I prigionieri di guerra italiani a Camp Letterkenny dalla Pennsylvania, in mostra fotografica alle Ciminiere di Catania

Emozionante il racconto della costruzione la Chiesa della Pace oggi monumento storico U. S. A.

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Inaugurata al Centro fieristico “Le Ciminiere” di Catania con grande partecipazione e affluenza di pubblico la mostra fotografica “I prigionieri di guerra italiani a Camp Letterkenny, Chambersburg” Pennsylvania. L’evento è stato patrocinato dal Comune di Catania, sindaco Salvo Pogliese, “una mostra che, come il museo storico dello Sbarco in Sicilia 1943, deve essere, e deve rimanere, una testimonianza ma anche un monito affinché tutto ciò non si ripeta più, in nessuna parte del mondo”; dall’assessorato Pubblica Istruzione, Attività e Beni Culturali, “oggi la chiesa eretta in cooperazione è Monumento Storico, come osserva l’assessore Barbara Mirabella, motivo di orgoglio e apprezzamento, che rende onore ai prigionieri italiani che hanno contribuito allo sforzo bellico”.

Una iniziativa importante voluta da Luigi Falanga, nipote di Nino, che ha raccontato attraverso Le mie Memorie la sua cattura,avvenuta nella campagna di guerra nel Nord Africa e chiarisce “i patrocini, testimoniano la volontà della nostra comunità di voler dare ampia visibilità ad esempi che dimostrano alti valori di solidarietà, in un momento di grande crisi della nostra società”, continua, “è nostro desiderio promuovere e organizzare delle visite nel museo per far conoscere una storia come quella dei prigionieri italiani in America, che tanto orgoglio donano ai loro nipoti e ai figli, ma anche a tutto il nostro Paese”.

I prigionieri che aderirono alla collaborazione furono inquadrati nelle ISI (Italian Service Unitis), le unità italiane di servizio. I cooperatori vestivano divise americane, differenti solo per la scritta ITALY riportata sulla manica sinistra del berretto, erano pagati 24 dollari al mese e nel fine settimana potevano ricevere parenti o chiunque altro.

Organizzati nel 321° battaglione di Cooperatori, dal maggio 1944 al settembre 1945, lavoravano allo stoccaggio, riparazione e spedizione di armi, munizioni, veicoli e altro equipaggiamento ai fronti di guerra del Pacifico e dell’Europa. Hanno contribuito attivamente al grande sforzo americano nella guerra contro le potenze dell’Asse, inoltre i cooperatori di Letterkenny beneficiarono di tanta libertà rispetto ai normali prigionieri.

A conferma di queste memorie è Antonio Brescianini figlio di Luigi, prigioniero a Letterkenny, presidente A. M. P. I. L. (associazione per la Memoria dei Prigionieri Italiani a Letterkenny), che ricorda le tante storie raccontate dal papà “la mostra raccoglie le memorie di un momento difficile della vita trascorsa dai nostri connazionali lontani dalla famiglie e dalla propria terra”. Il 24 ottobre 2015 a Chambersburg, come spiega Brescianini, c’è stato un importante convegno per commemorarli, ma anche in Italia e a Milano, 36 Comuni hanno dato l’adesione insieme al Consiglio della Regione Lombardia, da allora è stata ospitata in 13 città.

La mostra, curata da Flavio Giovanni Conti storico e scrittore, che ha dedicato il libro all’evento, Prigionieri di guerra italiani in Pennsylavania 1944 – 1945, è composta in gran parte da materiale inedito messo disposizione dai parenti dei prigionieri di guerra di Letterkenny,. “In occasione del 70° anniversario del rimpatrio (2015) e della consacrazione della chiesa la Historic Letterkenny Chapel, ho voluto rendere, sottolinea Conti, un contributo a conservare e valorizzare la memoria di quei valorosi militari italiani”.

Il Rotary Club “Catania” presidente Sebastiano Catalano che ha creduto fortemente nell’evento con il suo sodalizio, sostiene “questa mostra è una forte testimonianza, sottolinea il fatto che quando vengono coltivati i sentimenti di rispetto per l’uomo, di amicizia, di solidarietà e pace, non trovano spazio l’odio e il rancore”,

Lia Ragusa assistente Governatore Valerio Cimino, Distretto 2110 Rotary – Sicilia Malta, fa notare l’importante ruolo di servizio che svolge il Rotary. Rotary Club di Chambersburg Pennsylvania, District 7360, presidente Cindy Richards, auspica continuità di collaborazione e solidarietà al Rotary Club “Catania”.

La mostra costituisce un tassello importante con immagini provenienti da collezioni pubbliche e private, risultato di una lunga ricerca archivistica e Diane Litrico, dirigente III servizio Dipartimento Città metropolitana di Catania, Museo Storico dello sbarco in Sicilia 1943, “la mostra I prigionieri di guerra italiani è per il museo un’occasione speciale”, mentre Filippo Sapienza Funzionario ufficio attività culturali e museali delle Ciminiere, mette a fuoco “essa arricchisce quanto dal punto di vista espositivo mettendolo in relazione con gli effetti diretti eindiretti che un conflitto delle proporzioni della Seconda Guerra Mondiale ha avuto sull’esistenza di chi ci ha preceduto e, naturalmente, sulle nostre vite”.

I relatori hanno tratteggiato con dovizia i punti chiave di questo percorso dei prigionieri sia attraverso un’attenta analisi storica, ma anche trasferendo emozioni, sentimenti che non debbono essere dimenticati, e aggiungono un alto tassello importante alla nostra storia meritoria; già parecchi istituti scolastici collaboreranno a questa mostra, icona e simbolo per i giovani.

Le preziose foto raccontano e documentano, un aspetto sconosciuto di un gruppo di prigionieri italiani della Seconda Guerra Mondiale, di cui 125mila circa, ma solo 51mila furono inviati negli Sati Uniti, e portati in Pennsylvania, nel campo di Letterkenny. Il crescente interesse dell’opinione pubblica americana lo si deve alla Chiesa della Pace, costruita dai prigionieri nel loro tempo libero e senza spese per lo stato americano, con materiale recuperato dalle fattorie abbandonate della zona, e un interessante giornale.

Inaugurata negli U. S. A. dal Cardinale Amleto Cicognani, subito dopo la guerra, dichiarata Monumento Storico. Interessanti sono le testimonianze dei figli, alcuni presenti alle Ciminiere: Cusimano che ricorda il padre Francesco, Graziella Lo Vano, testimonial del suocero Longhitano Francesco. La mostra è visitabile sino al 7 gennaio 2020.

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