Roots: lo spettacolo “5 minuti” sbalordisce il pubblico

5 sedie, due attori in scena. Un dialogo tra il serio e il faceto tra i due protagonisti, Mario Aroldi e Gabriella Carrozza, che con la loro interpretazione hanno suscitato ilarità e amara  riflessione tra il pubblico. Un testo scritto e diretto da Mario Mascitelli, produzione Teatro del Cerchio.

 

I due protagonisti, Aroldo e Vera,  si incontrano per caso, se un caso esiste,  per un colloquio di lavoro in una stanza anonima, senza nulla alla pareti, dove nessuno li chiama per  esaminarli. Iniziano a dialogare, a raccontarsi e piano piano si aprono con i loro segreti sia nel mondo lavorativo che sentimentale, una sorta di carosello di parole che coinvolge chi è seduto in platea. Aroldo, aspirante attore, pronto a sostenere il provino, con una parte studiata nei minimi dettagli. Lei, Vera, segretaria, un po’ spaurita, piena di dubbi, ma attenta osservatrice,

L‘apparire, uno dei temi affrontati, quello di essere presenti sui social con una quantità di amici, che in realtà non sono tali, ma solo il frutto di un perverso algoritmo, e l’incalzare delle loro confidenze fa scoprire la realtà, una presa di coscienza e man, mano il tempo passa e con esso comincia a montare la rabbia. Una mera illusione quella dei social network. Su tremila amici, il protagonista ne conosce solo tre.

Una  sorta di spirale  di insofferenza si comincia a insinuare tra i due,  risate e insulti si susseguono,  aspettano ancora e ancora. intravedono una possibilità di riscatto insieme, possono  riiniziare un percorso di vita. Ma in questo think-tank emerge la voglia matta di mollare tutto e farla finita, ognuno a modo loro.  In soli “5 minuti” emerge una verità amara, dove nessuno dei due ha più possibilità di riscatto, di intraprendere  una nuova vita. E sempre per quello strano caso si sono trovati in quello  spazio asettico, sospesi tra l’essere e l’apparire, tra ciò che si è in realtà e la tensione su ciò che si vorrebbe essere. Come diceva Platone: solo attraverso il ricordo si può raggiungere la conoscenza, che equivale  al ricordo delle tracce rimaste attraverso la reminiscenza. “Uno scorcio di cielo” con un pizzico di follia per Vera e tanta amarezza per Aroldo.

Buio in sala.

 

 

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