Reza Deghati, guardatevi dai giornalisti, siamo una razza pericolosa!

Il giornalista è qualcuno che osserva, concettualizza, e scrive su di un foglio di carta stampata ciò che rileva dalla vita quotidiana. Spesso viene censurato, sovente criticato, troppo spesso ridicolizzato e scambiato per propinatore di false verità soprattutto quando la notizia non esiste e bisogna gonfiare una realtà che non c’è.
 

Guardatevi dal giornalista, dunque, e ogni qual volta leggete un articolo, chiedetevi sempre da dove vengono prese le fonti, come sono filtrate le informazioni, ma soprattutto state attenti: siamo una razza pericolosa!
Del fotografo ci si può sempre fidare invece: egli, difatti, non può mentire, in quanto la realtà è ciò che egli stesso presenta ai nostri occhi, la realtà cruda di uno scatto rubato in un momento banale della vita quotidiana come passeggiare lungo una strada, un attimo particolare come litigare con qualcuno, un istante di sofferenza e terrore come immortalare i soldati che violentano bambini…è ciò che fa Reza Deghati, fotografo e giornalista iraniano naturalizzato francese.

Arrestato all’età di sedici anni, per aver pubblicato il giornale del suo liceo dal titolo Parvaz (Il Volo). Una volta in libertà, i guai sembrano non finire per il fotogiornalista conosciuto soprattutto per aver collaborato con la rivista National Geographic,: qualche tempo dopo, infatti viene torturato dalla polizia segreta e imprigionato per altri tre anni per avere perpetuato la pubblicazione di immagini scomode al regime dell’Iran dello Scià. Tornato in libertà, riprende subito in mano la sua macchina fotografica e i suoi studi di Architettura, ma prende la via dell’esilio a causa delle torture della rivoluzione islamica: Reza, difatti, denuncia gli abusi compiuti dal regime dittatoriale.
La sua carriera è contrassegnata da un assiduo impegno visivo, intellettuale e umano, al fine di comprendere, interpretare e far conoscere la realtà portandola agli occhi di tutti . In oltre trent’anni di lavoro ha percorso il mondo per le grandi testate internazionali (National Geographic, Time Magazine, Stern e Paris Mach) e dal Bosforo alla Grande Muraglia cinese, dalla Camargue al Caucaso passando per gli USA, è stato abile nel catturare luci, sguardi, memorie dei luoghi conosciuti, dei popoli incontrati e delle sofferenze della guerra.
Coi suoi giochi di ombre e chiari scuri, coi colori vivaci e con le sue inquadrature sobrie ma dense di significato, Reza, che ha ottenuto il passaporto francese consegnatogli da Stephen Essel, testimonia l’umanità, la fede e il coraggio. Infatti il 23 Maggio ha ricevuto la Carta Universale Passaporto UNESCO: cittadino del mondo! 

“Il mestiere del fotogiornalista, dichiara Reza Deghati, permette spesso un rapporto ineffabile, intimo, puramente intuitivo, con gli eventi e i pericoli. Le situazioni straordinarie in cui si viene a trovare il testimone, acuiscono un sesto senso inconsapevole che gli permette di evitare il pericolo. Alcuni lo chiamano destino.”

 

 

Reza è stato anche a Catania, ospite di Antonio Presti di Fiumara D’Arte, per fotografare le scolaresche di Librino (Ist. comprensivo Campanella – Sturzo, preside Secchi) durante fasi di lavoro concorsuale, per National Geographic.

 A sx. Reza con il mecenate Antonio Presti a Librino (Catania).

 

Reza con Rachel, la sua fedele moglie, scrittrice, che l’accompagna in quasi tutte le avventure fotografiche per il Mondo.

 

 

Reza ci ha invitati a visitare:  The exhibition Soul of Coffee from July 12th to November 3rd 2013 in Kew Royal Botanical Gardens, Elizabeth Gate, Richmond, London. Kew Gardens opens daily from 9.30 am to 5:30 pm. Kew Gardens station, District line. 

 Reza: “…a 14 anni ho avuto in regalo da mio zio la prima macchina fotografica .. osservavo ogni cosa che mi circondava, cercando di catturare con le immagini quello che mi era impossibile disegnare…”.

a Cognita Design production
Torna in alto