R.I.P. Alexander Grothendieck, il “geniaccio” della geometria algebrica

Alla stregua del grande Einstein, fu insignito della Medaglia Fields, a Mosca, mai ritirata per motivi politici

Appena pochi giorni fa è morto Alexander Grothendieck, all’età di 86 anni.

Fu pioniere della geometria algebrica e un personaggio attivo nel mondo della politica.

Nato a Berlino nel 1928, decise di trascorre gli ultimi anni (dal ’90 circa) a Lasserre, villaggio dei Pirenei, dove aveva scelto di abitare, isolato dal resto del mondo, morendo in un ospedale di Saint-Girons, nel sudovest della Francia.

Pioniere della geometria algebrica, nel 1966 ricevette la Medaglia Fields, considerata il più alto riconoscimento in matematica, ma si rifiutò di ritirare il premio a Mosca per motivi politici.

Nell’ultimo periodo della sua attività di ricerca e di docenza, Grothendieck aveva accentuato e apertamente manifestato i temi anti-militaristi e pacifisti, oltre a quelli della diseguaglianza sociale, ponendosi in contrasto con la struttura accademica francese; ha fondato il gruppo Survivre (1970) e per protesta contro la guerra del Vietnam, ha tenuto lezioni durante i bombardamenti di Hanoi.

Figlio di un ebreo russo, fotografo e militante anarchico, e di una giornalista tedesca. Dopo che il padre e la madre lasciarono la Germania nel 1933, Grothendieck fu affidato a un’altra famiglia ma nel 1939, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, seguì i genitori in Francia. Passò alcuni anni in un campo di internamento insieme alla madre, mentre il padre morì ad Auschwitz.

Studiò matematica all’università di Montpellier, a Parigi e a Nancy. Bravo studente, ma non brillante, si metterà in luce soltanto quando, un po’ per gioco, un po’ per metterlo alla prova, il grande matematico Jean Dieudonné – incaricato di seguirlo – gli sottopone quattordici problemi irrisolti da molti anni e gli dice di provare a sviscerarne almeno uno. Pochi mesi dopo, il giovane Grothendieck si ripresenta dal professore: li ha risolti tutti e in maniera fortemente innovativa!

Nel 1958 iniziò a lavorare all’Institut des hautes études scientifiques, ma lasciò l’incarico nel 1970 dopo aver scoperto che la scuola riceveva finanziamenti dal ministero della Difesa francese. Successivamente insegnò a Montepellier e lavorò al Centro nazionale di ricerca scientifica, concentrandosi principalmente su battaglie pacifiste e ambientaliste.

Un genio, l’Einstein della matematica (con cui condivideva voti a scuola non esaltanti): così è definito dalla comunità scientifica, persino più influente di mostri sacri come Hilbert, Cantor, Poincaré, André Weil.

Il padre della geometria algebrica, cui il volontario eremitaggio ne hanno confinato l’unanime ammirazione tra i matematici.

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