Scarcella “Da Manhattan a Cefalù” il progetto del suo viaggio

Al Palacultura Antonello, sabato 8 aprile, in scena un pregevole artista nel panorama del Jazz, il pianista Santi Scarcella, figlio di questa nostra terra.

Locandina - Santi Scarcella

Al Palacultura Antonello, sabato 8 aprile, fra gli appuntamenti della Stagione Concertistica 2016-2017, c’è stata una serata speciale all’insegna della buona musica a cura dell’Accademia Filarmonica di Messina e dell’Associazione Musicale “V.Bellini”. In scena un pregevole artista nel panorama del Jazz, il pianista Santi Scarcella, figlio di questa nostra terra e che, proprio qui, dove sono le sue radici, nella sua Sicilia, ha voluto presentare il suo nuovo progetto musicale “Da Manhattan a Cefalù” dedicato a Nick La Rocca, pioniere del jazz, apprezzato musicista di origini siciliane, per l’occasione della ricorrenza dei cento anni dall’incisione del primo single jazz “Livery Stable Blues”(1917). Una ricca platea, gremita e calorosa, ha accolto con vero entusiasmo Santi Scarcella, quell’entusiasmo che nasce da dentro, che nasce dal cuore attraverso un circuito di reciproco sentire che scatta tra l’artista sul palco e il pubblico che lo ascolta; è una magica alchimia che non sempre si verifica ma sabato sera questa interconnessione c’era! Eccome se c’era!

Con Giovanni Baglioni
Con Giovanni Baglioni

Comune denominatore del progetto “Da Manhattan a Cefalù” è il viaggio che contempla il tema dell’emigrazione, in cui chi va via, porta con sé la propria cultura e, quindi, le proprie radici nel cuore ed è il caso di Nick La Rocca che dalla Sicilia si ritrova a New Orleans, culla del Jazz, e, spinto dal proprio sentire musicale, fonda una sua orchestra, l’Original Dixieland Jazz Band. Ma il viaggio contempla anche dei percorsi di ritorno ed occasioni di crescita, dopo l’esplorazione di nuovi mondi e di varie realtà di ogni genere e tipo, quindi anche musicali, percorsi che danno vita ad originali e potenti registri da cui si attinge la linfa che può condurre alla nascita di originali stili di espressione musicale. È il caso, questo, proprio del Maestro Santi Scarcella. La lingua siciliana, italiana, inglese, spagnola sono presenti nel suo progetto come anche l’incontro del Jazz col Mambo, la Samba, lo Ska, la musica d’autore e il Ragtime: un insieme di generi e di mondi che entrano in contatto per far rivivere festosamente, dalle origini ai nostri giorni, la storia del Jazz.

Con Santi Scarcella & Co
Con Santi Scarcella & Co

Sul palco lo accompagnano musicisti di prim’ordine: Cristiano Micalizzi alla batteria, Francesco Luzzio al basso, Gian Piero Lo Piccolo al sax nonché la partecipazione straordinaria di Giovanni Baglioni, un’eccellenza nel panorama della chitarra acustica solista internazionale, di Emy Spadaro, interprete in ambito operistico di importanti ruoli per mezzosoprano, di Gian Marco Pia, giovane pianista compositore “molto speciale, che ci ha fatto vivere, verso la fine della serata, uno dei momenti più emozionanti dello spettacolo. Tra le partecipazioni anche il coro “I Mirabili”, diretto da Sonia e Viviana Mangraviti e la presenza di Raffaele Viscuso, autore di due brani, “Tango della felicità” e “Abito in Italia”, facenti parte del progetto presentato.

Con Santi Scarcella
Con Santi Scarcella

Tra una nota e l’altra, tra un assolo e l’altro, fra i festosi applausi che segnano una ricca scaletta di brani, scorrono due ore di ottima musica che ha viaggiato “Da Manhattan a Cefalù” e continuerà a viaggiare per confluire anche in un live-disco, in un concerto che verrà registrato e congelato su un cd, prodotto dalla Forward Studios di Marcello Spiridioni.

Da Manhattan a Cefalù 1
Da Manhattan a Cefalù

Un viaggio quindi, quello di Santi Scarcella, intenso sì come emigrazione, scoperta di nuovi mondi, percorso di crescita, ma anche pieno di emozioni e di esperienze che, gira e rigira, riconducono alle proprie origini e da cui trapela un forte senso di orgogliosa appartenenza, calorosamente “abbracciato” dal pubblico con gli applausi finali.

Abbiamo fatto i nostri complimenti e qualche domanda a Giovanni Baglioni:

D – Giovanni Baglioni, come si suol dire, lei è figlio d’arte ed è stato bravissimo…

B – Grazie anche se, tengo a precisare, che io provengo, diciamo, da un altro genere, ma la maniera è proprio la chitarra acustica solista e quindi, sicuramente, non un mondo prettamente jazz che invece Santi incarna, ma anche svecchia, svia un pochettino, mischia.

D – Come vi siete conosciuti? Qui in Sicilia?

B – Amicizie comuni. No, a Roma, perché lui vive a Roma e anch’io.

D –Come nasce la sua collaborazione con Santi Scarcella?

B – Diciamo che Santi Scarcella è molto vicino alla mia identità ed io mi sento vicino a lui, quindi per la proprietà commutativa e insomma mi ci ha abbastanza trascinato lui.

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Da Manhattan a Cefalù

D – Pensa quindi di continuare questo sodalizio?

B – Ma sicuramente! Adesso Santi deve registrare il disco “Da Manhattan a Cefalù” e quindi anche i brani in cui mi avete sentito questa sera.

D – Lasciando il mondo della musica, tra la “romanità” e la “sicilianità” quali sono le differenze che sente e che cosa le piace di più del nostro territorio? Ha trovato quel “calore” che si dice tipico della Sicilia o si aspettava di più?

B – Mah, non vorrei dire cose che possono sembrare banali. Stasera si, stasera sicuramente, però non sempre. Ma, più che altro, e anche questo non è originalissimo, “un senso di appartenenza” che a Roma non c’è tanto più, mi sembra una città dove c’è un’altra vita, non di incontri, ma diciamo piuttosto di convergenze.

D – Quindi sente che qui c’è un maggiore “spirito di gruppo”?

B – Si ma, in un certo senso, anche di orgoglio che Santi fa percepire.

Abbiamo scambiato qualche battuta anche con i musicisti Francesco Luzzio (basso) e Gian Piero Lo Piccolo (sax):

D – Tra Roma e la Sicilia? Differenze nel fare musica?

Lo PiccoloSicuramente meglio a Roma, del resto la politica dove sta? Sta a Roma e quindi…

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Da Manhattan a Cefalù

D – E quindi facciamo un po’ di luce per fare emergere un po’ il problema?  

LuzzioSarebbe bello fare questo lavoro qua, ma, purtroppo, credo che non sia possibile.

Lo PiccoloNon credo che ci sia tanta possibilità, anche se qualcosa c’è, non tantissima. A Palermo, ad esempio, c’è l’Orchestra Sinfonica Siciliana.

D – Anche a Catania c’è un certo movimento…

LuzzioSi, ma forse i locali per suonare e fare musica, purtroppo, non sono moltissimi.

D- Come vi siete conosciuti? A Roma e avete deciso di fare gruppo o come?

LuzzioIo, personalmente, ho conosciuto Santi dieci anni fa, durante un corso estivo sul jazz.

Ci siamo conosciuti in quell’ occasione e poi Santi mi accennò ai suoi progetti, a quello che voleva fare e, da lì,la nostra collaborazione…

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Da Manhattan a Cefalù

A Santi Scarcella abbiamo chiesto infine:

D – Se dovesse spiegare ad un giovane cos’è la musica jazz, con le sue parole?

S – Beh! La prima cosa che mi viene, ovviamente, è che è la musica che arriva dal cuore perché il cuore rappresenta l’istinto, quindi prima di tutto il jazz rappresenta l’istinto di ognuno di noi. E poi, il cuore da solo non può farcela ed ha bisogno della mente, della ragione: quando cuore e mente, quando cuore e ragione poi si mettono d’accordo, diciamo così, uno può scegliere una musica, un buon jazz, una buona vita molto probabilmente.

D – Da “Ciuriciurijazz” a “Da Manhattan a Cefalù”: in mezzo a tutto questo percorso cosa l’ha particolarmente segnato, un ricordo, un momento singolare?

S – Ma quello che sto notando è che, da un po’ di tempo a questa parte, c’è una cifra, che è un comune denominatore, appunto, che è quello dell’identità culturale dal quale non riesco a staccarmi e tempo fa mi sono sentito con un discografico che mi ha detto “Meno male che non ti abbiamo prodotto allora perché, altrimenti, saresti rimasto sempre a scrivere quella tipologia di canzoni, mentre adesso sei un po’ più te stesso. Quindi scrivo quella cifra culturale, contento di essere quello che sono, questa è la cosa più bella che secondo me mi sta capitando.

D – A Santa Teresa, noi c’eravamo, si è augurato che qui, a Messina, avrebbe trovato calore dal pubblico e in effetti le è arrivato.

S – Un ottimo calore, un sacco di gente.

D –Tanti sono stati i momenti coinvolgenti come quello della performance di Gian Marco che veramente crea una tale emozione che “ferma l’aria”, ferma il respiro.

S – “Ferma l’aria” è una cosa che emoziona tanto perché, comunque, il centro di “Da Manhattan a Cefalù” è questo, il centro vero è “Questo non vedere l’altro..”; un siciliano che deve partire in America a fare il primo Jazz, lo poteva fare anche a casa, parliamoci chiaro, ma è che non vogliamo vedere, abbiamo paura di vedere l’altro. Io lo sto scoprendo passo dopo passo nella mia vita; l’altro giorno pensavo: “Devo sorridere un po’ più a tutti” e poi, ad un certo punto, è arrivato quello che mi cercava i soldi… ho avuto un attimo di titubanza, questo mi ha guardato, e poi mi sono ricordato che avevo detto una cosa: “con lui devi essere più gentile, non più umano, ma, insomma, guardarlo negli occhi…”, quel sapore di guardare negli occhi le persone, la forza sta in quello e percepire la persona per quello che è, che siamo tutti uguali in questo, che gli uomini che sono su questa terra fanno parte dello stesso cammino.

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Da Manhattan a Cefalù

D – Sicuramente sta imparando che è più facile voler bene agli amici che voler bene a quelli che sembrano, appunto, molto diversi…

R – Certamente.

D – Quindi bisogna cercare di andare incontro di più a loro che a quelli che si conoscono, abbiamo percepito che condivide questo.

R – Perfettamente, altrimenti sarebbe troppo facile.

D – Tre aggettivi per la Sicilia?

R – La Sicilia è storia, quindi è arte ed è calore.

D – Qual è il suo messaggio? Cosa vorrebbe che restasse nel pubblico dopo un suo concerto?

R – Sicuramente un concetto che è quello di “disabilità nel cuore”, che attraverso la presenza di Gian Marco, “Da Manhattan a Cefalù”, parlando anche di Nick La Rocca, può essere in ognuno di noi e a cui è primario dire “Basta! Guardiamoci per quello che siamo… e questo vale per tutti e in tutti i campi…”

D – Quindi è un messaggio che lei estende a tutto quello che fa, indipendentemente da Gian Marco e che estende a tutta la sua attività musicale?…

R – Assolutamente si….

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