RIFLESSIONI SUL LIBRO DI MARCO TERMENANA “MIO FIGLIO. L’AMORE CHE NON HO FATTO IN TEMPO A DIRGLI”

Non solo identità di genere indefinita e isolamento ma anche dialogo genitori figli.

Disagi giovanili dovuti da un’identità di genere indefinita e isolamento: domenica 19 dicembre alle h. 16, presso il Salone Polifunzionale Mazza in via Mazza, a Ottiglio, Alessandria, in occasione della “Giornata della gentilezza e dell’inclusione”, si riflette su “Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli” di Marco Termenana (pseudonimo), cioè il libro uscito agli inizi di giugno.

Introducono il Sindaco di Ottiglio Massimo Pasciuta e il Sindaco di Sala Monferrato Mario Melotti (l’evento avviene in modo congiunti tra i due Comuni che sono confinanti). Modera la giornalista free-lance di Sala Monferrato Cristiana Zanetto e l’attore di Ottiglio Fabio Pasciuta intrepreta alcuni brani del libro, scelti tra i più toccanti.

Più che la presentazione di un libro, però, è un momento di riflessione tra l’autore e quegli adulti che mettono al primo posto i figli e la famiglia, visto la tragica storia vera che tratta.

Ma infatti chi è Marco Termenana?

Con lo pseudonimo di El Grinta, sullo stesso argomento, ha già pubblicato GIUSEPPE nel 2016.

I romanzi sono ispirati al suicidio realmente accaduto nella notte tra il 24 ed il 25 marzo 2014 a Milano, città in cui vive, di Giuseppe, il figlio all’epoca ventunenne (il primo di tre), quando cioè apre la finestra della sua camera, all’ottavo piano di un palazzo, e si lancia nel vuoto.

Senza mai cadere nella retorica, racconta il (mal) vivere di chi si è sentito sin dall’adolescenza intrappolato nel proprio corpo e, infatti, è anche la storia di Noemi, alter ego femminile che assume contorni definiti nella vita dei genitori solo nel momento in cui si toglie la vita.

Tragedia non solo di mancata transessualità ma anche di mortale isolamento, al secolo hikikomori.

Giova precisare che dal 5 luglio u. s., l’ultimo libro, in linea con il precedente, sta mietendo riconoscimenti nei Concorsi Letterari di tutta Italia e il 18 dicembre, con “Ars Mea” di Messina, arriva all’undicesimo nell’arco dei suoi seppur pochi mesi di vita.

E perché aprire le porte di Ottiglio e Sala Monferrato a questo autore, un salernitano naturalizzato milanese, e ospitare “Mio figlio“? Ce lo dice Mario Melotti che fortemente ha voluto l’evento:

“Riceviamo e ascoltiamo Marco con grande piacere perché la sua storia toccante, per la quale non esistono piccoli o grandi campanili, è un bellissimo progetto di comunicazione e di sensibilizzazione che, quale primo cittadino, ritengo meriti di essere trattato anche sui nostri territori direttamente con lui.

La testimonianza di quest’uomo che si inventa di tutto pur di portare in territorio “amico” un rapporto con un figlio difficile, indipendentemente dal problema che può variare da famiglia a famiglia e da relazione a relazione, secondo me, riesce a toccare l’animo dei più, fino a mettere in discussione il proprio ruolo di figlio e di genitore, per chi lo è. Alla fine, però, poi di fatto, stimola anche tutti gli altri soggetti della “filiera” educativa, ognuno per la sua competenza  (dirigenti scolastici, docenti, psicologi ed educatori in senso lato) e diventa d’esempio indipendentemente dalla genitorialità, quale risposta a tutte le avversità della vita”.

Questo invece quanto dichiarato dall’ autore:

“Ho scritto solo per commemorare Giuseppe ma se la storia gira per tutta Italia sono contento. Credo che non ci si debba mai stancare di parlare ai figli, anche quando e se ci beffeggiano, e non è mai il momento sbagliato per parlare loro di certi argomenti. Mi è stato anche chiesto se penso che gli studenti delle scuole medie leggano un libro come il mio di 386 pagine. A parte il fatto che penso di sì, ma ciò è irrilevante, perché anche se leggono solo la lettera che ha lasciato Giuseppe riportata nel testo, o il libro gira tra i banchi con la guida dei docenti, l’obiettivo di responsabilizzazione è raggiunto”.

E allora, sotto ragazzi e in bocca al lupo Giuseppe!

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