Loredana Polizzi, direttrice della storica sala cinematografica messinese, si inserisce  in un suo personale disegno di rilancio non solo del cinema italiano ma anche del nostro territorio, rilancio che passa attraverso iniziative di notevole spessore culturale, come questa, delineando l’inserimento della nostra città nei circuiti dei grandi eventi cinematografici.

La pellicola racconta dei mesi successivi al colpo di stato dell’11 settembre 1973 che pose fine al governo democratico di Salvador Allende in Cile; la storia viene narrata attraverso le parole dei protagonisti e i materiali dell’epoca ponendo l’accento, in particolar modo, sul ruolo svolto dall’ambasciata italiana a Santiago, che diede rifugio a centinaia di oppositori del regime permettendogli poi di raggiungere l’Italia.

Nanni-MorettiUn gran bell’esempio, una bella storia italiana ispirata ai principi dell’accoglienza, come piace sottolineare allo stesso Moretti durante l’introduzione: – La società di oggi ha preso una certa piega e mi fa piacere mostrarvi oggi questo piccolo segno sull’accoglienza in un momento in cui, purtroppo, un gran pezzo della società italiana è andata nella dimensione opposta ai valori dell’accoglienza e della solidarietà; sta andando anche nella direzione opposta alla curiosità degli altri, alla compassione per gli altri e quindi motivare oggi questo documentario acquista un nuovo valore, nuova attualità – e, continuando, – ecco una storia di cui noi italiani, che solitamente siamo specializzati nel denigrarci, nel parlar male di noi, ecco una volta tanto una storia di cui possiamo andare orgogliosi… Che cosa successe allora all’ambasciata italiana? L’ambasciatore italiano nel settembre del ’73 non era a Santiago del Cile perché stava in Italia per gravi motivi familiari, stava morendo suo figlio, quindi si trovarono il numero due ed il numero tre dell’ambasciata e da un momento all’altro questi due giovani diplomatici si trovarono a dover prendere una posizione, a dover decidere… a prendere una decisione, giusta a mio avviso, per queste persone che, a centinaia, scavalcarono il muro dell’ambasciata per chiedere asilo… e loro decisero di accoglierle mentre non c’erano indicazioni precise dall’Italia, dal Ministero degli Esteri… loro presero la decisione di accogliere tutte queste persone. E questo, dico, è una bella storia italiana di cui andare orgogliosi.”

Era l’11 settembre del 1973 quando a Santiago del Cile, con un colpo di stato, le forze armate guidate da Augusto Pinochet rovesciarono il governo socialista di Salvador Allende, la giunta militare instaurò cosi un regime dittatoriale che sarebbe rimasto al potere per 17 anni. L’eco di questa vicenda ebbe un’enorme influenza politica in tutto il mondo, con un suo peso anche in Italia negli anni ’70. L’esperienza di Allende rimane tuttora unica: uno dei pochi personaggi politici (se non l’unico d’un qualsiasi paese delle Americhe e, secondo alcuni, addirittura del mondo) che, eletto democraticamente alla carica di Presidente, abbia tentato di costruire una società socialista.

Un’inquietante disegno strategico fu ciò che venne attuato, per stroncare sul nascere la via democratica al socialismo, un segnale indirizzato a tutti i partiti comunisti e socialisti che, in maniera democratica, si stavano consolidando in varie parti del mondo

L’autore ci vuole far sentire, far rivivere le sensazioni di allora, proponendoci la tempistica degli avvenimenti con il prima, il durante e il dopo come se fosse una lezione di storia narrata attraverso le interviste a chi l’ha vissuta direttamente, sulla propria pelle, subendo le conseguenze della dittatura militare.  Si inizia con il triennio di Unitad Popolar del governo Allende, quindi il drammatico golpe e le tragiche immagini di repertorio che mostrano il bombardamento del palazzo presidenziale de La Moneda ad opera dell’aviazione cilena; filmati d’epoca dove riecheggia la voce del Presidente che ebbe appena il tempo di trasmettere alla radio un disperato discorso di addio prima di morire (non si sa con certezza se ucciso dai militari o suicida) quindi le detenzioni nello stadio di Santiago, le persecuzioni e le torture dei militari, l’ambasciata italiana della capitale cilena che accolse centinaia di rifugiati fino al viaggio finale che li condusse in Italia, verso una nuova vita e un Paese molto diverso da come è oggi.

Santiago-Italia

È un concatenarsi di immagini e di vicende narrate dai testimoni che si susseguono, ascoltati con rispettosa attenzione in un’atmosfera dai toni pacati che permette a Nanni Moretti di dare vita a un documentario di taglio certamente politico ma, soprattutto, di stile e tono marcatamente intimistico.

Il regista appare nel primo fotogramma ripreso di spalle mentre osserva, abbraccia quasi con lo sguardo dall’alto il vasto panorama urbano della capitale cilena mentre di seguito lo sentiremo solo come voce fuoricampo porre domande, interloquire con i testimoni per ricomparire, fisicamente solo una seconda volta, quando manifesterà chiaramente a un ex militare golpista la sua “non imparzialità” nella ricostruzione delle vicende.

Tra le testimonianze anche il diplomatico italiano di allora, Piero De Masi (che con il collega Roberto Toscano ebbe un ruolo decisivo nella storia), il traduttore Rodrigo Vergara, il regista Patricio Guzmàn ma anche giornalisti, artigiani, operai tutti con i loro racconti, le esperienze, la rivendicazione di un’ideologia politica e i ricordi legati ad un profondo trauma ancora difficile, purtroppo, da elaborare come difficili da superare sono le inaudite violenze e torture eseguite sistematicamente dall’esercito e dalla polizia segreta.

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È chiara l’intenzione in “Santiago, Italia” dell’autore: ricordare all’Italia ciò che è stata e ciò che sembra incapace di essere ancora e far capire, far sentire questa capacità rigeneratrice del paese che ancora può essere come un richiamo  alle nuove generazioni: – Agli inizi degli anni ’70 dall’Italia guardavamo con molto interesse alle vicende del Cile che, tra parentesi, è una storia dei miei 20 anni che però penso proprio possa parlare ai ragazzi e alle ragazze ventenni di oggi…” – e questo è infatti un altro nodale passaggio che Moretti aggiunge durante la sua presentazione.

Quindi potrebbe essere una “scelta motivata”, una possibile alchimia quella di far riaffiorare in noi con ”Santiago, Italia” ciò che è stato il nostro Paese e ciò che sembra incapace di essere ancora. Partire quindi dal Cile, da lontano, a 45 anni di distanza, per affrontare e toccare temi di estrema attualità come l’inclusione sociale, la tolleranza e l’accoglienza. Per parlare di politica, di questioni sociali e per ragionare su un discorso che si sta facendo sempre più indifferibile riguardo numerosi argomenti, urgenti campanelli d’allarme, che esprimono una parte sostanziale del dibattito politico di questi ultimi anni e che a volte, purtroppo con maggiore consistenza, conducono ad inquietanti posizioni di chiusura culturale e reale verso “gli altri”, il diverso da noi o, per meglio dire, come questo ci viene presentato, quasi attraverso muri divisori che sempre più netti si delineano tra l’opinione pubblica.

Un toccante documento di testimonianza, “Santiago, Italia”, sui tragici accadimenti che segnarono e seguirono a quell’11 settembre del 1973, un bel segno a favore della generosa solidarietà italiana e  sensazioni che nonostante il tempo trascorso ci giungono intatte e si traducono, alla fine, in un meritato tributo di lunghissimi e calorosi applausi, una vera standing ovation del pubblico in sala.

Il regista Nanni Moretti per GLOBUS Magazine
Il regista Nanni Moretti per GLOBUS Magazine
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