“Rosso la sera” per dire No al femminicidio

Tra testimonianze commoventi e riflessioni è stato presentato l’evento “Rosso la sera. No al femminicidio” in programma il 25 novembre in piazza Verga

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«Il femminicidio è un atto violento premeditato e non un raptus di follia». Con queste parole la giornalista Elisa Guccione dai microfoni dell’hotel Sheraton dà inizio alla conferenza stampa di presentazione dell’evento “Rosso la sera. No al femminicidio”, nato da un’idea di Liliana Nigro, docente di Storia del Costume per lo Spettacolo presso l’Accademia di Belle Arti di Catania, e Santino Mirabella, giudice del Tribunale di Catania, che insieme al direttore dell’Accademia di Belle Arti, Vincenzo Tromba, docente di Teoria e Metodo dei Mass Media, alla scrittrice Marinella Fiume, da sempre impegnata al fianco delle donne, e all’avvocato Roberta Lo Re hanno illustrato il ricco programma della manifestazione.

Il 25 novembre, Giornata nazionale contro la violenza di genere, alle ore 18.00 in piazza Verga sulla scalinata del Tribunale di Catania, luogo simbolo dell’impegno civile contro la violenza, gli abusi e i crimini gli allievi dell’Accademia di Belle Arti insieme agli stilisti della Maison Du Cochon daranno vita ad una performance d’arte, moda e cultura per dare voce a tutte quelle donne che hanno subito violenza dal maschio prevaricatore che inizialmente aveva giurato di amarle per poi confondere l’amore con il possesso fino al punto di ucciderle. Subito dopo la manifestazione dal Palazzo di Giustizia si trasferirà nella storica via Umberto per una monumentale sfilata di abiti e costumi contro la violenza sulle donne.

«Il progetto culturale Rosso la sera – spiega Liliana Nigro – si pone l’obiettivo educativo e sociale di scuotere le coscienze parlando delle donne agli uomini in modo da contribuire ad arrestare la quotidiana piaga del femminicidio».

A tutte le donne scomparse sarà dedicata anche una performance artistica fotografica dal titolo “Sogni Perduti”, realizzata da Donatella Turillo, che farà indossare a degli uomini delle foto giganti che ritraggono dei bambolotti abbandonati che un tempo appartenevano a delle bambine oggi trucidate a cui sono stati rubati i sogni.

«Gli uomini – dichiara Santino Mirabella – hanno paura delle donne e del loro giudizio e per non essere giudicati reagiscono affermando la loro apparente supremazia uccidendole».

Un incontro dal forte impatto emotivo, che difficilmente può definirsi una semplice presentazione per la testimonianza a sorpresa di una ragazza del pubblico che ha voluto raccontare la violenza subita in famiglia da adolescente e finora nascosta incitando tutte coloro che sono oggetto di abusi a denunciare anche se significa mettersi contro la propria famiglia. «Una vittima di stupro – racconta tra le lacrime la giovane – sentendosi sporca si pone sempre le stesse domande se è stata lei a provocare il suo carnefice e se quello che è successo è stata colpa sua». Ed ancora aggiunge: «Solo parlando di quello che è accaduto si può uscire dall’incubo dove si è intrappolati, per questo anche se tra mille difficoltà e dolori è necessario urlare il proprio dramma in modo da non colpevolizzarsi per il male subito».

Energico l’intervento di Marinella Fiume, che insieme all’attore di cinema e teatro, Mario Opinato, da sempre attivo nella lotta contro la violenza di genere, leggerà dei brevi brani che raccontano la storia di alcune delle tante donne ammazzate dal proprio compagno, marito, fratello e padre. «Bisogna insegnare alle donne il profondo rispetto per se stesse – sottolinea Marinella Fiume – perché solo così si può arrivare a capire che l’uomo va bloccato subito sin dal primo atto violento in quanto un uomo inferocito non torna mai indietro ma può solo peggiorare».

Prima dei saluti finali è stato esposto l’abito dal titolo “Sposa violata” di Alice Pisasale e proiettato un video “A noi la parola” di Yasmin Ghargozloo del 2° anno di scenografia che ha raccolto i volti e le speranze di tutte quelle donne come Giordana Di Stefano o Stefania Noce a cui è stato negato il futuro.

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