PALERMO: a Palazzo Reale la “Via Crucis, la pasiòn de Cristo” di Botero

Unica tappa italiana: Palermo mette in mostra a Palazzo Reale la “Via Crucis, la pasiòn de Cristo” del grande artista colombiano Fernando Botero.

Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua squadra; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e  non aprì la sua bocca”: (Isaia 53, 6-7).

La crocifissione di Gesù, insieme con la Resurrezione da morte dopo i tre giorni, è considerato dai cristiani l’evento culminante della storia umana e della storia della salvezza, in quanto in essa si compie la redenzione da parte di Dio degli uomini, che, con il peccato originale, si erano preclusi la salvezza e la beatitudine eterna. Il ruolo della Crocifissione di Gesù” nella cultura della Cristianità è fondamentale, poiché ad un tempo simbolico ed emblematico della nascita del cristianesimo, rappresenta di fatto un agente culturale di enorme influenza nella storia. Inoltre, il segno formale stesso della crocifissione, la Croce, è diventato un simbolo di cui tuttora si fa ampio uso presso le culture di derivazione cristiana. La mostra, assume una grande  risonanza poiché si apre in un periodo che culmina con la Settimana Santa: “Via Crucis, la pasión de Cristo”, del grande artista colombiano Fernando Botero sbarca a Palermo, unica tappa italiana, dopo aver fatto tappa a New York, Medellin, Lisbona e Panama, l’esposizione (costituita da 27 dipinti ad olio e 17 disegni) ospitata nelle Sale di Duca di Montalto nella splendida location di Palazzo Reale, è aperta al pubblico dal 21 marzo al 21 giugno 2015.

Promossa dall’Assemblea regionale siciliana, dalla Fondazione Federico II e dal Museo di Antioquia con i contributi nel catalogo della mostra: Giovanni Ardizzone (Presidente Ars), Direttore Generale Francesco Forgione (Fondazione Federico II), Direttore Ana Piedad Jaramillo Restrepo (Museo di Antioquia). Da non perdere anche le riflessioni di Conrado Uribe Pereira.

Ospitare le opere del maestro Botero ed in particolare il ciclo legato al tema della Via Crucis – ha dichiarato il presidente Ars Giovanni Ardizzone – rappresenta la nostra Isola, da sempre crocevia di mondi e tradizioni apparentemente inconciliabili, è luogo millenario di sinergie culturali tra popoli e paesi mediterranei e adesso, nel caso della mostra di Botero, tra la Colombia e l’Italia. Fernando Botero è oggi una delle massime espressioni dell’arte contemporanea mondiale – ha concluso Ardizzone – le sue opere testimoniano una continua e profonda riflessione sul mondo, dove gli eventi hanno come fulcro narrativo l’uomo con le sue azioni, ridimensionando il ruolo del potere, spesso rappresentato come esempio di goffa quanto futile manifestazione dell’egoismo umano”.

La Via Crucis è un rito che propone una riflessione sul percorso doloroso di Gesù Cristo che si avvia alla crocifissione sul Golgota. Durante la Settimana Santa i cristiani pregano di fronte a quattordici immagini, dette “stazioni” della passione di Cristo. Le opere di Botero raccolte per l’esposizione “Via Crucis la pasión de Cristo” rappresentano una svolta nella carriera dell’artista. L’Ambasciata Colombiana in Italia ha concesso il patrocinio dell’evento e l’Ambasciatore colombiano in Italia, Juan Sebastián Betancur Escobar è stato presente all’inaugurazione della mostra. La Fondazione Federico II ha voluto realizzare un sito ad hoc dove è possibile trovare tutte le informazioni di carattere artistico, logistico ma anche tante curiosità su Fernando Botero per venire incontro all’enorme interesse che suscita in tutto il mondo l’artista dallo stile talmente originale che alcuni hanno definito “Boterismo”.

Il sito presenta una sezione intitolata “La Mostra”, con una sintesi del significato dell’esposizione. C’è poi un focus su Botero, dove è possibile andare avanti e indietro negli anni con una macchina del tempo virtuale, per scoprire cosa è stato capace di fare sin dal giorno della sua nascita, il 19 aprile 1932 a Medellìn.

Una mostra che invita a riflettere in questo periodo pasquale sulle domande di Gesù sul mistero pasquale, in sinergia con una frase di Papa Francesco: Certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime”. Un evento vissuto con molta emotività e già iniziato con un pellegrinaggio, che sta aumentando giorno per giorno e attira sempre più pubblico. Quattordici stazioni con tante domande per ricordare Gesù attraverso il significato della Sua identità, la memoria pasquale, il primato del Suo servizio, il senso della preghiera, il perché della violenza del tradimento, la ragione dell’amore e dell’abbandono al Padre e sul perché delle lacrime. L’esposizione delle opere è lo specchio anche del nostro ‘oggi’ che aiuta a riconoscersi nella nostra fragilità e interiorità. Un coinvolgimento emotivo e spirituale molto forte, anche da parte di chi non si può dire credente, che abbraccia il cristianesimo, dove l’estetica e l’etica si congiungono nell’efferato dolorismo.

Nell’antichità Giuseppe Flavio nell’opera “Antichità giudaiche” e Tacito in particolare, dedica un  brano degli “Annali” alla passione di Cristo, nel 1631 Diego Velázquez ha rappresentato Cristo crocifisso nel 1631, con olio su tela e si può ammirare a Madrid al Museo del Prado; l’evento nell’immaginario collettivo, ancestralmente ha sempre colpito l’umanità.

 

Intervista al Maestro Botero:

Maestro Botero: “L’arte è sempre esagerazione, il mio lavoro è esageratamente volumetrico” e per quale ragione è stato accostato allo scrittore Gabriel Garcia Marquez?

In realtà non abbiamo nulla in comune! Garcia Marquez si esprime attraverso il realismo magico e nel mio lavoro non c’è niente di magico, c’è uno stile e dei temi improbabili ma non impossibili. Ho dipinto il Circo, la Via Crucis, la tortura ad Abu Ghraib, la violenza in Colombia e anche la Colombia amabile. In ogni caso, ho iniziato a fare il mio lavoro, così come lo faccio, dieci anni prima che Garcia Marquez scrivesse ‘Cento anni di solitudine’. Tutto questo è possibile riscontrarlo nei miei libri e nei miei cataloghi”.

Nell’88 Leonardo Sciascia definiva i suoi soggetti “obesi più che grassi. Privi di affanno, di rapacità, di perversità, per nulla comici, simbolo della stupidità moderna[…]”. Per quale motivo dipinge gente dalle forme rotonde.

Non dipingo gente grassa. Tutto quello che faccio, animali, nature morte, paesaggi, sono sempre volumetrici. Esprimo con particolare interesse il volume, come tanti pittori italiani dei secoli XV e XVI. Poiché l’arte è sempre esagerazione, il mio lavoro è esageratamente volumetrico, tentando di esaltare la sensualità e la plasticità della forma”.

L’importanza del colore nella sua pittura?

Il colore è uno degli elementi più importanti della pittura e il mio interesse è stato far coincidere il prestigio del colore come i pittori italiani del Quattrocento”.

Quale ricordo ha della città e della Sicilia, poiché nel 1988 le opere del ciclo “La Corrida” furono ospitate, a Palermo, presso il Real Albergo delle Povere?

L’esposizione della Corrida è stata itinerante ed ebbe luogo al Palazzo Sforzesco di Milano, a Castel dell’Ovo di Napoli e a Palermo. Fu organizzata da Marisa Bellisario, amministratore delegato di Italtel, ed ebbe un folto pubblico. Ho visitato la mostra ed ho approfittato per viaggiare un po’ per la Sicilia, che ho visitato varie volte. Mi hanno particolarmente colpito i mosaici della Cattedrale di Monreale e quelli della Cappella Palatina”.

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