R.I.P. Peter Green, chitarrista blues e co-fondatore dei Fleetwood Mac

The End Of The Game. Addio a Peter Green, straordinario chitarrista blues e co-fondatore della band, blues rock anglo-americana, dei Fleetwood Mac. Il musicista è morto nel sonno a 73 anni. Talento, successo e malattia.PG

Peter Green nella seconda metà degli anni ’60 prese il posto di Eric Clapton nei John Mayall & the Bluesbreakers per poi, subito dopo, fondare i Fleetwood Mac.

Nativo di Londra e classe 1946, Peter Allen Greenbaum “Green” era considerato uno dei migliori chitarristi blues degli anni ’60, al punto che una volta B.B. King disse di lui che era l’unico in grado di dargli i brividi (ospite nel suo album del 1971 “B.B. King in London“, disco nel quale, tra gli altri, Ringo Star sedeva come ospite alla batteria.). Nel 1967, insieme al percussionista Mick Fleetwood, a Londra fondò i Fleetwood Mac, poi abbandonati nel 1971.
La nascita dei Fleetwood Mac era arrivata dopo una breve esperienza nei Peter B’s Looners nel 1966 quando, ancora poco più che adolescente, ebbe l’occasione di sostituire Eric Clapton nei John Mayall & the Bluesbreakers.
Con la band cominciò a scrivere ed incidere brani quali “Albatross“, “Oh, Well“, “The Green Manalishi” o “Black Magic Woman“, canzone diventata indimenticabile grazie alla interpretazione di Carlos Santana nel 1970.
Green realizza un omaggio straordinario al blues organizzando la Blues Jam at Chess che fu l’incontro a Chicago, negli studi della Chess, tra i vecchi padri del blues (Willie Dixon, Buddy Guy, Walter Horton, Otis Spann, Honeyboy Edwards) con i Fleetwood Mac. Tuttavia, anche se grande cantautore e chitarrista, Green non seppe gestire il grande successo arrivato all’improvviso, e probabilmente schiacciato dal peso di quello stesso successo cominciò a fare uso massiccio di LSD, fino ad accusare seri problemi psichici.

La famiglia ha fatto sapere che Peter si è spento “pacificamente nel sonno”.

Nel 1971 fu costretto ad abbandonare i Fleetwood Mac con i quali successivamente continuò a collaborare solo in maniera occasionale. Sempre perseguitato dalla schizofrenia, e dopo aver minacciato di saltare dalla finestra dell’ufficio del suo manager nel 1977, fu costretto a un ricovero in un ospedale psichiatrico.
Red Ronnie descrive questo momento: “Poi, all’improvviso, Peter ha abbandonato il gruppo e pubblicato un album solista che alcuni definiscono il disco più strano e avveniristico di quel periodo a cavallo tra due decadi: “The End Of The Game”. Suoni psichedelici, jazz, con una chitarra mai sentita piangere o graffiare così, svincolata da ogni regola fin qui scritta sul pentagramma del rock. L’album si concludeva con un rumore sordo, come di puntina del giradischi che viene colpita e graffia violentemente i solchi. Questo rumore fastidioso arrivava dopo una serie di note dolcissime della chitarra. Ed era la fine del gioco. Peter Green è sparito per almeno 9 anni. Le leggende raccontavano che fosse andato a lavorare in un ospedale psichiatrico, dove poi era stato ricoverato. Dicevano anche rifiutasse i soldi delle royalties che gli arrivavano dai tanti brani che aveva composto e dai dischi che si vendevano moltissimo. Sicuramente l’abuso di LSD aveva influito in questa suo stato mentale“.

Peter-GreenEric Clapton: “Green quando suona cerca esclusivamente di far parlare le emozioni. Non gli frega  di mostrarti quando è bravo o veloce. E poi ascolta che bending, che tocco, che vibrato…”
Anche dopo anni, in una intervista del 2017, Mick Fleetwood disse che a Green spettava il merito principale per il successo della band. Green è stato tra gli otto membri della band, con Fleetwood, Stevie Nicks, Lindsey Buckingham, John McVie, Christine McVie, Danny Kirwan e Jeremy Spencer, ad essere stato indotto nella Rock & Roll Hall of Fame nel 1998.
La notizia della sua morte segue di qualche giorno l’annuncio dei Fleetwood Mac di pubblicare un cofanetto di vecchi successi per documentare i primi anni della band tra il 1969 e il 1974.
Red Ronnie: “Peter Green era sparito dai radar, tanto che in molti lo hanno paragonato a Syd Barrett dei Pink Floyd, i due geni che hanno fatto il grande rifiuto e se ne sono andati“.

“Black Magic Woman”, canzone diventata indimenticabile grazie alla interpretazione di Carlos Santana nel 1970

(fonte MusicaMap/TgCom24, Red Ronnie OM)

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