Ristrutturare una casa e trovarci una moschea

Strano caso di ristrutturazione a Palermo, in via Porta di Castro a pochi passi dal Palazzo dei Normanni dove una coppia di coniugi, ristrutturando il proprio appartamento ha trovato un tesoro nascosto. La coppia di giornalisti Giuseppe Cadili e Valeria Giarrusso, avevano avviato otto anni fa il lavori di ristrutturazione per abbattere un muro e creare un ambiente unico nella casa ma dopo i primi colpi di martello ecco la sorpresa: secondo quanto racconta ANSAMED: “Giuseppe si accorge che l’intonaco e’ umido. “C’era una perdita d’acqua da una parete. Ripulendola un po’ mi sono accorto delle iscrizioni in arabo”, racconta. Portare alla luce quanto scoperto pero’ costa troppo e cosi’ solo di recente la coppia decide di far intervenire un restauratore perche’ il lavoro si presenta da subito molto delicato. “Mai avrei immaginato che le scritte ricoprissero tutte e quattro le pareti”, prosegue Giuseppe. Le mura, infatti, sono decorate di raffinate iscrizioni arabe dorate e argentate. Gli stupefatti proprietari decidono a quel punto di farle esaminare. E ottengono delle risposte da Gaetano Basile, esperto di storia palermitana.

Per lo studioso, primo ad occuparsi del caso, le iscrizioni ripetono artigianalmente la calligrafia a scopo decorativo, fenomeno molto diffuso all’epoca. La maggior parte dei decori è bellezza fine a se stessa, “cioè ripete artigianalmente – afferma Basile, citato dal Giornale di Sicilia, in un articolo dedicato alla scoperta della moschea – la calligrafia a scopo decorativo. È un fenomeno ben noto alla nostra cultura, segnata dall’invenzione del rabbisco, retaggio tutto siciliano, appunto, dell’arabesco. L’artigiano siciliano, non conoscendo (più) l’arabo, scambiava i versetti calligrafici per decori, e li emulava. Di rabbischi erano pieni i carretti siciliani di scuola palermitana. E’ probabile che la casa appartenesse a un notabile o mercante maghrebino che aveva messo su casa a Palermo, siamo intorno al tardo ‘700”, spiega lo studioso confermando il fatto che a quell’epoca nel capoluogo siciliano viveva una nutrita comunità di musulmani. “Il proprietario – sostiene Basile – si fece costruire in pratica la moschea a casa e gli indizi ci sono tutti: innanzitutto e’ esposta a est, le pareti hanno lati perfettamente uguali di 3,5 per 3,5 metri, ha porte collocate in modo tale da impedire la collocazione di mobili, al soffitto ridonda il motivo della lucerna”. Un tesoro inestimabile poiché molto raro, infatti erano pochissime le moschee costruite in luoghi privati.

 

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