Reazione avversa grave inattesa sospetta. Sospeso in Sicilia il Lotto ABV2856 del vaccino AstraZeneca

Oggi pomeriggio a Palazzo Orleans (Sala Alessi), l’Assessore Regionale alla Salute, Ruggero Razza, ha tenuto una conferenza stampa in relazione alla decisione dell’Aifa di vietare l’utilizzo sul territorio nazionale delle dosi del lotto ABV2856 del vaccino AstraZeneca, dopo la segnalazione di alcuni “eventi avversi gravi” che sarebbero stati registrati in Sicilia.

Qualche morte sospetta – nel territorio italiano, ed in Sicilia – di soggetti sani vaccinati con AstraZeneka (e non positivi al Covid) con il Lotto ritirato dalla distribuzione e commercio in via cautelativa necessita qualche attenzionamento. CID/TVP retard per quale causa?  La Procura Etnea e Siracusana indagano sulla morte del poliziotto catanese Davide Villa e del sottufficiale della Marina Militare di Augusta Stefano Paternò. L’ipotesi è quella di “omicidio colposo”.  

Questo è quanto scrive sull’argomento generale il giornalista Pietro Galluccio (info@ufficistampa.eu) che, richiamandosi ad un articolo del prof. Corrao scritto in tempi non sospetti, merita di alcune considerazione obiettive, condivisibili, ma non considerabili allarmistiche nel complesso dell’utilità vaccinale:
Ovviamente non è il classico “l’avevamo detto” e ovviamente il ritiro di alcuni lotti del vaccino AstraZeneca non vuol dire che tutto il vaccino AstraZeneca sia da buttare né, tanto meno, che tutti i vaccini siano da buttare. Ma poiché facciamo i giornalisti e dovremmo provare ad informare, vi segnalo e ricordo il breve studio fatto a fine novembre, con il prof. Salvatore Corrao (componente del CTS siciliano) sulle “anomale” procedure di sperimentazione e autorizzazione dei vaccini. Casualmente erano proprio di AstraZeneca i documenti ufficiali tratti dal Registro Europeo delle Sperimentazioni e dal Registro del Governo degli Stati Uniti. In quel momento la sperimentazione risultava sospesa perché si erano verificati dei casi di SUSAR – Reazione avversa grave inattesa sospetta“.

Queste le considerazioni finali del dott. Salvatore Corrao pubblicate nell’articolo in data 29.11.2020 e meritevoli di attenta lettura, ma senza allarmismi inutili: “L’annuncio di risultati di ricerche mediche e farmacologiche dovrebbe essere sempre accompagnato dalla presenta-zione, se non al pubblico quantomeno alla comunità scientifica e agli organi di vigilanza sanitaria, di report chiari ed esaustivi. Così non sembra essere stato almeno per i tre casi più eclatanti di AstraZeneca, BioNTech/Pfizer e Moderna.
Assistiamo in modo abbastanza preoccupante alla fine della medicina e della ricerca basate sulle “evidences”, cioè sui fatti scientifici documentabili e ad una sostanziale abdicazione alle proprie funzioni di vigilanza da parte degli organismi competenti.
Se tali scelte possono essere comprensibili ancorché discutibili da parte delle aziende, non altrettanto comprensibili pos-sono essere le reazioni di giubilo da parte delle autorità pubbliche ed in particolare di coloro che devono o dovrebbero sovrintendere alla salute dei cittadini, adoperando sempre principi di precauzione.
C’è stato e c’è inoltre un evidente percorso di “alterazione del mercato”, dovuto al fatto che questi annunci (con le con-seguenti strabilianti performance finanziarie dei titoli azionari delle società coinvolte, solo in parte successivamente scalfite dall’emergere di dubbi e domande da parte del mondo scientifico) determinano continue promesse di acquisto da parte dei governi e la preparazione di piani di distribuzione particolarmente complessi, che potrebbero però rivelarsi del tutto errati in base al vaccino finale che sarà scelto in base alla sua efficacia ed alla sua sicurezza.
È esemplare il caso dell’annunciato vaccino BionNTech/Pfizer, che deve essere conservato ad una temperatura inferiore a -73° e la cui gestione logistica appare quindi particolarmente complessa con costi aggiuntivi a quelli già notevoli del prodotto in sé.
Cosa accadrebbe se una valutazione finale e di medio-lungo termine avesse risultati diversi da quelli an-nunciati, determinando la necessità di cambiare del tutto la catena di conservazione/distribuzione del prodotto?

È evidente, l’abbiamo volutamente lasciata per ultima, la presenza di dubbi di natura scientifica ed etica su scelte nelle quali la fretta del risultato sembra giocare in modo estremamente pericoloso a danno della sua qualità. Nulla da ecce-pire infatti sull’adozione di procedure semplificate e veloci per lo studio e la valutazione dei vaccini, purché però non vengano meno i parametri di sicurezza, prima ancora che di efficacia. Un vaccino può infatti non essere del tutto effi-cace ma non per questo essere pericoloso. In queste ore, le autorità sanitarie chiedono infatti alle case farmaceutiche di attestare che il loro vaccino risulti scientificamente efficace per bloccare il Covid-19 in una percentuale “compresa fra il 20% e l’80%”. Una variante talmente ampia che sarebbe inaccettabile in qualsiasi contesto, soprattutto medico, ma che può ancora apparire accettabile se contemporaneamente venisse attestato che il vaccino è comunque sicuro; che, in altri termini, anche se non blocca il Covid-19 in modo particolarmente efficace, in ogni caso il vaccino non mette a ri-schio la salute delle persone vaccinate. Ad oggi purtroppo non vi sono ricerche attendibili su questo fronte, per il sem-plice fatto che, come attestato dalle autorità sanitarie, una valutazione efficace dovrebbe durare almeno un anno. Ciò vale ancora di più per due dei vaccini in studio, proprio quelli di BioNTech/Pfizer e Moderna, che si basano sulla tecnica mRNA (che ricorre all’utilizzo di materiale generico) che non è mai stata prima autorizzata per gli esseri umani“.
(autori Pietro Galluccio e Salvatore Corrao – 29 novembre ’20 – pietro.galluccio@pm.me)

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